Rosalba Guglielmi, Coordinamento regionale USB Basilicata, in una nota chiede l’intervento della Regione Basilicata per la stabilizzazione degli Lsu. Di seguito la nota integrale.
Il 2020 era iniziato sotto i migliori auspici per i lavoratori socialmente utili. Finalmente dopo oltre un ventennio una legge dello stato consentiva le stabilizzazioni al di fuori delle limitazioni delle norme assunzionali e prevedeva un contributo di circa 50000 euro in cinque anni a disposizione degli enti per ogni lavoratore a carico del Fondo per l’occupazione che venisse stabilizzato.
La legge regionale relativa alla platea storica degli lsu prevedeva inoltre un contributo simile per i lavoratori socialmente utili autofinanziati.
Veniva consentito agli Enti, che per anni si erano nascosti dietro l’impossibilità di procedere alle assunzioni per i vincoli posti dalla normativa, di procedere finalmente a dare stabilità e dignità di lavoratori alle persone utilizzate per tanti anni senza alcun diritto se non quello, raggiunto anche in ritardo, di un riconoscimento previdenziale figurativo, che stante ormai il calcolo contributivo delle pensioni, ha ben poco significato per le aspettative di tutti i soggetti che sono stati nel tempo interessati dall’utilizzo nei progetti ex legge 468/97.
Tanti gli enti che hanno risposto ma altrettanti che si sono fatti scivolare l’opportunità. Tale situazione ha visto montare lo sdegno di molti lavoratori che in questi giorni stanno sollecitando il finanziamento anche delle fuoriuscite volontarie dalla platea,comunque previste dalla legge regionale. Sicuramente istituti da finanziare e anche un diritto da salvaguardare, comprensibile l’atteggiamento ma rispetto al diritto all’assunzione, al coinvolgimento di enti subregionali e di altri enti non utilizzatori nel progetto di stabilizzazione, tenuto conto della previsione economica di accompagnamento alla pensione completamente insufficiente a garantire anche il riconoscimento dell’assegno sino alla data del “pensionamento”, rischia di rappresentare una sconfitta sul filo del traguardo. Un discorso a parte meritano i lavoratori delle ex comunità montane, utilizzati dagli enti locali in attesa della definizione dell’affidamento delle competenze al consorzio di bonifica. Occorre che laddove non vi sia un progetto di stabilizzazione su richiesta dei lavoratori siano inseriti nell’organico del Consorzio o anche nella platea Forestale, dove almeno sono garantiti i contributi e l’accesso alla disoccupazione agricola.
Da parte degli Enti che hanno dimostrato un disinteresse reale alla stabilizzazione, soprattutto quelli che utilizzano i lavoratori della platea regionale, può essere pesata la mancanza di chiarezza sulla applicabilità delle norme previste per i lavoratori del Fondo nazionale e su cui il dipartimento lavoro della regione aveva interessato il ministero.
Intanto la situazione è diventata stagnante, anche a causa della pandemia, in cui ancora una volta le esigenze e la sicurezza degli LSU sono stati ignorate, ma soprattutto in mancanza di un confronto e di un coinvolgimento con la regione per definire entro l’anno le modalità e le scadenze per chiudere definitivamente il capitolo LSU della platea storica.