Si prefigura per il Mezzogiorno uno scenario di preoccupante recessione che porta con sé il concreto rischio di allargare ulteriormente e irrimediabilmente le distanze rispetto al resto del Paese. E’ l’allarme del presidente degli industriali lucani, Francesco Somma, che spiega: “Ai pesanti effetti provocati da caro energia e inflazione che – come certifica l’ultimo rapporto di previsione Svimez – hanno colpito soprattutto famiglie e imprese del Mezzogiorno, con ricadute sempre più evidenti a partire dai prossimi mesi, si aggiungeranno presto le conseguenze di una Manovra Finanziaria che non conferma gli importanti strumenti agevolativi che fino a questo momento hanno sostenuto il rilancio produttivo di questa parte del Paese. In particolare, la nuova legge di Bilancio non prevede alcuna proroga per il credito di imposta per gli investimenti al Sud. La Manovra non contempla neanche il rinvio della scadenza del credito d’imposta sugli investimenti in impianti, attrezzature, macchinari e opifici nelle aree Zes, ad oggi fissato alla data del prossimo 31 dicembre. Data entro la quale, al momento, avrà termine anche la Decontribuzione Sud che si è rivelata una straordinaria misura di sostegno all’occupazione nel Mezzogiorno. Ben comprendiamo le ragioni di una Finanziaria che ha destinato la gran parte delle risorse disponibili alle misure di sostegno a famiglie e imprese contro il caro energia e condividiamo appieno l’approccio che ha salvaguardato la tenuta dei conti pubblici. Ma il quadro che si va componendo per i prossimi mesi, in assenza di misure correttive, è di un Mezzogiorno che si incammina sulla via del declino e della desertificazione industriale. Una prospettiva che equivarrebbe a un vero fallimento proprio negli anni in cui le regioni del Sud avrebbero dovuto conoscere l’atteso rilancio e il superamento dei tanti divari – infrastrutturali, generazionali, di genere e di competenze – grazie al potente traino del Pnrr.
Le imprese del Mezzogiorno si trovano a essere indebolite, per giunta, nel momento della massima esposizione alla doppia transizione ecologica e digitale che, se non adeguatamente gestita, rischia di travolgerle, come sosteniamo da tempo rispetto alla crisi che ha colpito la filiera automobilistica, e non solo. Purtroppo, dobbiamo prendere atto che invece ne escono depotenziati anche interventi che in questi anni hanno rappresentato un forte stimolo agli investimenti, come Industria 4.0.
Si rischia un’ulteriore frattura rispetto al resto del Paese, che, è bene ricordare, va a discapito non solo delle regioni del Mezzogiorno ma dell’intera Italia che perderebbe così l’irripetibile occasione di riallinearsi al resto d’Europa.
Confidiamo, dunque, in un ravvedimento operoso del Governo o di un intervento del Parlamento in tal senso, convinti che ci siano spazi per recuperare, almeno in parte, risorse attualmente impegnate su capitoli di spesa pubblica improduttiva, attraverso le quali confermare strumenti di sostegno in grado di generare reali ritorni per le casse dello Stato e per la tenuta economica e sociale del Paese e del Mezzogiorno in particolare.