“Dalla Basilicata una forte mobilitazione dal basso per portare Stellantis ai tavoli regionali e nazionali a garanzia dello stabilimento di Melfi e di tutto l’indotto”. È il messaggio lanciato oggi in conferenza stampa, a Potenza, dai segretari generali di Cgil Basilicata, Cgil Potenza e Fiom Cgil Basilicata, rispettivamente Fernando Mega, Vincenzo Esposito e Giorgia Calamita.
“Affinché su Stellantis si apra una vertenza vera – ha detto Calamita – diamo inizio oggi a una stagione di mobilitazione che vedrà manifestazioni, volantinaggio, assemblee nello stabilimento Stellantis e anche scioperi se necessario, coinvolgendo il settore della logistica e dei servizi. Da tempo rivendichiamo la necessità che l’industria guardi davvero alla transizione energetica. Per questo motivo come Fiom Cgil firmammo l’accordo del 25 giugno 2021 a Melfi rispetto alla produzione di nuovi 4 modelli, nel quale venivano garantiti i livelli occupazionali dello stabilimento e di tutta l’area industriale di Melfi. Di quell’accordo a oggi Stellantis ha solo usufruito degli ammortizzatori sociali, continuando a demolire tutto il resto. L’incentivo all’esodo va nella direzione della dismissione dello stabilimento e per noi può essere considerato un vero e proprio licenziamento. Sono all’incirca 2000 i lavoratori fuoriusciti, che non sono in età da pensionamento e quindi giovani che lasciano la nostra regione. Quanto a ciò che avviene nella componentistica già sono in atto i licenziamenti, molti lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria e vi sono alcune piccole aziende che hanno chiuso in quanto non hanno acquisito nuove commesse. Di fronte a 4000 lavoratori che non hanno nessuna prospettiva, non è un capriccio della Fiom Cgil non firmare l’accordo per l’incentivo all’esodo. In un tale contesto l’area di crisi industriale complessa non è la soluzione auspicabile perchè non interviene a superamento della crisi; uno strumento vano, se non agganciato a una politica industriale di Stellantis. Chiediamo pertanto un tavolo di confronto regionale e poi al governo nazionale interventi strutturali: non risorse a pioggia, ma un progetto sull’automotive in Italia che governi questo processo di transizione dando nuove opportunità di lavoro”.
Fernando Mega ha spiegato come l’obiettivo della conferenza di oggi sia “lanciare un grido di allarme di fronte al silenzio assordante rispetto alla crisi della più grande area industriale del Mezzogiorno e della Basilicata. Ci sono questioni di carattere internazionale, trasformazioni epocali, ma quanto sta accadendo in Basilicata è un fatto unico. I circa 2000 lavoratori in fase di uscita con incentivazione all’esodo, quasi tutti giovani, è solo l’inizio di un progressivo diradamento dell’occupazione nel sito di Melfi. Da sottolineare il dato emblematico della situazione dell’automotive in Italia: siamo passati da 1 milione e 600mila auto prodotte negli anni ‘98/’99 alle 450mila dello scorso anno in tutti gli stabilimenti. Altro che difesa del made in Italy; i numeri si commentano da soli. A noi non sfugge che il Gruppo Stellantis sia un player mondiale il cui principale socio è il governo francese, che ha tutto l’interesse a mantenere l’occupazione oltralpe. Circa tre settimane fa, per la seconda volta nella storia della Basilicata – la prima è stata in Valbasento – è stata istituita l’area di crisi industriale complessa. Un intervento chiesto anche dai sindacati in quanto propedeutico nel garantire alle imprese di continuare a usufruire degli ammortizzatori sociali, purtroppo indispensabili, e a mantenere l’occupazione in questa fase di transizione. Ancora una volta, tuttavia, dobbiamo rimarcare che non c’è nulla di cui festeggiare se ci troviamo di fronte all’utilizzo massivo di ammortizzatori sociali e di licenziamenti mascherati con l’incentivo all’esodo , oltre all’ovvia considerazione che l’occupazione non si crea solo con i bandi o con il rumore mediatico finalizzato alla misera e inopportuna campagna elettorale. Nell’istituire l’area di crisi complessa si parla in modo generico di riconversione ma non si capisce a cosa. L’unica informazione che abbiamo è che dal 2024 Stellantis in Basilicata produrrà quattro veicoli elettrici, ma a distanza di due anni non c’è nessun confronto diretto né con Stellantis né con le istituzioni preposte, Regione Basilicata e governo nazionale, mentre l’investimento nel Gigafactory è stato dirottato altrove. Un confronto, pertanto, non è più rinviabile. Richiamiamo tutti al senso di responsabilità e come Cgil ci faremo carico di coinvolgere e accogliere la più ampia platea possibile delle forze sociali, in primo luogo Cisl e Uil, perché questa importante vertenza diventi vertenza nazionale e abbia riposte nell’interesse di tutti. L’unità sindacale è fondamentale ma il distinguo oggi è reso obbligatorio dai fatti. Da parte nostra nessun approccio ideologico, ma una vera e concreta responsabilità sociale nel tentativo di dare una prospettiva futura a questa grande area industriale”.
Ha precisato Vincenzo Esposito: “Innanzitutto va sottolineato che la Fiom ha accettato la sfida della transizione energetica firmando l’accordo di giugno 2021 ma che oggi questo accordo non è rispettato in quanto Stellantis, pur non dichiarando esplicitamente gli esuberi, sta svuotando lo stabilimento con gli incentivi. In secondo luogo, rispetto all’indotto la perdita occupazionale sarà devastante se consideriamo anche tutto il mondo della logistica e dei servizi, pulizia e mense. Un aspetto che rischia di essere del tutto marginale nel dibattito attorno a Stellantis e alla crisi dell’automotive. Stiamo andando incontro a un impoverimento del tessuto sociale ed economico che non riguarda solo l’area del Vulture Melfese ma della Basilicata e delle regioni limitrofe, tenuto conto che nello stabilimento di Melfi vi sono anche occupati che vengono dalla Campania e dalla Puglia. Noi riteniamo che la politica degli incentivi sia sbagliata perché i lavoratori si radicano a un territorio tramite legami di lavoro; spazzato questo legame si va incontro alla desertificazione e all’impoverimento sociale. Per questo motivo dalla Basilicata vogliamo far partire questa forte mobilitazione dal basso affinché Stellantis sieda ai tavoli regionali e nazionali e indichi una volta per tutte il piano industriale che comprenda anche le imprese dell’indotto, affinché possano affrontare la transizione e continuare a produrre per portare avanti gli stabilimenti”.