Sciopero nazionale del trasporto pubblico locale dell’8 novembre 2024, intervento di Antonio Cefola, Segretario Generale Uiltrasporti Basilicata. Di seguito la nota integrale.
24 ore senza il rispetto delle fasce di garanzia
Le nostre ragioni sono le ragioni di tutti.
Mentre siamo a Roma in Piazza Porta Pia (davanti al Ministero dei Trasporti) giungono notizie che in Basilicata l’adesione allo sciopero supera il 95% con punte del 100%.
Con queste percentuali ribadiamo al Ministro Salvini che il diritto alla mobilità per garantire chi deve lavorare, chi deve andare a fare una visita medica, chi deve studiare, chi deve spostarsi per necessità, ha bisogno di un impegno concreto per la risoluzione dei problemi di mobilità del Paese a partire dal finanziamento del Fondo nazionale. Il diritto alla mobilità, per cui noi ci stiamo battendo, e che ci sembra interessare a qualcuno solo nei giorni di sciopero, va tutelato sempre, 365 giorni all`anno.
Il nostro obiettivo è trovare soluzioni per i lavoratori e le lavoratrici del settore e rispondere al bisogno di mobilità pubblica della cittadinanza. Quando ciò viene reso impossibile non dalle nostre rivendicazioni, ma dal disinteresse delle Istituzioni e dall’inadeguatezza delle controparti, lo sciopero rimane l’unico strumento legittimo per far sentire la nostra voce.
La responsabilità degli scioperi risiede nello scarso interesse per il Trasporto Pubblico Locale dimostrato nel tempo dai Governi e dalle Associazioni Datoriali che rappresentano le imprese.
Dal 2010 il sistema di finanziamento del settore, erogato attraverso il Fondo Nazionale del Trasporto Pubblico Locale, ha subito ingenti tagli oltre ai mancati adeguamenti al tasso di inflazione. Per parte loro, le Regioni, se non con rare eccezioni, non hanno finanziato i trasporti pubblici, né sono intervenute con mirate politiche di settore.
Abbiamo assistito alla riduzione dei servizi e al decremento del potere d’acquisto dei salari, al peggioramento delle condizioni lavorative e all’aumento esponenziale delle aggressioni al personale front – line: per questi motivi la contrazione di personale operativo è in continuo peggioramento, producendo una carenza tra il 10% ed il 15% del personale necessario. Si stima che manchino più di 10.000 autisti per garantire non solo il servizio programmato, ma anche quello minimo essenziale.
Davanti a tutto ciò le Associazioni Datoriali hanno dimostrato di essere incapaci di progettare e investire nel futuro del settore e le imprese di produrre piani industriali di prospettiva, persistendo nella miope finalità di richiedere aumenti di produttività, flessibilità normative e diminuzione di costi, che comporterebbero solo un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro.
La nostra è una legittima vertenza che si compone di proposte di buon senso, in linea con le esigenze del mondo del lavoro e della cittadinanza.
Pertanto, la politica, le Istituzioni, il Governo e le controparti datoriali facciano seriamente la loro parte per il rinnovo contrattuale e per avviare una riforma complessiva di tutto il settore.
Le nostre ragioni sono le ragioni di tutti.
Tutti i giorni: la mancanza di risorse e di programmazione genera disservizi, il disinteresse delle istituzioni impedisce alle persone di usufruire di un adeguato servizio pubblico, sempre meno giovani scelgono di lavorare nel tpl, il pogressivo abbandono e la conseguente carenza di personale riducono il servizio programmato, l’impossibilità di garantire l’incolumita’ fisica sui mezzi allontana utenti e dipendenti dal servizio pubblico, la crisi del trasporto pubblico contrappone personale operativo e cittadinanza aggravando i fenomeni di aggressione, l’inflazione riduce i salari e aumenta i costi del servizio, il pieno diritto alla mobilità è negato alla cittadinanza, giuste retribuzioni e dignitose condizioni di lavoro sono negate a lavoratrici e lavoratori, lavoratori, lavoratrici e cittadinanza pagano il prezzo dell’inefficienza gestionale del settore.