Domenica 15 maggio 2016alle ore 17 nel Piazzale antistante il Plesso di Scuola Elementare di Via Regina Margherita di Tricarico, il Comitato promotore di sostegno al Referendum per la Scuola pubblica a cui, oltre alla capofila Flc Cgil di Matera, hanno aderito Associazioni e singoli cittadini impegnati alla raccolta delle firme nelle scuole, nelle piazze, negli incontri pubblici, ecc. hanno organizzato una pubblica assemblea per informare i cittadini sui 4 quesiti referendari e raccogliere le firme.
La Flc Cgil della Provincia di Matera ha attivato la raccolta firma su tutto il territorio provinciale per il Referendum per la scuola pubblica finalizzato all’abrogazione di alcune norme contenute nella legge 107 del 2015.
Un impegno collettivo e straordinario finalizzato all’abrogazione di alcune norme della legge 107 del 2015 sulla scuola attraverso il sostegno ai quattro quesiti referendari perché vengano cancellate alcune parti fondamentali: gli ampi poteri concessi ai dirigenti scolastici, il cosiddetto bonus scuola per le private (in palese contraddizione con quanto recita la Costituzione), l’istituzione dei Comitati di valutazione e l’obbligatorietà delle ore di alternanza scuola-lavoro.
Sono i punti sostanziali e centrali di una riforma della scuola appiattita su un’ideologia del comando e della subalternità della scuola alle logiche economiche, mentre sacrifica ruolo, funzione e missione della scuola pubblica.
La cosiddetta ‘Buona scuola’ presenta numerosi profili di incostituzionalità, alcuni dei quali ledono palesemente la professionalità dei docenti e la libertà di insegnamento e mettono in discussione i cardini della Costituzione in materia di pubblico impiego.
Non ci stiamo giocando solo il modo di vivere nella scuola, ma anche qualcosa che coinvolge il concetto stesso di libertà e di regole democratiche.
Si tratta di una battaglia veramente molto importante ed è fondamentale che tutti i cittadini capiscano che ci battiamo per i valori fondanti della nostra democrazia.
La Flc Cgil ha contrastato fin dalla sua elaborazione le linee “culturali” della legge 107, insieme agli altri sindacati confederali e della scuola, fino allo sciopero straordinario del 5 maggio 2015 perché sostanzialmente la riforma prima e la legge 107 poi, hanno complessivamente trasformato la scuola da luogo di trasmissione del sapere critico e dialettico, a luogo nel quale si cerca direttamente ed indirettamente di veicolare valori che tendono a rendere preminente un modello di scuola di tipo aziendalistico.
Dal governo, tuttavia, si è deciso di proseguire ad oltranza, senza alcun confronto con i soggetti sociali e le organizzazioni sindacali.
Il Referendum sulla legge 107 del 2015 s’impone dunque, non solo come utile strumento per abrogare norme sbagliate, ma anche per riaprire un dibattito pubblico sul futuro della scuola pubblica restituendo la parola a chi nelle scuole vive, ai cittadini, territori, alle famiglie e alle tante associazioni interessate a istruzione e educazione nel nostro Paese.
Il nostro obiettivo resta quello di garantire a tutti il diritto al sapere riconsegnando ai tanti soggetti che vi operano, una scuola pubblica democratica, aperta e laica, in coerenza con i valori repubblicani e costituzionali.
RISORSE ALLE SCUOLE PUBLICHE
Se vinceil SI ogni donazione da parte dei cittadini confluisce solo all’interno del sistema d’istruzione nazionale statale, redistribuendo le risorse tra zone ricche e povere e scuole che ne hanno più o meno bisogno. Si eviterà così la creazione di scuole di élites e di scuole-ghetto e il prevedibile sbilanciamento a favore delle scuole private, in modo da garantire il diritto allo studio a tutti.
DOCENTI A CHIAMATA DIRETTA
Se vince il SI il dirigente scolastico non potrà più, a sua discrezione, scegliere e confermare o mandar via dopo tre anni i docenti. L’assegnazione dei docenti alle scuole avverrà con criteri oggettivi e senza il ricatto della scadenza, eliminando il rischio di gestione clientelare (in Italia…..poi) delle assegnazioni, e di limitazione della libertà d’insegnamento: il preside non potrà condizionare l’autonomia professionale dei docenti
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Se vince il SI viene abrogato il limite minimo fissato per legge di 400-200 ore in azienda (istituti tecnici e professionali e licei) di alternanza scuola-lavoro. Potranno così decidere le singole scuole quando, dove e come pianificare esperienze professionali coerenti con gli obiettivi del proprio Piano di Offerta Formativa, evitando di perdere ore di lezione anche in assenza di esperienze di lavoro formative, solo per ottemperare a una formalità.
IL MERITO DEI DOCENTI
Se vince il SI viene abrogato il potere del dirigente scolastico di scegliere i docenti a cui dispensare discrezionalmente il premio salariale per presunto “merito” (con tutti i rischi clientelari che non facciamo fatica a immaginare). Il comitato di valutazione torna composto dai docenti e dal dirigente, non deve più identificare nessun “criterio per la valorizzazione” e si limita a esprimere parere sul periodo di prova dei neo-assunti. Il fondo annuale da 200 milioni si conferma salario accessorio per valorizzare tutti i docenti, precari inclusi, ed è inserito nella contrattazione integrativa nazionale e di scuola.