Summa (Spi Cgil Basilicata): “Sanità sempre più diseguale, invecchiamento demografico e declino dei diritti. Necessarie chiare scelte programmatiche, di strategia e di organizzazione, a partire dal superamento della legge regionale 2 del 2017”. Di seguito la nota integrale.
“La situazione complessiva della sanità pubblica italiana, e in particolare di quella di una regione del Mezzogiorno come la Basilicata, è sempre più grave ed allarmante, come testimoniano anche gli ultimi dati Agenas sulle performance delle aziende ospedaliere e territoriali pubbliche che fotografano il grande divario tra il nord e i sud del Paese”.
Lo afferma il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa.
“L’emigrazione sanitaria – prosegue – ha assunto dimensioni abnormi: ormai tra mobilità passiva e attiva siamo ad un disavanzo per la nostra regione di 85 mila euro. Se non si investe sulle strutture esistenti e quelle rivenienti dai fondi del Pnnr, questo deficit travolgerà il nostro sistema sanitario regionale con il rischio concreto di commissariamento, atteso che a fine anno il disavanzo previsto sarà ben al di sopra del 5 per cento.
Per risolvere i problemi della sanità lucana – afferma Summa – sono necessarie chiare scelte programmatiche, di strategia e di organizzazione, a partire dal superamento della legge regionale 2 del 2017 che ha accorpato gli ospedali del territorio di Potenza (Lagonegro , Villa D’agri e Melfi) all’azienda ospedaliera regionale San Carlo, inficiando la loro capacità di offrire un servizio autonomo sul territorio e compromettendone la funzione di ospedali territoriali necessari per una concreta e funzionale integrazione socio sanitaria.
Il servizio sanitario regionale – prosegue Summa – ha bisogno di nuove regole di funzionamento e del coraggio di una visione che permetta di valorizzare il grande patrimonio di competenze. Vanno potenziati i servizi per garantire il diritto alla salute. Servono riforme coraggiose, non bonus una tantum e operazioni clientelari, servono nuove risorse commisurate al crescente squilibrio demografico. In Italia ci sono 14 milioni di pensionati, di questi quasi 190 mila sono in Basilicata.
L’Italia è il paese più vecchio al mondo, dopo il Giappone, con il 24 % di over 65 (25,3 % in Basilicata), uno squilibrio demografico determinato da un lato dall’allungamento della vita e dall’altro dalla bassa natalità: circa 1,2 figli per famiglia, in Basilicata addirittura al di sotto, 1,1figli per famiglia,
Oggi, per ogni pensionato abbiamo 1,6 lavoratori: continuando con questo trend, il rapporto peggiorerà sempre di più e nel 2050 potrebbe diventare di uno a uno, determinando una base imponibile tale da rendere insostenibile il sistema con l’impossibilità di garantire pensioni e sanità. In Europa siamo il paese che spende meno in sanità: Francia e Germania vi dedicano l’11 per cento del Pil, il Regno Unito il 9,5 per cento mentre noi ci fermiamo al 6,3 per cento.
Dobbiamo costringere il governo a cambiare indirizzo e garantire la sostenibilità della sanità pubblica ed universale, aumentando la spesa e portandola in linea con gli altri Paesi europei. Riportare la spesa sanitaria almeno al 9 per cento significa destinare al servizio sanitario pubblico 60 miliardi di euro, che significa in proporzione circa 500 milioni in più al nostro fondo sanitario regionale rispetto agli attuali circa 1,1 miliardi. Una battaglia che va fatta con tutta la nostra forza”.