Tancredi (Ugl): “Combattere il fenomeno caporalato”. “Tanta è la gente che abbandona il proprio sogno per guadagnarsi da vivere. Storie quotidiane che si ripetono di anno in anno in Basilicata nelle campagne, soprattutto quelle del Metapontino e dell’Alto Bradano per le raccolte di frutta e ortaggi. L’assenza di mezzi idonei, di strumenti, più il mancato controllo del territorio per insufficienza cronica d’organico delle forze dell’ordine, agevola il fenomeno dello sfruttamento dei braccianti, sia extracomunitari che Italiani”.
Lo denuncia il Segretario generale dell’Ugl Basilicata Giovanni Tancredi per il quale, “zone nel nostro territorio lucano risultano gestite dal caporalato e da varie organizzazioni non ben definite dove facile preda possono essere le attività illegali di intermediazione e commercio di manodopera umana. Da dati – continua il segretario Ugl -, le donne sono le più predisposte a lavorare nei campi, dove le proprie dignità vengono calpestate essendo sfruttate e sottopagate. Purtroppo – tuona forte e chiaro, Tancredi -, nonostante le tante denunce, nulla si è fatto ad oggi per combattere il caporalato o a smuovere gli ispettori dell’Inps di cui non si vede traccia. Combattiamo tale vergognoso fenomeno riconoscendo i diritti del lavoratore, non schiavo, ridando dignità. Uniamoci nella lotta all’illegalità in Basilicata, regione sulla quale come Ugl siamo intervenuti ripetutamente, affinché si smantellino fenomeni di caporalato locali e stranieri che guadagnano illegalmente alle spalle della povera gente sfruttandoli attraverso allocazioni e pagamenti di posti in vere e proprie ‘baracche’ con l’aggiunta anche di ticket sui trasporti nei campi. Immenso è il sacrificio delle poche unità delle forze dell’Ordine a cui abbiamo sempre posto la nostra grande affezione, gratitudine, e pur essendo encomiabile il loro impegno e sacrificio, costituiscono degli elementi ostativi al mantenimento della legalità nel mondo del lavoro agricolo in genere, ed in particolare ora per la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli impegnati nei campi. Purtroppo se ne ricorda di questa povera gente solo quando ‘ci scappa il morto’ ma, siamo certi che con l’incisivo intervento del vice presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, on. Renata Polverini (FI) dove le nostre denunce sono state riportate all’attenzione del Governo, le forze dell’ordine, l’Ispettorato del Lavoro e tutti gli Enti preposti ai controlli, moltiplicheranno gli sforzi in questo momento particolare di lotta al caporalato nel rispetto delle norme vigenti e principalmente dei diritti, chiave unica e fondamentale per il riconoscimento della dignità. Non dobbiamo ricordarci di questi lavoratori, donne, uomini ed adolescenti esclusivamente nel momento di incidenti. Al primo posto – conclude Tancredi – viene rispetto della dignità, il lavoro deve nobilitare l’uomo, non ucciderlo”.
“I centri di accoglienza di Venosa e Palazzo San Gervasio, aperti da una settimana, sono pienamente operativi e già ospitano circa 50 migranti. Sono predisposti servizi di posto letto, docce, bagni, cucine e assistenza sanitaria”. Lo dichiara Pietro Simonetti, dell’Organo di coordinamento migranti Regione Basilicata. “Le strutture, che l’anno scorso hanno ospitato 400 migranti su 927 assunti regolarmente da 220 produttori, sono gestite dalla Croce Rossa e supportate da tavoli locali composte dalle parti sociali e del volontariato. Il comitato di Venosa è coordinato dal dott. Alessandro Lettini mentre quello di Palazzo San Gervasio è in via di costituzione. Le prenotazioni per l’accesso ai campi, come per le attività lavorative, sono in corso e intanto si registrano le attività dei caporali locali e stranieri per impedire l’accesso ai campi. Tutto questo per ‘spremere’ meglio e sfruttare i migranti attraverso il pagamento dei posti in baracca, l’accesso ai trasporti. Inoltre i caporali trattengono i documenti dei lavoratori per evitare la libera circolazione e quindi la registrazione nei centri. Nell’area di Boreano sono state costruite baracche (fittate o vendute con anticipo) nei siti dei casolari abbattuti, con un bar, vendita di prodotti. Qui risiedono circa cento persone. Nonostante gli interventi delle organizzazioni sindacali, della Caritas in particolare e delle associazioni che hanno chiesto l’apertura dei centri i caporali impedisco l’uscita dei migranti. Sono state effettuate le segnalazioni alle autorità preposte per gli interventi urgenti per il ripristino della legalità e per evitare che Boreano, Le Mattinelle ed una contrada di Montemilone siano zone franche gestite dal caporalato e da varie organizzazioni illegali.
“Inoltre è particolarmente grave che nella ‘casa gialla’, di Mattinelle, nota a tutti, continuino le attività illegali di intermediazione e commercio di esseri umani e merci nonché di baracche, ruderi e attrezzature. Siamo certi che le forze dell’ordine, l’Ispettorato del Lavoro moltiplicheranno gli sforzi in questo momento particolare di lotta al caporalato: le norme ci sono, l’ordinanza di sgombero per Boreano è vigente ed ora tocca a tutti agire con determinazione”.
La triste realtà del caporalato rosa
La Presidente della Commissione regionale per le pari opportunità, facendo riferimento ai tragici avvenimenti di questi giorni, afferma: “Non ricordiamoci delle donne, e non solo, esclusivamente nel momento della loro morte”.
“Nel mese di maggio ‘la Repubblica’ pubblicava un’inchiesta sulla situazione del caporalato e precisava come le nuove schiave dei campi fossero le donne. Nell’inchiesta la Basilicata non era presa in considerazione, eppure la situazione nei campi lucani non è diversa da quella delle altre regioni del Sud”. Così la presidente della Commissione regionale per le pari opportunità, Angela Blasi.
“In questi giorni – afferma la presidente Crpo – finalmente e tristemente, è riemersa la parola ‘caporalato’ con tutto quello che ne consegue. I morti fanno resuscitare i problemi. E’ una triste considerazione che è doveroso fare. La vita di ogni persona vale molto di più di pochi euro, semplicemente la vita di ogni persona vale”.
“L’inchiesta – riferisce Blasi – riportava testualmente: ‘le donne sono più affidabili ma, soprattutto, più ricattabili e più facili da piegare alla volontà dei caporali: per questo chi controlla il mercato del lavoro agricolo preferisce le connazionali. Nella sola Puglia, secondo i dati della Cgil, circa 40mila braccianti sono gravemente sfruttate con paghe che non superano i 30 euro per 10 ore trascorse a raccogliere fragole o uva’. A quanto pare – sottolinea la presidente – le donne risultano essere più predisposte a lavorare nei campi, sembrano poter sopportare di più un lavoro ‘delicato’, ci sono frutti ed ortaggi, che devono essere maneggiati e raccolti con cura. Ecco che allora si riconoscono le prerogative di una donna, ma si dimentica la loro dignità”.
“Il caporalato è un problema nel problema. E’ tutto un intreccio che porta ad un’unica conclusione: la violazione dei diritti. Ogni lavoro deve essere dignitoso. Il ministro Martina è intervenuto sottolineando la necessità di combattere il caporalato come la mafia e che per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali.
La Commissione per le pari opportunità della Basilicata – rimarca Angela Blasi – chiede che si combatta il caporalato, ma che, soprattutto, si inizi a rispettare e riconoscere i diritti. Il riconoscimento dei diritti, infatti, è la chiave fondamentale per il riconoscimento della dignità. Non ricordiamoci delle donne e non solo – conclude – esclusivamente nel momento della loro morte. Il lavoro nobilita la persona, non la uccide”.