Dopo il sit-in di protesta davanti alla Prefettura di Potenza questa mattina i sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno replicato la manifestazione di protesta della Prefettura di Matera.
Spi Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno spiegato le ragioni della protesta: “Oltre a promuovere la mobilitazione delle pensionate e dei pensionati vogliamo sostenere e rafforzare, al contempo, le ragioni della piattaforma generale di CGIL CISL UIL su lavoro, investimenti, infrastrutture materiali e sociali, mezzogiorno, contrasto alle crisi e nuova politica industriale, e della piattaforma e degli specifici emendamenti presentati da SPI FNP UILP al Disegno di Legge di bilancio che ha avviato il suo iter parlamentare al Senato.
Con questi ultimi si chiede al Governo ed alle forze politiche parlamentari di mettere fine al un lungo processo di erosione del valore reale delle pensioni che ha costituito, nel corso dell’ultimo settennio, una sorta di programmata riduzione del loro potere di acquisto finalizzato esclusivamente a far cassa e a ridurre la mole di debito pubblico dello Stato e non a realizzare investimenti in un’ottica di vera solidarietà intergenerazionale per la formazione e il lavoro ai giovani, la previsione di una pensione contributiva di garanzia alle giovani generazioni del lavoro precario e discontinuo, alla qualificazione e rafforzamento del sistema di istruzione e ricerca.
In questa condizione la proposta del Governo di prevedere, per l’anno prossimo, una perequazione integrale solo per le pensioni della fascia da tre a quattro volte il trattamento minimo, non può che essere vissuta come una umiliazione dai pensionati italiani.
Per questo la proposta sindacale prevede di ripristinare in modo strutturale un meccanismo di perequazione automatica che permetta, nella triennalità della programmazione finanziaria, di realizzare la salvaguardia integrale del valore delle pensioni nel tempo per tutte le prestazioni fino a sette volte il trattamento minimo, partendo già dal prossimo anno da quelle fino a cinque volte il minimo.
L’altra misura di equità che rivendichiamo è quella di allargare la platea di beneficiari della somma aggiuntiva (cosiddetta quattordicesima).
In continuità con l’accordo del 2016 – che estese da 750 a 1.000 Euro lordi i trattamenti pensionistici beneficiari della somma aggiuntiva -, si tratta oggi di modulare in avanti fino a tre volte il trattamento minimo annuo lordo il beneficio della cosiddetta quattordicesima.
Si tratta di pensioni basse da lavoro, guadagnate facendo un lavoro duro per quaranta e più anni, spesso sono donne, grande parte sono ex lavoratori e lavoratrici del Sud.
Il terzo emendamento afferisce alla richiesta al Governo ed al Parlamento di impegnarsi, in fase di discussione della manovra di bilancio, a predisporre un disegno di legge quadro sulla non autosufficienza, finanziato dalla fiscalità generale, da presentare alle Camere nei primi mesi del 2020. La richiesta è anche oggetto di una petizione lanciata da Spi Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil in calce alla quale stanno firmando centinaia di migliaia di pensionati e cittadini in tutto il Paese.
In Italia ci sono quasi tre milioni di persone, in gran parte anziani, che hanno perso la propria autonomia. Sono più di otto milioni le persone, all’80% donne, che all’ombra e nel silenzio, spesso invisibili alle istituzioni, assistono in casa familiari gravemente malati, disabili, affetti da emergenze sociali quali l’alzheimer.
Si tratta quindi di affermare un diritto fondamentale di civiltà non più eludibile effettivamente esigibile in ogni dove del Paese.
Sono queste le buone ragioni e gli obiettivi rivendicativi che, insieme alla battaglia per la riduzione del cuneo fiscale anche per i redditi da pensione e un contrasto più efficace all’evasione e all’elusione fiscale, all’abbattimento delle liste di attesa e dei ticket, per maggiori investimenti nella medicina territoriale, nelle cure intermedie e nella domiciliarità, alla separazione tra assistenza e previdenza sono alla base di una ampia e diffusa mobilitazione promossa dal sindacato confederale dei pensionati e che abbiamo rappresentato anche al Prefetto di Matera”.
Al via settimana di mobilitazione dei sindacati Cgil, Cisl e Uil Basilicata per rilanciare la centralità del Mezzogiorno
Parte questa settimana anche in Basilicata la nuova fase di mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil su scala nazionale per riaffermare la centralità della crescita economica e sociale del Paese,la risoluzione delle molteplici crisi aziendali, lo sblocco dei cantieri e delle infrastrutture, la grande priorità di un nuovo sviluppo del Mezzogiorno.
Insieme, i grandi temi del rinnovo dei contratti pubblici e privati con la richiesta di assunzioni nella pubblica amministrazione, nella sanità, nei comparti dell’istruzione, nell’ università e nella ricerca, oltre alla stabilizzazione del precariato. Senza dimenticare la riaffermazione dello stato sociale, della rivalutazione delle pensioni, della riforma fiscale e della legge sulla non autosufficienza, che ha visto i nostri pensionati lucani presidiare davanti alle prefetture di Potenza e Matera. Iniziative, attivi, assemblee, presidi nei luoghi di lavoro e nel territorio si svolgeranno fino al 18 dicembre, con un primo appuntamento unitario in Basilicata davanti ai luoghi di lavoro il 13 dicembre.
La vertenza nazionale si colloca nel solco già tracciato da Cgil, Cisl e Uil Basilicata con il partecipato e straordinario attivo unitario del 18 ottobre, quando è stato presentato il Manifesto per il lavoro e la Basilicata 2030 che ricolloca la Basilicata e il Mezzogiorno al centro dell’agenda politica nazionale. Per Cgil, Cisl e Uil la manovra, pur riorientando e rafforzando gli interventi per il Mezzogiorno, si limita solo a riallocare risorse già destinate, a volte riducendole (come il cofinanziamento nazionale dei Fondi europei). I sindacati chiedono di rendere immediatamente operativa la clausola del 34% monitorandone l’effettiva applicazione e il rafforzamento delle risorse da destinare a investimenti in infrastrutture sociali.
Per i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Basilicata, Angelo Summa, Enrico Gambardella e Carmine Vaccaro, occorre “aprire una vertenzialità nel Mezzogiorno, che ha perso una sua rappresentanza nello scenario politico attuale. In Basilicata i dati sull’occupazione sono tornati ai livelli pieni della crisi, uno dei dati peggiori del Mezzogiorno, emblema di tutte le criticità che il Mezzogiorno vive tra spopolamento e lavoro povero, che stride con una narrazione politica del governo regionale completamente esterna alle politiche programmatiche della Regione. Il Sud è fondamentale per il destino dell’Italia intera. Ma perché ciò accada occorre fare in modo che gli investimenti al Mezzogiorno possano moltiplicarsi, partendo dalla salvaguardia del Mediterraneo, promuovendo una crescita sostenibile in termini economici, sociali e culturali in tutta l’area, sia nelle regioni del sud Europa che in quelle del nord Africa. Sviluppare e gestire un piano condiviso di utilizzo delle energie alternative, migliorare le infrastrutture stradali e ferroviarie, porti, interporti e aeroporti; istituire zone economiche speciali per creare nuove opportunità di sviluppo attraverso una rete immateriale per i servizi alle persone e alle imprese; sviluppare la filiera agro-alimentare e seguire i mercati di consumo.
Occorre garantire una politica di sviluppo che possa poggiare su un ampio consenso sociale – affermano Summa, Gambardella e Vaccaro – che sia anche garante della tutela della legalità e della lotta alla corruzione. Uno sviluppo basato su una progettualità strategica, in cui le infrastrutture e la logistica sono centrali. C’è bisogno delle infrastrutture per la ricerca, di un piano per la logistica, per il turismo, per la diffusione del digitale, per la manifattura di qualità. Ciò significa industria intelligente, biotecnologie, patrimonio culturale, manifatture speciali, tutela delle eccellenze industriali esistenti. Occorre saper usare i fondi strutturali europei, liberando le risorse bloccate per progetti mai realizzati.
Pil pro capite, condizioni di vita, diritti sociali, libertà civili – ribadiscono i leader sindacali di Cgil, Csil e Uil Basilicata – dicono che il Mezzogiorno rimane arretrato rispetto all’Europa. La mobilitazione è una battaglia sociale e culturale, che deve sortire una spinta forte affinché nel Mezzogiorno si aprano nuove prospettive, si crei nuova occupazione,specie quella femminile e giovanile,si innovi irrobustendo il tessuto produttivo dei territori”.
In definitiva, per i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Basilicata, “bisogna aprire nel Mezzogiorno una chiara vertenzialità su sanità, sostenibilità e sviluppo. Partendo dal documento che unitariamente abbiamo presentato un mese fa, il Manifestato per il lavoro e la Basilicata 2030, bisogna costruire una piattaforma sul dopo petrolio,sui tanti progetti ed obiettivi di avanzamento produttivo e sociale,tra i quali il consolidamento della Zes Jonica e la continuità della carica progettuale di Matera 2019. Sono questi i temi che già hanno connotato l’azione sindacale e ai quali bisogna dare continuità. C’è bisogno di confronto, ricercando accordi e intese a tutto campo con le istituzioni e le forze sociali. C’è bisogno di partecipazione per spostare l’azione politica verso gli interessi del nostro territorio. Serve un progetto per la Basilicata da qui ai prossimi anni – concludono i sindacati – avendo come orizzonte l’Europa, la riprogrammazione dei fondi comunitari e soprattutto una risposta che tenga insieme i bisogni delle persone con l’esigenza di sviluppo di lungo periodo”.
La fotogallery della manifestazione in piazza Vittorio Veneto dei sindacati Spi Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil (foto www.SassiLive.it)