Il percorso che continua a caratterizzare l’impegno politico-sindacale della CIA-Agricoltori e che ha visto nei progetti del “Territorio come destino” e, più recentemente, con l’assemblea regionale della CIA Basilicata il 5 novembre scorso, de “Il Paese-la Basilicata che vogliamo”, con l’Assemblea nazionale della scorsa settimana ha avuto un’ulteriore e significativa tappa. E’ il commento dei presidenti Cia di Matera Giuseppe Stasi e Potenza Giannino Lorussosottolineando che l’agricoltura, che con impegno e responsabilità ha svolto la preziosa funzione di garante dell’approvvigionamento alimentare durante la fase di lockdown, non è uscita indenne dalla pandemia. Discorso simile per la tenuta sociale dei territori, in particolare nelle aree rurali e periferiche al cui interno molte delle debolezze e dei rischi caratterizzanti l’assetto nel periodo precovid-19 sono state amplificate. È il caso, per citarne alcuni, dell’arretratezza del sistema sanitario, delle difficoltà infrastrutturali (soprattutto digitali ma anche “fisiche”) con le quali si sono dovute confrontare il sistema scolastico e produttivo e, più in generale, una quota importante del mondo del lavoro. La ripresa – aggiungono i presidenti Cia di Matera e Potenza – dipenderà dalla capacità di interpretare il cambiamento cogliendo le opportunità delle strategie programmate, a partire dal green deal europeo che ha ispirato la nascita dell’attuale Commissione UE e dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse economiche dei territori, è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista. Di qui le “sfide” lanciate dalla Cia: Modernizzare e digitalizzare l’agricoltura italiana per aumentare produttività e sostenibilità del settore continuando a garantire l’approvvigionamento alimentare del Paese; rilanciare le aree rurali, in un’ottica abitativa e turistica, come argine contro lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento ambientale e paesaggistico; costruire veri e propri “sistemi imprenditoriali territoriali” interconnessi, dove le attività economiche e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi. In particolare, nelle aree interne, che sono larga parte della superficie regionale e nazionale, l’agricoltura spesso rappresenta il principale asset economico, sociale ed ambientale, il solo freno all’abbandono di territori custodi da sempre di biodiversità e paesaggio. Occorrono, quindi, strumenti orientati a frenare lo spopolamento attraverso politiche di insediamento abitativo, che incentivino il recupero di fabbricati rurali, piccoli centri e borghi. Ugualmente necessaria la messa in sicurezza e il ripristino della rete infrastrutturale viaria, ma anche scolastica, edilizia e della sanità locale, così come il superamento del digital-divide rispetto alle città. Inoltre, bisogna agevolare lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e femminile agricola, nonché il ricambio generazionale, anche garantendo l’accesso alla terra; migliorare l’organizzazione dei servizi nelle aree rurali, su misura per tutte le fasce di età in particolare dell’anziano, e creare percorsi di sanità territoriale. Inoltre, riprogettare il futuro all’interno del rapporto stretto tra agricoltura, economia e società, vuol dire passare anche attraverso una sistematizzazione del sistema dei servizi alle imprese e alla persona che trovano diffusione sui territori. Questo vuol dire favorire “pacchetti” integrati in base ai bisogni e alla domanda, coerenti con le sfide del contesto globale, nonché ampliare e innovare la gamma dei servizi.
La nuova Pac – concludono Stasi e Lorusso – dovrà continuare a porsi come obiettivo principale lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile e il sostegno al reddito degli agricoltori, mantenendo la produttività agricola e garantendo un approvvigionamento stabile di prodotti a prezzi accessibili.
Nov 30