Si terranno oggi le assemblee in Stellantis per illustrare le ragioni dello sciopero proclamato dai metalmeccanici di Fim, Fiom e Uilm. “Uno sciopero di quattro ore in programma il 10 luglio – spiega la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita – per mettere al centro la crisi industriale che il nostro paese sta vivendo per responsabilità delle imprese e della politica che, anziché investire sulla transizione con ricerca e innovazione, continuano con la logica della riduzione dei costi. Una logica fallimentare – sostiene Calamita – che vede l’Italia in ritardo rispetto alla progettazione in merito alla transizione, il cui scotto lo stanno pagando non solo i lavoratori ma l’intero paese in quanto di fatto stiamo regalando pezzi d’industria importanti per le multinazionali, con conseguenze pesantissime sull’economia e sulla possibilità di mantenere un primato sul manifatturiero.
Siamo contrari – ribadisce Calamita – a chi dice che la transizione ecologica non va effettuata. I disastri ambientali dovuti dallo sfruttamento del territorio non hanno fatto altro che mettere in difficoltà la vita e l’ecosistema del nostro paese, arricchendo pochi a discapito della collettività, sfruttando l’ambiente e il lavoro. L’assenza di politiche industriali e di scelte imprenditoriali che nel fare profitto non hanno garantito prospettive al nostro paese hanno peggiorato la condizione dentro le fabbriche, aumentando la precarietà e non hanno garantendo l’occupazione. Oggi il problema del salario è ulteriormente aggravato dall’inflazione. Il contratto dei metalmeccanici ha dato la possibilità di recuperare una parte del salario grazie al ruolo del sindacato, ma l’utilizzo massiccio della cassa integrazione, l’inflazione e il carovita continuano a mettere in difficoltà le famiglie.
Il governo regionale continua a restare inerte mentre prosegue l’espoliazione dell’area industriale di Melfi. Ormai sono fuori dal ciclo produttivo più di 2000 lavoratori che Stellantis, con accordi scellerati che la Fiom non ha firmato, ha di fatto licenziato con la maschera dell’incentivo all’esodo, mettendo in crisi intere famiglie e l’intero sistema industriale della regione. Anche la componentistica è in forte crisi non solo per la mancata acquisizione di commesse, ma per la mancata conferma di alcune lavorazioni inserite nel ciclo produttivo di Stellantis. Nell’indotto stiamo assistendo a un’emorragia e alla chiusura di alcune piccole aziende in un silenzio spaventoso, mentre nella logistica sta prendendo di nuovo piede il dumping contrattuale, con il passaggio dal contratto metalmeccanico a quello dei servizi, passaggio che la Fiom non sta firmando. Di fronte a tutto ciò la Regione continua a non convocare il sindacato mentre l’incontro con Stellantis – previsto il 29 giugno e frutto di una interlocuzione diretta tra Stellantis e governo, escludendo del tutto le parti sociali – è stato ulteriormente rimandato.
Noi non ci stiamo. Dopo lo sciopero del 10 luglio, durante il quale è previsto un sit in Fiom Cgil davanti ai cancelli di Stellantis (ingresso B) – conclude Calamita – continueremo con le assemblee affinché ci sia una maggiore consapevolezza e un maggiore coinvolgimento dei lavoratori. In questi giorni saremo anche davanti alle aziende dell’indotto con azioni di volantinaggio. È ora che è il ministro la smetta di fare annunci e proclami. Il tempo ormai è scaduto. Bisogna aprire un confronto vero con il sindacato affinché a partire dal settore dell’automotive Stellantis possa dare garanzie al nostro paese rispetto ai piani industriali, alla produttività e all’occupazione. Chiediamo più investimenti per la transizione attraverso la formazione e il miglioramento delle condizioni di lavoro e di salario”.