La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori dell’area Potentino-Melandro condivide e sostiene la posizione dei Sindaci di Brienza, Marsico Nuovo, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania e Tito nettamente contrari al permesso di ricerca petrolifera denominato “La Cerasa” sottolineando che in questa come nelle altre aree rurali della provincia interessate da programmi di ricerca di idrocarburi “lo sviluppo non può prescindere dall’agricoltura, dal paesaggio rurale, dall’agriturismo e dalle produzioni alimentari di qualità”.
Nel ricordare che “tutte le Amministrazioni Comunali delMelandro-Marmo hanno sottoscritto la “Carta di Matera” proposta dalla Cia per dare stabilità ad un positivo rapporto fra Amministrazioni locali ed agricoltori valorizzando le funzioni, le peculiarità e le opportunità di servizio che questi offrono e per tutelare le nostre aziende”, la Cia evidenzia che “l’agricoltura e le sue diversità, che così diffusamente nel nostro Paese caratterizzano prodotti e sistemi produttivi, territori e paesaggio agrario, va tutelata con azioni e politiche appropriate, va pienamente inserita nel contesto dello sviluppo del Paese. Gli agricoltori sono i protagonisti dell’agricoltura. Con la loro organizzazione aziendale e sociale danno vita al territorio rurale rendendolo unico. Molte le opportunità che si offrono e importanti le occasioni da cogliere. Per questa ragione – aggiunge la nota – intendiamo rafforzare i rapporti con i Comuni, stipulare accordi, definire indirizzi di lavoro, concordare programmi di attività, lavorare insieme per l’attuazione di politiche sul territorio a favore di tutta la collettività. A questo compito sono chiamati solidalmente agricoltori e Amministrazioni locali, perché ciascuno nel proprio ambito può contribuire allo sviluppo e al benessere del Paese”.
Per la Cia “oltre alle trivelle il nemico da contrastare è l’uso dissennato e confuso del suolo agrario. Occorre preservare l’agricoltura, il peculiare ed inconfondibile paesaggio agrario, oggi più che mai identificabile con il bene ambientale di tutto il Paese. L’erosione della superficie agricola utilizzata è costante ed irreversibile e non può non suscitare allarme e preoccupazione. Si tratta di dare dimensione stabile, condivisa ed universale ad una gestione programmata del territorio compatibile con le esigenze delle aziende agricole anche per quanto riguarda gli investimenti per le energie rinnovabili. In particolare, per la Confederazione le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali dovrebbero essere meglio incentivate e i sostegni previsti sapientemente governati, attraverso la definizione del Piano regionale di agroenergia secondo la semplice proposta da attuare di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda. Si tratta inoltre di cogliere l’opportunità che viene dalle novità positive per la produzione di energia idroelettrica e dalle nuove tecnologie che consentono investimenti ridotti. Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche”.
Per la Cia lavorare a una filiera energetica “green” tutta italiana favorirebbe l’occupazione, in particolare quella giovanile. Tutti dati condivisibili e obiettivi probabilmente raggiungibili, ma se si superano le criticità che la Cia del resto non nasconde: prima di tutto è necessario che i contributi alle energie sostenibili accompagnino la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, con interventi che premino l’innovazione e l’efficienza a discapito delle speculazioni. Gli obiettivi, però, non devono essere solo quantitativi ma anche qualitativi: bisogna avere le idee chiare sui modelli aziendali che vogliamo sostenere tramite il sistema delle tariffe incentivanti.
Per noi è necessario sfatare un luogo comune, inutile e sbagliato, sul dualismo tra cibo ed energia che tradotto vuol dire petrolio contro agricoltura. Si tratta di produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l’intera società”.
Filippo Massaro, portavoce Csail su storica riunione sindaci Val D’Agri: serve un osservatorio popolare che li affianchi.
Riusciranno i nostri “eroi” a cambiare le cose nel comprensorio petrolifero d’Europa? E’ la domanda che abbiamo raccolto tra i cittadini di Grumento, Viggiano, Sarconi, Marsico
Nuovo, Marsicovetere, Spinoso, Montemurro, Moliterno, Tramutola, Paterno dopo quella che viene descritta come la “storica” riunione dei sindaci e dei sindacati per tentare, per l’ennesima volta, di realizzare una inversione di tendenza rispetto all’industria petrolifera lucana. Intanto, non mi pare ci sia stato alcun cenno di autocritica da parte di sindaci e sindacalisti che pure hanno condiviso e tollerato sullo sperpero di un miliardo di euro di royalties dirette ed indirette per tanti lunghissimi anni. Anzi, pare che adesso si voglia riesumare il POV (Programma Operativo Val d’Agri) che è stato lo strumento principale degli sprechi e comunque di spese inutili che non hanno prodotto posti stabili di lavoro, sviluppo, benessere sociale, ma al contrario l’acuirsi del fenomeno della povertà. E’ evidente che i cittadini diffidano dei dieci sindaci dell’alta Val d’Agri e delle segreterie sindacali di CGIL, CISL e UIL, pronti sempre a “marciare” senza risultati, fino a quando non dimostreranno con i fatti che si vuole realmente ripartire dall’anno zero come hanno scritto in questi giorni i giornali. E allora come metodo di cambiamento proponiamo che la Conferenza dei sindaci sia affiancata da un Osservatorio popolare composto da rappresentanti di associazioni e movimenti civici che in vari campi si battono per la trasparenza nella spesa delle royalties e per il vero cambiamento. Non può bastare invocare la volontà di evitare la polverizzazione delle risorse e di concentrarsi su pochi progetti di natura comprensoriale, con un occhio di riguardo per chi subisce di più le ricadute negative delle estrazioni petrolifere. La piattaforma per uno sviluppo sostenibile in Val d’Agri, per l’occupazione, le infrastrutture di cui c’è bisogno, lo stop alla fuga dei giovani si costruisce con le comunità locali. E noi insistiamo perchè si sostenga la proposta di Zona Economica Speciale, l’unica in grado di moltiplicare gli effetti della produzione di idrocarburi a favore di imprese che vorranno localizzarsi in Val d’Agri e di cittadini e famiglie che pagheranno meno il carburante e il gas domestico. Non è chiaro infine come si pensa di vincere la battaglia del “tetto alle trivelle” senza un’adeguata strategia di contrasto a scelte del Governo nazionale e delle compagnie. Sicuramente un bel documento di protesta, l’ennesimo documento di sindaci e sindacati non basterà.