Angelo Summa: “Mentre nel resto del Paese si investe in transizione 4.0 in molte zone e aree produttive della Basilicata manca
ancora la copertura da telefonia mobile.Non occorre leggere nella sfera di cristallo per comprendere che l’occupazione si genera con investimenti nei settori più dinamici, puntando su innovazione e competitività,intervenendo da subito per connettere a internet tutte le aree produttive regionali oltre che per potenziare i collegamenti infrastrutturali viari, ferroviari e non solo”
“Si parla di investire in transizione 4.0, nel 5G e, invece, in molte zone della nostra regione manca ancora la copertura della telefonia mobile. Non è possibile che nel 2022 ci siano ancora intere aree della regione non coperte dalla rete wi-fi e imprese che non riescano a connettersi a internet e/o a mandare una e-mail”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata Angelo Summa. “Non occorre leggere nella sfera di cristallo – aggiunge – per comprendere che l’occupazione si genera con investimenti nei settori più dinamici, ad alto livello di specializzazione e di espansione, puntando su innovazione e competitività, intervenendo da subito per connettere a internet tutte le aree produttive regionali oltre che per potenziare i collegamenti infrastrutturali viari, ferroviari e non solo. Quella dei collegamenti infrastrutturali è la grande spina nel fianco della Basilicata e se non viene affrontata una volta per tutte rischia di vanificare qualsiasi visione programmatica di sviluppo. Non è possibile essere ancora isolati dal resto del mondo”.
Per Summa “la Basilicata sembra essere stata colpita da una grave patologia che ne ha causato sia un immobilismo politico che programmatico. Il rischio di tale situazione di stallo è che il nostro sistema economico ne esca fortemente penalizzato, sia in termini produttivi che occupazionali.
Il compito di una grande organizzazione sindacale – afferma il segretario della Cgil lucana – non è quello di esprimere un giudizio politico, quello spetterà ai cittadini lucani che, sicuramente, lo faranno non appena saranno chiamati alle urne, ma quello di valutare la condizione dei lavoratori e dei pensionati della nostra regione. Purtroppo, a oggi, la vera questione – continua Summa – è che siamo di fronte a una delle crisi economiche regionali tra le più pesanti degli ultimi 20 anni. Il tasso di occupazione si è ridotto di anno in anno (185mila occupati rispetto ai 196mila del 2015) e, nel contempo, il tasso di disoccupazione risulta tra i più alti di sempre. Spopolamento e sistema produttivo sono in recessione e il Pil regionale risulta il più basso dell’intero Paese. Nel 2020 abbiamo registrato 32 milioni di ore di cassa integrazione nel 2020 prorogate, in parte, anche nel 2021, con una perdita di salario e potere d’acquisto che ha reso i lavoratori lucani poveri pur lavorando. Tirocini formativi somministrati a “go go” e sfruttati come fossero rapporti di lavoro subordinato a tempo pieno, trattandosi, invece, di contratti da 10 ore a settimana”.
In questo scenario, “l’aspetto più inquietante rilevato – dichiara il leader della Cgil regionale – è che, pur avendo a disposizione ingenti risorse finanziarie, dalle royalties del petrolio alla programmazione in corso (circa 350 milioni di euro ancora non utilizzati) e tralasciando le future risorse del Pnrr e della nuova programmazione 21-27, non è stata attivata, a oggi, alcuna azione concreta per sostenere la perdita del poter d’acquisto dei salari e, tantomeno, per costruire una visione di sviluppo finalizzata a recuperare i posti di lavoro persi ed ad incrementare la base occupazionale esistente.
Per i grandi numeri occupazionali e per arginare in modo consistente la cosiddetta fuga dei cervelli, la Basilicata ha bisogno di investire da subito – conclude Summa – nel potenziamento delle infrastrutture immateriali e materiali per consentire alla nostra regione di essere finalmente connessa e collegata al resto del Paese, per non dire del mondo. È necessario poi puntare ad investimenti industriali rilevanti, in grado di esercitare l’effetto-leva in termini di occupazione e di sviluppo dell’indotto. Occorre pensare a investimenti produttivi che devono puntare al no oil, al post-petrolio, alla decarbonizzazione dei cicli produttivi, che sfruttino e valorizzino le risorse naturali di cui la nostra regione dispone in grande quantità (acqua, forestazione, energia, ambiente naturale) potenziando in tali settori il sistema della ricerca, della formazione, dell’occupazione e del trasferimento tecnologico. Senza trascurare azioni per migliorare i servizi a cittadini e imprese, il benessere e il welfare.
Basta con la dispersione delle risorse a pioggia – chiosa il segretario – occorre concentrare energie e investimenti in pochi ma efficaci interventi strategici in grado effettivamente di determinare ricadute positive sul territorio regionale in termini di aumento del Pil e della sostenibilità ambientale oltre che in termini di riduzione della disoccupazione e dello spopolamento e di miglioramento della qualità della vita”.