La Camera di Commercio ItalAfrica Centrale è impegnata nell’ambizioso progetto “Sinergie per lo sviluppo” diretto al continente africano con il duplice obbiettivo di fare fronte alla crisi migratoria e di offrire nuove opportunità di investimento alle imprese italiane ed europee ancora reduci dalla crisi con il supporto delle istituzioni comunitarie e nazionali.
L’Africa – sottolinea il presidente ing. Alfredo Cestari – è un continente immenso, in forte crescita e destinato ad avere 2 miliardi di abitanti per il 2050, che rappresentano un mercato che le imprese italiane non possono lasciarsi sfuggire. La domanda crescente di beni e servizi riguarda i settori più svariati, energia, infrastrutture, agricoltura, educazione, sanità, per citare i più importanti. Il problema che per molti questo grande potenziale è spesso sconosciuto e prevale ancora un’immagine dell’Africa come un continente in preda a guerre, carestie ed epidemie. Nulla di più falso.
Per dare un esempio il 21 marzo 2018, 44 dei 55 membri dell’Unione Africana hanno firmato l’accordo volto a istituire l’Area di libero scambio continentale (CFTA), che creerà un mercato unico per beni e servizi in tutto il continente, apportando vantaggi per le imprese e i consumatori e rafforzando la posizione dell’Africa nel commercio mondiale. L’Africa pensa in grande, e l’Europa deve fare altrettanto.
Sono numerose le imprese desiderose di investire in Africa, ma che non hanno sufficiente dimestichezza della regione. Italafrica porta al tavolo tutti in maniera corretta, verificandone i percorsi migliori, la serietà dei partecipanti e accompagnandoli nelle prime fasi sino alla strutturazione della presenza. Le imprese italiane, i produttori di tecnologia e derrate alimentari sono alla ricerca di nuovi e sicuri mercati per superare la grave crisi che stanno oramai vivendo da anni. Le nostre imprese sono in grado di offrire assistenza e competenze utilizzando il loro know-how ai paesi che ne hanno bisogno, creando posti di lavoro e sviluppo.
L’Africa ha grande necessità di rendere il settore agricolo più efficiente e profittevole non limitandosi a esportare la materia prima, come il cacao, che viene processata altrove, assieme al conseguimento di gran parte dei profitti. Pertanto l’AfDB intende promuovere la creazione di distretti e zone industriali agricole, collegando le aree rurali con i mercati urbani, mettendo a disposizione gli strumenti finanziari necessari. Qui l’Italia, paese leader del settore agroalimentare, può giocare un ruolo da protagonista.
Vi è un’area che recentemente è diventata sempre più rilevante, il Sahel. La necessità dell’Europa di fare fronte alla crisi migratoria, ha portato ad un sempre maggiore coinvolgimento nella regione, importante area di transito per i flussi migratori, sia a livello comunitario che nazionale.
A metà luglio 2018 il Presidente dell’Europarlamento Tajani ha effettuato una missione in Niger ed è stato affiancato da 40 imprese provenienti da 6 paesi europei, rispettivamente Italia, Francia, Belgio, Olanda, Spagna ed Ungheria. Per il nostro paese erano presenti Enel, Confagricoltura e Coldiretti. Missioni di questo tipo devono diventare la norma nel rapportarsi con l’Africa, ministri, ambasciatori e funzionari devono accompagnarsi a imprenditori, come parte di uno sforzo congiunto del paese.
L’UE ha reso noto di aver approvato l’erogazione di 30 milioni di euro che saranno versati nei prossimi giorni al Tesoro del governo nigerino. Tali fondi sono destinati a sostenere due programmi per la riforma settoriale: “Educazione/formazione” (10 milioni) e “sicurezza alimentare, nutrizionale, sviluppo agricolo sostenibile” (20 milioni).
Iniziative di questo tipo – sottolinea Cestari – sono esempi virtuosi da diffondere in quanto rappresentano la chiave dello sviluppo per l’Africa. L’Italia, forte delle sue conoscenze e capacità può fare molto a riguardo e la ItalAfrica intende operare affinché tali azioni non restino casi isolati, ma facciano parte di una strategia di insieme. L’Africa è immensa e bisogna ragionare in grande.
Il caso del Niger può essere visto come un paradigma della necessità di applicare un approccio multilivello per la gestione di un problema complesso. Da parte europea è necessario agire in concerto con le istituzioni africane (Stati, Unione Africana, Banca Africana per lo Sviluppo, le varie Unioni tra Stati africani) e sviluppare politiche di lungo respiro tramite supporto diretto e investimenti a favore dell’economia locale.
Set 01