Stellantis di Melfi, Mega (Cgil Basilicata), Calamita (Fiom Cgil Basilicata): “Dal Ministro Urso nessuna risposta. È in atto una deindustrializzazione del sito di San Nicola di Melfi, di cui governo nazionale e regionale possono solo prendere atto”. Di seguito la nota integrale.
Non soddisfa la Cgil e la Fiom Cgil Basilicata l’incontro che si è svolto ieri con il ministro Urso a Potenza sulla vertenza Stellantis. Per il sindacato c’è ancora “forte preoccupazione” rispetto al futuro dello stabilimento di Melfi e al suo indotto.
“Ringraziamo il ministro Urso per averci incontrato ieri per discutere della vertenza Stellantis in Basilicata, ma non possiamo esimerci dal sottolineare che senza la pressione dei sindacati la sua venuta a Potenza sarebbe stata una mera passerella elettorale – afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega – Mentre i partiti oggi ancora discutono di candidati senza uno straccio di programma in vista delle elezioni regionali della prossima primavera, con le decisioni che vengono prese a Roma e la Basilicata ridotta a mera appendice dei vertici nazionali, sul territorio continuano a consumarsi disastri nel mondo del lavoro.
Al di là degli impegni formali assunti dal ministro e la paventata individuazione di un nuovo player nel settore dell’automotive, proposta che aleggia da tempo senza trovare concreta attuazione, sullo stabilimento Stellantis di Melfi – precisa Mega – non c’è nulla, se non la cassa integrazione dei lavoratori dell’indotto che si troveranno sempre più senza lavoro nell’anno in corso per la decisione di Stellantis di stoppare le commesse. Le notizie sulla multinazionale non sono confortanti. Se è vero che il gruppo automobilistico aumenterà la sua presenza in Francia entrando nella gestione diretta della logistica automotive con l’acquisizione della francese 2L Logistics, è chiaro il disegno e il futuro a venire degli stabilimenti italiani a partire da quello Stellantis di Melfi.
È in atto una deindustrializzazione del sito di San Nicola di Melfi, di cui i governi nazionale e regionale non possono fare altro che prendere atto – afferma il segretario generale della Cgil lucana- Il rischio, come già ripetuto più volte, è che la Basilicata si trovi di fronte, così come per la Val Basento, al più grande fallimento industriale, quando venne dismesso il primo grande sito industriale della regione al cospetto del silenzio delle istituzioni. Tutto ciò avviene nel silenzio delle istituzioni. In quest’ottica l’area di crisi industriale complessa, seppure sia un intervento chiesto anche dai sindacati per garantire alle imprese di continuare a usufruire degli ammortizzatori sociali, purtroppo indispensabili, e a mantenere l’occupazione in questa fase di transizione, non può essere considerata una soluzione. La verità è che della riconversione, rispetto alla transizione ecologica, a oggi non vi è traccia. L’accordo del 12 luglio scorso a Melfi concede ulteriori licenziamenti con incentivi all’esodo e ulteriori trasferte senza alcun impegno sull’occupazione. È chiaro che di conseguenza anche la situazione dell’indotto è a rischio: la riduzione dei volumi produttivi ha un impatto sull’occupazione dell’indotto Stellantis, le lavorazioni della logistica stanno saltando, le aziende annunciano esuberi, come abbiamo visto in questi giorni.
Crediamo fortemente che la vertenza Stellantis, per gli impatti che ha sul territorio, la cui economia è trainata dall’automotive e dove lo spopolamento è diventata una vera e propria emergenza, sia una vertenza di carattere regionale e nazionale. Siamo convinti che la transizione elettrica si dovrà effettuare per il bene del Paese e del Pianeta, ma ci sono opportunità che devono essere colte per affrontare questa trasformazione epocale dell’industria”.
Per la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita “siamo ancora alla narrazione. Il ministro Urso ieri nell’incontro con le organizzazioni sindacali non ha dato nessuna risposta per i 110 lavoratori che hanno perso il lavoro e per tutta l’area industriale di Melfi che ormai da tempo vive una crisi generata da Fca e Stellantis. La Fiom Cgil, unitamente alla Cgil, ha chiesto di fermare i licenziamenti dei lavoratori dello stabilimento Stellantis e dell’indotto perché si perdono competenze e professionalità utili alla necessaria transizione ecologica e tecnologica nell’automotive. La transizione ecologica dovrà realizzarsi investendo su innovazione e formazione e non con il peggioramento delle condizioni di lavoro e di salario. Abbiamo denunciato un peggioramento delle condizioni di lavoro, di salario e salute e sicurezza per tutti i lavoratori dell’area industriale, soggetti al ricatto continuo della perdita del posto di lavoro.
Le aziende della componentistica – sostiene Calamita – non solo non hanno la garanzia dell’acquisizione delle commesse, ma risentono del ridimensionamento dello stabilimento Stellantis di Melfi, che da 7200 è passato a 5.200 lavoratori. Le internalizzazione delle lavorazioni della logistica producono ulteriori perdite occupazionale e incertezza di prospettiva futura. Abbiamo chiesto di fermare i licenziamenti, di investire sulla formazione dei lavoratori, di trovare forme di riduzione di orario per garantire il lavoro a tutti a parità di salario.
Riteniamo che le dichiarazioni del ministro non diano nessuna risposta concreta ai lavoratori dell’area industriale di Melfi, della logistica e della componentistica a partire dai 120 lavoratori che a oggi non hanno nessuna garanzia futura al termine della cassa integrazione straordinaria. La Fiom Cgil ha ribadito che l’area di crisi complessa è solo uno strumento che tiene agganciati i lavoratori con la garanzia di un salario ma servono risposte anche all’uscita dalla cassa integrazione. Riteniamo che la conversione o la riconversione della componentistica deve riguardare il settore dell’automotive perché altrimenti si continua a confermare una dismissione complessiva di un settore strategico come quello dell’industria nel nostro Paese. Il ministro durante l’incontro ha parlato di incentivi alla rottamazione per invogliare le vendite auto in Italia e incentivi alle aziende della componentistica automotive affinché possano realizzare la transizione e la conversione delle produzioni , anche diversificando il settore.
Intanto viene confermato il tavolo al Mimit con Stellantis e le organizzazioni sindacali nazionali, fissato per il giorno 1 febbraio, dove auspichiamo che si faccia chiarezza sul futuro degli stabilimenti a partire da quello di Melfi. Quello che però è emerso ieri è che il ministro non ha ancora un’idea chiara rispetto a una politica industriale del settore. Per questo riteniamo che nel confronto il governo possa accogliere le indicazioni del sindacato che rivendica la necessità del lavoro e della centralità dei lavoratori nel nostro paese. Oggi gli annunci di un milione di auto vengono nuovamente smentiti dal ministro che conferma la indisponibilità di Stellantis a confrontarsi e a produrre le auto nel nostro paese. Tant’è che ha parlato di altri player confermando appunto Il disinvestimento da parte di Stellantis in tutti i siti, a partire da Melfi. Riteniamo che il tavolo annunciato dal ministro specificatamente per Melfi non potrà certificare unicamente l’area di crisi complessa e quindi l’accesso agli ammortizzatori sociali. Non ci stiamo alle logiche della campagna elettorale – conclude Calamita – servono lavoro e prospettive industriali concrete”.