Mega (Cgil Basilicata), Esposito (Cgil Potenza), Calamita (Fiom Cgil Basilicata): “Andiamo avanti con coerenza mettendo al centro la transizione energetica e la tutela dei lavoratori, sia dal punto di vista occupazionale che delle condizioni di lavoro”.
“La posizione della Cgil rispetto allo stabilimento Stellantis di Melfi e all’automotive in Basilicata non è cambiata nel tempo. Eravamo e siamo per la transizione energetica, necessaria per la lotta ai cambiamenti climatici e per il futuro della mobilità in Italia, in Europa e nel mondo. Per questo motivo la Fiom Cgil firmò l’accordo del 2021 per la produzione dei nuovi quattro modelli elettrici a cui adesso si è aggiunto un quinto modello ibrido. E con coerenza, proprio in riferimento a quegli accordi, continuiamo a chiedere garanzie occupazionali e rispetto dei diritti dei lavoratori, condizioni che continuano a non esserci se l’azienda persevera negli incentivi all’esodo e nelle trasferte forzate che, ribadiamo, sono esuberi mascherati. Quindi bene la riapertura del tavolo regionale e il confronto con Stellantis alla presenza dei sindacati, così come da noi più volte richiesto, confronto che deve necessariamente proseguire, ma oggi non possiamo festeggiare se c’è il rischio della perdita dei posti di lavoro in tutta l’area industriale di Melfi”. Lo affermano i segretari generali della Cgil Basilicata, Cgil Potenza e Fiom Cgil, rispettivamente Fernando Mega, Vincenzo Esposito e Giorgia Calamita.
“Il cronoprogramma delle produzioni esposto da Stellantis – continuano – va dettagliato con i dati, anche di previsione, dei volumi produttivi, senza i quali non è possibile capire le strategie necessarie da mettere in campo a tutela dei livelli occupazionali. Non è più tollerabile, così come abbiamo più volte denunciato, che si faccia l’efficientamento sulla pelle dei lavoratori: con la riduzione degli addetti sulle linee perché trasferiti in altri stabilimenti, i carichi di lavoro aumentano notevolmente rendendo difficile il rispetto delle condizioni di sicurezza. Motivi, questi, alla base degli scioperi indetti dalla Fiom e che hanno portato allo sciopero unitario dello scorso 18 settembre. È questo un punto fermo alla base delle nostre richieste, insieme al ritorno dei trasfertisti e allo stop agli incentivi all’esodo. Lo svuotamento dello stabilimento dal punto di vista occupazionale non si è arrestato nonostante le promesse di Stellantis, con conseguenze sull’indotto dove, in caso di mancanza di commesse, le aziende stanno procedendo nella stessa direzione di Stellantis ricorrendo agli incentivi all’esodo che con coerenza, come Cgil, non possiamo avvallare firmando accordi che non danno certezze ai lavoratori e alle lavoratrici.
Non bastano quindi gli annunci. La transizione energetica – concludono – va governata mettendo al centro l’innovazione tecnologia e digitale e, di pari passo, la tutela del capitale umano, i lavoratori e le lavoratrici che da 30 anni con sacrificio hanno portato lo stabilimento di Melfi ad essere il cuore della produzione dell’auto in Italia e in Europa e che, andando via dallo stabilimento, lasciano la Basilicata con le loro famiglie. È tutto un territorio che viene depauperato e che va tutelato. Per questo motivo è determinante il ruolo del Governo regionale, che deve essere protagonista di questa trasformazione in atto e non lasciarsi trascinare dalle mere regole del profitto che troppo spesso, come abbiamo visto in altre occasioni, lasciano macerie sul territorio. La coerenza non è da tutti ma alla lunga paga o quantomeno mette un argine alla rassegnazione rispetto alla desertificazione industriale, economica, sociale e culturale della nostra regione”.