Questa volta gli “invisibili”, i titolari delle micro-imprese, si sono resi ben visibili: le imprese lucane, stremate da una crisi senza precedenti, rispondendo all’appello alla mobilitazione di Rete Imprese Italia (Confartigianato, Confcommercio, CNA, Casartigiani e Confesercenti) delle due province hanno manifestato a Roma per dire basta ad un mondo politico poco recettivo ed hanno scelto la piazza per rivendicare interventi urgenti a favore di una ripresa economica.
Chiaro e sintetico l’elenco delle priorità di intervento governativo sollecitate: meno tasse, meno costi e burocrazia per il lavoro, più credito alle imprese, tempi certi di pagamento con la P.A, rilancio dei consumi. Richieste da troppo tempo sottoposte dalle Organizzazioni di categoria ai decisori politici, ma che finora non hanno ottenuto alcun risultato rilevante.
All’appuntamento in piazza SS. Apostoli, artigiani, commercianti, operatori economici e titolari di imprese del Potentino e del Materano sono arrivati con alcuni autobus e numerose auto private.
Due le parola d’ordine specifiche: “senza impresa non c’è Basilicata”; “Chiediamo ai Governi (nazionale e regionale) ed alla politica fatti concreti”.
“Il prossimo governo e il Parlamento devono prendere atto di questa grande forza, dell’enorme malessere” ha detto il presidente di Rete Imprese Italia della provincia di Potenza Prospero Cassino. Quello della rappresentanza e della concertazione – continua Cassino – è un tema centrale per il lavoro che attende il Presidente Pittella quanto il nuovo Premier incaricato Renzi. La rappresentanza non è un’attribuzione stabilita per legge e tanto meno è una gentile concessione di spazio concertativo da parte della politica e quindi ha bisogno di orgoglio e di coraggio. Noi – continua il presidente di Rete Italia Imprese – ne siamo convinti e non vorremmo che l’atteggiamento di qualche assessore regionale, sicuramente in buona fede, da tecnico, non ne tenesse conto, quasi a teorizzare un rapporto diretto cittadino-assessore senza il “peso” della rappresentanza sociale che, come tale, non è un “peso” anche perchè la nuova rappresentanza che ci siamo dati non annulla storia ed identità delle singole Organizzazioni, ma rilancia il ruolo delle Pmi e dell’impresa diffusa, dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo come asse portante del sistema produttivo del Paese. Di qui la volontà di mettere a frutto una collaborazione che è andata sempre più ispessendosi, investendo su un’accumulazione di esperienza maturata nel corso degli anni, sfociata nella decisione di operare un forte investimento politico e di risorse aprendo una “fase nuova”. Un soggetto in grado di incidere sulle scelte dei policy makers sulla base di una forte opzione di autonomia, di visibilità e riconoscibilità per riaffermare che le microimprese oggi sono, specie nel nostro tessuto economico, l’ultimo argine al tracollo occupazionale e produttivo. I numeri sono da brivido: negli ultimi cinque anni hanno chiuso circa 1.000 aziende ogni giorno, la ricchezza prodotta dall’Italia e’ diminuita del 9%, la disoccupazione e’ raddoppiata, passando dal 6,4% al 12,7% per un totale di 1,2 milioni di disoccupati in piu’. Nel frattempo la pressione fiscale ha raggiunto il 44,3% del Pil (e restera’ sopra il 44% per molto tempo) mentre quella “legale” (su ogni euro di Pil dichiarato) si aggira intorno al 54%. La burocrazia costa alle Pmi 30 miliardi di euro l’anno e il credito e’ in calo dal 2011.
“La politica ci ascolti: se non avremo risposte ci ritroveremo ancora e saremo piu’ numerosi e piu’ determinati”.
Feb 18