Il passaggio alla transizione ecologica dei grandi players che operano in Basilicata deve rappresentare un’opportunità di sviluppo e occupazione per la nostra regione. Di seguito la nota integrale. Summa: “La transizione ecologica sta costringendo le multinazionali dell’oil gas a diversificare i loro settori di investimento nelle nuove tecnologie del green: la Basilicata, che è il maggior produttore di gas e olio d’Italia, ne deve diventare parte attiva. La Regione coinvolga e approfitti delle expertises dei grandi players che operano sul territorio regionale, oggi impegnate nei passaggi alla transizione ecologica, per delineare la strategia di sviluppo economico e produttivo della nostra regione per il dopo no oli”. Di seguito la nota integrale.
“Nel mondo le multinazionali dell’energia stanno raggiungendo ruoli e obiettivi sfidanti e sempre più ravvicinati nel campo delle produzioni di energia alternative. Questa transizione non può avvenire senza ricadute e opportunità per la Basilicata, che è il maggior produttore di gas e olio d’Italia”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Nel 2020-2021 – continua Summa – le sette maggiori compagnie petrolifere hanno ridotto le loro attività nel settore di 87 miliardi di dollari. Un cambiamento influenzato anche da un accelerato spostamento fuori dai combustibili fossili. In questo momento storico compagnie come Eni e Total, che operano in Basilicata, sono costrette a definire nuove linee di investimento per adeguarsi alla strategia di decarbonizzazione a lungo termine che l’Italia ha presentato a Bruxelles con il Pnrr e che pone a circa 300 GW l’obiettivo di rinnovabili al 2050 per la sola Italia.
Non si può pensare – denuncia il segretario – di estrarre in Basilicata e diversificare, invece, le nuove attività del no oil altrove, come avvenuto per i progetti di ricerca di idrogeno e di produzione di energia da anidrite carbonica. Oggi, la Basilicata, se vuole affrontare con serietà, visione e protagonismo il processo di transizione ecologica e il passaggio dall’oil al no oil, deve coinvolgere i grandi players che operano sul territorio regionale (Eni, Total, Stellantis, Ferrero) che oggi stanno adeguando la loro mission e le loro traiettorie produttive per il raggiungimento dell’ambiziosa sfida della neutralità climatica per il 2050 e indirizzare così le traiettorie di sviluppo della nostra regione al dopo no oil.
Non è più il tempo della narrazione, dell’annunciazione di un piano strategico regionale privo di una delineata visione di sviluppo – aggiunge Summa -. Non è nemmeno più il tempo per le rappresentanze territoriali, spesso coinvolte dalla Regione nei processi programmatici e decisionali già a decisioni assunte. Questo deve essere il momento per definire una chiara proposta programmatica di sviluppo regionale, in cui mettere a valore tutte le risorse finanziare a disposizione del prossimo settennio: vecchia e nuova programmazione comunitaria, Pnrr e royalties per mettere a sistema sinergie, competenze e investimenti al fine di rilanciare e promuovere la Basilicata quale base di sviluppo produttivo su cui i grandi players che già operano sul territorio possano investire in ricerca, innovazione e sviluppo in questa fase di evoluzione e diversificazione verso la transizione verde.
Perché ciò si possa verificare – conclude il leader della Cgil lucana – la politica regionale deve riacquistare quella autorevolezza, capacità di mediazione e negoziazione che nel passato sono servite per portare sul nostro territorio investimenti a grande leva occupazione, come quello della Fiat, vincendo la sfida con altre regioni e territori”.