Stellantis Melfi, Fiom Cgil unitamente ai delegati chiede un incontro urgente per verificare la situazione delle trasferte comunicate alle lavoratrici e ai lavoratori. Di seguito la nota integrale.
La segretaria della FIOM CGIL Basilicata, unitamente ai delegati della Stellantis Melfi, ha richiesto nei giorni scorsi un incontro alla direzione aziendale per conoscere i dati in merito alle tante comunicazioni di trasferta inviate alle lavoratrici e ai lavoratori.
L’incontro è fondamentale per avere un confronto sindacale, conoscere i dati (numero dei lavoratori, tempi, località) dei lavoratori comandati in trasferta, trovare soluzioni in tempi rapidi e ristabilire una certa serenità nella loro condizione di lavoro e di vita, considerato il fatto che tali comunicazioni stanno stravolgendo la vita dei destinatari, ma anche quella dei loro familiari, con ricadute devastanti sulle proprie abitudini, sulle proprie famiglie, sui propri cari, sugli affetti e sugli equilibri personali.
“Vogliamo che l’azienda affronti con la Fiom il tema delle ricadute negative che le trasferte stanno provocando ai lavoratori – afferma la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita – l’efficientamento dei costi si sta realizzando con modifiche sull’organizzazione del lavoro in modo unilaterale con un evidente disinteresse della qualità della vita e del lavoro delle persone che sono costrette alle trasferte e per quelle che rimangono in azienda.
A fronte della mancata condivisione con il sindacato e con i lavoratori, chiediamo a Stellantis un incontro nel quale garantire la certezza occupazionale e contestualmente verificare le condizioni che potrebbero portare a un eventuale impedimento della trasferta. Riteniamo che spesso si agisca con azioni mirate a discriminare e a incentivare ulteriormente l’esodo per ridurre il personale nello stabilimento con l’unico obiettivo di ridurre i costi e con un rischio elevato per la tenuta complessiva dell’occupazione, anche per i lavoratori dell’indotto. Riteniamo ormai necessario il confronto – prosegue Calamita – in quanto ci risulta che le comunicazioni di trasferta vengono inoltrate senza prendere in considerazione in alcun modo la volontà dei lavoratori, anche nei casi in cui vi sia un impedimento oggettivato da requisiti della legge 104/1992 che per il lavoratore disabile o che deve assistere un disabile stabilisce la possibilità di chiedere il trasferimento presso la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio, prevedendo inoltre il divieto per l’azienda di trasferire il lavoratore disabile o che accudisce il disabile di essere trasferito senza il suo consenso. Serve un confronto urgente con l’azienda per affrontare anche il tema della trasferta prolungata per diversi mesi, paragonabile a un vero e proprio trasferimento, per cui lesivo ancor di più per quei lavoratori in possesso di certificazione della legge 104 attribuita al lavoratore o al parente”.