Sul turismo servono meno localismo e più strategia, intervento di Enrico Gambardella (Cisl). Di seguito la nota integrale.
Cultura e creatività sono i motori trainanti delle economie avanzate. Lo dicono in modo inequivocabile i dati dell’ultimo rapporto “Io sono cultura”. ll sistema produttivo culturale italiano genera oltre 90 miliardi di euro di ricchezza; cifra che, considerando anche l’indotto, supera i 255 miliardi di euro, pari al 16,6 per cento del valore aggiunto nazionale. La cultura è anche un importante bacino occupazionale con circa 1,5 milioni di addetti, ovvero il 6,1 per cento degli occupati totali. Ma permangono divari a livello territoriale: infatti tra le prime dieci province per valore aggiunto e occupazione nella filiera cultura, il Sud è assente.
Perché questo divario nonostante la conclamata ricchezza del patrimonio culturale del Mezzogiorno? Io credo che i problemi siano sostanzialmente due: primo, nelle regioni del Sud continuano a mancare politiche incisive in grado di sviluppare concretamente il potenziale di questo comparto; secondo, manca una visione strategica complessiva in grado di cogliere appieno la funzione e il ruolo delle industrie culturali e creative per lo sviluppo dell’economia e del turismo meridionali.
Non basta, infatti, disporre di un ricco patrimonio culturale e creativo se poi non si è capaci di promuoverlo e di farlo conoscere agli altri e se non si sviluppa in maniera adeguata e incisiva l’ospitalità diffusa e di qualità in grado di soddisfare una domanda turistica sempre più qualificata ed esigente. I viaggi sono sempre più visti come occasione per vivere esperienze fuori dal consueto della vita urbana. Una dimensione quanto mai adatta proprio alla Basilicata e a Matera, dove però permane una persistente difficoltà a fare sistema.
È evidente che un turismo di qualità, che tenga conto dell’ampio patrimonio culturale da visitare, non può operare senza una coesione, una rete tra tutti gli attori, in un’ottica di obiettivi comuni e di valore condiviso, quale risultato integrato di politiche e di azioni tra istituzioni e operatori turistici e culturali.
Ecco perché è necessario mettere in campo un piano strategico che renda l’intero territoriale regionale accessibile all’esperienza turistica. Per questo servono finanziamenti mirati al rafforzamento del capitale umano e al consolidamento della rete dei servizi turistici sul territorio. La sfida è elevare la qualità dell’offerta integrata in una logica di cooperazione tra il pubblico che programma e comunica l’esperienza turistica e mette a disposizione del turista un efficiente sistema di mobilità e il privato che organizza l’accoglienza.
In questa logica, lo sviluppo del turismo può contribuire anche al rilancio delle aree interne per contrastare lo spopolamento e l’impoverimento economico e sociale dei territori più marginali, ma non per questo privi di risorse da valorizzare e mettere a sistema. Un modo per contrastare la sempre crescente migrazione giovanile e qualificata della Basilicata e più in generale del Mezzogiorno.
Creare turismo, tracciare su queste basi le linee di sviluppo di un territorio, affinché possano diventarne la principale vocazione, è una operazione molto complessa che implica la capacità di orientare e governare le dinamiche del mercato, le tendenze dei flussi turistici, la capacità di fronteggiare una concorrenza sempre più avanzata e agguerrita, oltre a organizzare un sistema economico territoriale che sviluppi il concetto di ospitalità e di qualità come elemento fondamentale e qualificante dell’impresa e del lavoro.
La Cisl non si è mai annoverata tra chi ha sminuito e disprezzato lo sforzo di una comunità che da sola è riuscita a valorizzare il rapporto tra cultura e la propria città, presentandosi come un territorio sostanzialmente sano in grado di meritare l’onore di essere la capitale europea della cultura in ragione dei pilastri contenuti nel programma di candidatura, “in cui le suggestioni erano e sono potenzialmente infinite”, come dice lo stesso rapporto della Fondazione Symbola. Tuttavia, non si può sottacere che si è assistito a una serie degenerazioni localistiche che hanno in parte zavorrato il potenziale economico di Matera 2019, con il rischio di fare di questa occasione una delle tante occasioni perdute della nostra regione. Forse si è ancora in tempo per fare tutti un passo indietro e con umiltà provare ad avviare finalmente un confronto che coinvolga, senza riserve, tutte le forze sociali e produttive di questo territorio per definire soprattutto il dopo Matera 2019.