Stellantis Melfi, Fiom Cgil: “Bardi incontra il ministro senza prima ascoltare le organizzazioni sindacali. Da tempo inutilmente denunciamo la situazione dello stabilimento di Melfi e chiediamo la riapertura del tavolo regionale sull’automotive, ma senza risposta”. Di seguito la nota integrale.
“Apprendiamo dalla stampa che il presidente della Regione Basilicata incontrerà il ministro Urso il giorno 21 giugno per discutere dello stabilimento Stellantis di Melfi. Nell’attesa di conoscere l’esito dell’incontro, non possiamo esimerci dal rilevare che avverrà ancora una volta senza che la Regione abbia prima ascoltato le parti sociali”. Lo afferma la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita.
“Da tempo – aggiunge – chiediamo la riapertura del tavolo regionale dell’automotive per discutere del più volte denunciato rischio della tenuta occupazionale per Stellantis e l’indotto. Riteniamo sia grave il mancato confronto con le organizzazioni sindacali che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori di quello stabilimento e di tutta l’area industriale e che da 30 anni dimostrano l’attaccamento al lavoro con responsabilità e competenza, in un Sud precario e in una regione in cui l’automotive è un evidente settore trainante per l’economia. Continuiamo a registrare l’assenza di una politica di concertazione da parte della Regione sul settore industriale, in particolar modo sullo stabilimento Stellantis nella delicata fase di passaggio all’elettrico.
Tutto ciò mentre proseguono i licenziamenti forzati con gli accordi per l’incentivo all’esodo e con le trasferte non volontarie che stanno mettendo in crisi la vita delle persone e l’organizzazione della vita familiare senza alcuna visibilità per il futuro e la tenuta occupazionale di tutta l’area industriale. Un silenzio assordante si registra sull’indotto che rischia di sparire in Basilicata se Stellantis continua con scelte unilaterali e non condivise con le organizzazioni sindacali, perseguendo il solo obiettivo dell’efficientamento e del profitto a scapito dei lavoratori.
Le richieste sono chiare: bisogna investire con nuovi strumenti affinché si garantisca la tenuta occupazionale, senza scaricare le incapacità e i ritardi imprenditoriali e politici sui lavoratori che sono il soggetto fondamentale dell’economia del nostro paese. Chiediamo riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, miglioramento delle condizioni di lavoro dentro le fabbriche, nuovi ammortizzatori sociali per garantire la transizione, formazione. Sono queste alcune delle proposte che ci saremmo augurati il governo regionale potesse portare ai tavoli nazionali. Continueremo a lottare – conclude Calamita – con iniziative di sciopero così come quello previsto il 10 luglio dalle organizzazioni nazionali affinché si apra una vera discussione e si definisca una politica industriale nazionale che metta al centro investimenti reali per frenare la fuoriuscita di produzioni importanti nel nostro paese”.