Le prossime saranno settimane cruciali per delineare il futuro di Stellantis e del polo automotive di Melfi. Tre gli appuntamenti da cerchiare in rosso: il 24 luglio, alle 9:30, riunione dei delegati della Fim Cisl delle aziende dell’indotto; a seguire, lunedì 29, alle 15:00, i sindacati incontreranno la direzione aziendale per il rinnovo del contratto di solidarietà, in scadenza il 4 agosto; per finire, mercoledì 7 agosto è in programma un nuovo incontro a Roma con il ministro Urso al Salone degli Arazzi del ministero delle Imprese e del made in Italy sull’accordo di programma per il rilancio della filiera automobilistica italiana. Nell’immediato la Fim Cisl punta a completare la campagna di ascolto delle lavoratrici e dei lavoratori iniziata lunedì scorso con la riunione del collettivo di fabbrica di Stellantis. Nel prossimo incontro del 24, che si terrà sempre nella sala dei metalmeccanici a San Nicola di Melfi, i riflettori saranno puntati sulla situazione delle aziende della componentistica.
Spiega il segretario Gerardo Evangelista: «Faremo il punto sulle prospettive del polo automotive lucano in vista dell’avvio delle nuove produzioni elettriche, con particolare attenzione allo stato delle commesse acquisite finora da ciascuna azienda e al prolungamento della cassa integrazione che diventa sempre più problematico per alcune aziende, sia in termini di sostenibilità economica che di continuità». A questo proposito, Evangelista ricorda che «con la recente conversione in legge del DL n. 63 del 15 maggio 2024, n. 63 (Legge n. 101 del 12 luglio 2024, ndr), le imprese che operano in aree di crisi complessa potranno contare sul prolungamento degli ammortizzatori sociali grazie a risorse aggiuntive pari a 7,5 milioni di euro per il 2024». Nel frattempo, il segretario della Fim Cisl lucana annuncia che «secondo voci non ufficiali ci sarebbero molte adesioni all’accordo di programma per l’area di crisi complessa del comparto automobilistico e del suo indotto, ma adesso bisogna entrare nel merito degli obiettivi e di risultati attesi con una mappatura puntuale delle aziende che hanno colto questa opportunità».
Se il prolungamento degli ammortizzatori sociali è una necessità per affrontare il presente, i metalmeccanici della Cisl guardano al medio-lungo termine per dare solidità e sostenibilità alla transizione verso l’elettrico sfruttando la flessibilità dello stabilimento di Melfi che può produrre anche modelli a motorizzazione ibrida. «Rimane importante per noi – spiega Evangelista – la possibilità di produrre versioni ibride dei modelli già assegnati alla fabbrica di Melfi poiché l’impianto è in grado di realizzare sia veicoli elettrici sia ibridi. Una opzione che diventa una necessità dal momento che il mercato delle auto elettriche non è ancora maturo e non sono chiari gli indirizzi di politica industriale a livello europeo sulle tecnologie del futuro, tra elettrico, ibrido, carburanti sintetici e endotermico. Bisogna lavorare affinché questa incertezza non provochi un rallentamento degli obiettivi giù definiti per Melfi dove dal 2021 si lavora per la trasformazione dello stabilimento in previsione della costruzione di auto elettriche. Per questo bisogna fare chiarezza subito sul percorso di rigenerazione del sito automotive di Melfi e sulle misure di politica industriale che vanno messe in campo, non ultime quelle legate alla riduzione dei costi energetici, grazie al finanziamento di 120 milioni di euro per il fotovoltaico che sarà messo in attuazione a breve, e quelle legate alle infrastrutture».
Il segretario della Fim Cisl insiste anche sul ruolo che deve giocare la Regione Basilicata in questo frangente «con un progetto che possa fornire un sostegno sostanziale per affrontare le problematiche che da anni affliggono le aziende dell’indotto di Melfi. Il cambiamento è ben accolto, ma deve includere il lavoro e l’occupazione, e questo può essere realizzato solo attraverso il dialogo, la partecipazione e il tavolo di confronto. Ricordiamo alla politica e al mondo industriale che la Basilicata ha bisogno di lavoro. Tra il 1992 e il 1993, con l’arrivo della Fiat, la Basilicata ha vissuto una svolta, dimostrando che, oltre all’agricoltura, qui si possono produrre auto di qualità. Questo ha anche rallentato l’emorragia di persone che abbandonavano la regione in cerca di lavoro. Se un tempo chi partiva per lavoro andava via da solo, oggi chi perde il lavoro spesso si trasferisce con tutta la famiglia, aggravando il problema dello spopolamento».