Carmine Vaccaro, segretario regionale UIL Basilicata: “Miracolo Fiat” da ripetere sul territorio. Di seguito la nota integrale.
Il prestigioso riconoscimento internazionale ‘Special Award Oem: Smart Digital Operations’, assegnato allo stabilimento Fca di Melfi, fa il paio con le conclusioni del Rapporto Svimez secondo cui la Basilicata, grazie al comparto automotive, segna una crescita maggiore di altre regioni del Sud.
Come UIL e UILM ci godiamo questo momento magico che è principalmente il risultato del sacrificio di migliaia di lavoratori. La piccola Basilicata ha dimostrato al mondo di esserci e di saper fare innovazione produttiva, manufacturing competitivo. Ogni giorno centinaia e centinaia di Jeep partono per essere esposte e vendute in tutta Europa e America. E per questo, orgogliosi degli ultimi riconoscimenti, ribadiamo la nostra idea: lo stabilimento di Melfi della FCA diventi “a marchio Jeep”.
Ma con grande responsabilità sosteniamo che bisogna evitare che i dati positivi sulla crescita della Basilicata – tutta in chiave Fca – si limitino all’automotive. Se è accaduto il miracolo a Melfi, mi chiedo perché non si possa ripetere sull’intero territorio regionale. Abbiamo a disposizione un patrimonio eccezionale di produzioni, di capacità, di esperienze. Per questo ci piace immaginare come la nostra bellissima regione, piccola per i suoi numeri ma grande per le sue potenzialità, possa essere nel Mezzogiorno riconosciuta come una Regione laboratorio. E non tanto per l’ostinata ambizione che pur possiede ma per le sue virtù insopprimibili del pensare, del fare, dello stare assieme. E’ il modello virtuoso e compartecipato di sviluppo rurale che può posizionare la Basilicata ben oltre i suoi confini. Quel modello che mi torna in mente guardando le immagini ieri degli agricoltori della Cia e oggi della Coldiretti manifestare tutta la propria disperazione perché il grano, simbolo d’eccellenza del “made in Basilicata”, del “mangiare bene, sano, lucano”, è quotato persino a 16 euro al quintale e i nostri mercati sono invasi di grano estero.
La Regione laboratorio non è un’utopia. Ha invece le sue possibilità realizzative nella terra fertile e disponibile, nell’ambiente salubre, nei paesaggi godibili, nella storia antica di tradizioni e riti rurali, nei prodotti unici. E’ l’insieme più bello in cui si arricchiscono reciprocamente, agricoltura, ambiente, turismo. Sono queste le grandi potenzialità racchiuse in patrimoni naturali ed artificiali, che sono e devono essere sempre più concepiti come beni comuni, un capitale inagito direbbe il nostro amico De Rita. C’è una saldatura da fare anche con i grandi progetti che investono la regione: può servire molto la suggestione della carica attrattiva di Matera Capitale europea della cultura nel 2019.
Dunque condividiamola sfida lanciata con l’annuale Rapporto sull’economia del Mezzogiorno: non si può lasciare che questa performance conservi i caratteri di eccezionalità.
D’altro canto, che siamo di fronte solo a una boccata di ossigeno è evidente dagli stessi dati puntuali e dettagliati riportati dalle Anticipazioni della Svimez: un aumento del Pil di un punto percentuale non compensa di certo i 12,3 punti persi dal Mezzogiorno negli anni della crisi. Analogo ragionamento vale anche per i livelli occupazionali che, se salgono dell’1,6% nel 2015, fanno registrare ancora un deficit di mezzo milione di occupati rispetto alla fase precrisi.
Non c’è alternativa: la Basilicata, il Sud, così come il Paese, hanno bisogno di un rilancio vero della domanda interna e, soprattutto, di investimenti. Nel 2015 questi ultimi sono cresciuti dello 0,8%, ma nell’arco temporale 2008-2015 sono diminuiti del 40,9%. Il Governo dice che sono pronte risorse importanti per la crescita del Sud: è un fatto positivo, ci auguriamo che vengano investite presto e bene.
Il punto, però, è sempre lo stesso: bisogna attuare una strategia di investimenti strutturali, in una logica complessiva di attrattività del territorio. La Uil è pronta a fare la propria parte offrendo flessibilità, contrattata e a tempo determinato, di salario, orario e organizzazione del lavoro per favorire nuovi insediamenti produttivi. Su queste basi, avviamo, subito, un confronto tra parti sociali e Istituzioni nazionali e locali per un’autentica riforma delle politiche per il Mezzogiorno e per la crescita del Paese.