I sindacati Fp Cgil, Fisascat Cisl, Fp Cisl, Uil Fpl e Uiltucs hanno proclamato per la giornata di lunedì 16 settembre lo sciopero nazionale di tutti i dipendenti delle strutture che applicano il contratto collettivo nazionale UNEBA, al fine di rivendicare il diritto al rinnovo del contratto scaduto da circa cinque anni.
Si tratta di tutte le dipendenti e i dipendenti di associazioni, fondazioni e altre iniziative organizzate che operano nel settore assistenziale, sociale, socio-sanitario, educativo. Uneba è un’associazione datoriale privata del Terzo settore di matrice confessionale, che gestisce prevalentemente strutture di residenzialità per anziani.
In Basilicata sono circa cinquecento, principalmente impiegati nelle case di riposo e in progetti di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati.
Dopo mesi di trattativa, 44 mesi dalla presentazione della piattaforma e dopo quasi 5 anni dalla scadenza del contratto, i sindacati hanno chiesto un rinnovo del contratto che fosse in linea con gli altri siglati nel settore socio sanitario ed assistenziale. Per tutta risposta Uneba ha proposto un acconto di 50 euro lordi (pari a circa 35 euro mensili netti sul livello 45); la riduzione degli orari di lavoro e il congelamento degli scatti; la subordinazione degli aumenti al finanziamento pubblico. Proposte per i sindacati inammissibili e lesive della dignità di oltre 135.000 lavoratrici e lavoratori addetti del terzo settore socio-sanitario assistenziale educativo alle dipendenze delle strutture associate ad Uneba o che comunque applicano quel Ccnl. Buste paga povere per operatori che lavorano in strutture che, in diverse regioni, sono convenzionate anche con il pubblico, ma che, come si sa, hanno retribuzioni e contratti ben diversi da quelli pubblici. Salari in partenza più bassi, impoveriti da tre anni di inflazione alle stelle, con Uneba che chiede che ben il 50% degli aumenti richiesti venga posto a carico delle Regioni. Per questo il confronto non è mai partito. Abbiamo alle spalle un rinnovo importante, quello della Cooperazione sociale, in cui abbiamo portato incrementi salariali, per tutto il personale, superiore al 12%, ma un costo complessivo per il datore di lavoro superiore al 18%, perché abbiamo fatto delle operazioni di riqualificazione professionale e abbiamo aumentato i diritti, come quello sulla maternità. Pensiamo che questa trattativa con Uneba, sul piano del risultato da portare a casa, se non uguale, debba essere in linea con i contenuti del contratto delle cooperative sociali.
I Fp Cgil, Fisascat Cisl, Fp Cisl, Uil Fpl e Uiltucs hanno portato le proprie istanze questa mattina a Potenza in un incontro con il viceprefetto Gerardo Quaranta, al fine di rappresentare le difficoltà dei lavoratori e delle lavoratrici. Il Terzo settore che gestisce moltissime strutture di welfare, è quello che applica i contratti con le retribuzioni più basse ed è importante sottolineare come le condizioni di lavoro riguardano in particolare il personale femminile, ponendoci anche di fronte a una questione di gender pay gap. Il Terzo settore, proprio a causa delle basse retribuzioni e delle condizioni di lavoro pesanti, nonché per la sua peculiare attività di cura, vede, infatti, un’ampissima partecipazione femminile. A fronte di un forte turnover, più alto di quello che c’è stato nella sanità pubblica, è evidente che le condizioni dei contratti vanno cambiate. Anche per questo c’è bisogno di investire sugli stipendi e di dare più diritti a queste lavoratrici e lavoratori. Queste le ragioni di una vertenza che, al momento non vede all’orizzonte spiragli di risoluzione, nonostante i tanti addetti del settore e la delicatezza dell’ambito di attività, e che ci ha portati a mobilitarci in questo sciopero.