Summa (Spi Cgil): “Dai governi di centrodestra nessun confronto, sia a livello nazionale che regionale. Ecco perché mobilitarsi. Scendere in piazza è diventata l’unica strada percorribile”. Di seguito la nota integrale.
“Abbiamo dinnanzi a noi sfide difficili e complesse per difendere il lavoro, rimettere al centro della nostra iniziativa sindacale la condizione di milioni di pensionati nel nostro Paese, dei tanti giovani che sono coloro che stanno pagando il prezzo più alto: precarietà, sfruttamento e nessuna prospettiva di futuro. Quello che manca oggi è la volontà da parte del Governo di confrontarsi con i sindacati. Un atteggiamento tipico proprio dei governi di centrodestra, che riscontriamo tanto a livello nazionale quanto a livello regionale. Ecco perché mobilitarsi. Scendere in piazza è diventata l’unica strada percorribile”. Lo ha detto il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, annunciando al direttivo che si è svolto a Potenza la partecipazione dello Spi Cgil alla manifestazione unitaria confederale promossa da Cgil, Cisl e Uil il 20 maggio a Napoli. “Una mobilitazione necessaria – ha sottolineato Summa – per sostenere le richieste unitarie avanzate da Cgil, Cisl, Uil e da tutte le categorie nei confronti del Governo e del sistema delle imprese perché c’è necessità di un vero cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali”.
Per Summa la mobilitazione “pone al centro le vere questioni da affrontare nel nostro Paese: il superamento del lavoro precario, una seria riforma fiscale, una riforma delle pensioni degna di questo nome, la tutela del diritto alla salute e all’istruzione, l’annullamento del progetto di autonomia differenziata. Bisogna aumentare i salari – afferma -, abrogare le tipologie di contratto atipiche e precarie, rinnovare i contratti, ridurre la tassazione sui lavoratori dipendenti e i pensionati che pagano il 94% dell’Irpef, rilanciare la sanità pubblica e le politiche industriali perché per creare lavoro bisogna fare investimenti usando bene le risorse finanziare a disposizione a partire da quelle del Pnrr che, al contrario, stiamo rischiando di perdere”. In particolare per il segretario dello Spi Cgil della Basilicata “serve una riforma fiscale vera, che risponda alle nostre richieste di un patto di coesione sociale. Il taglio del cuneo fiscale previsto dal Def è una manovra di respiro corto. Durerà sei mesi e non risolverà i problemi, soprattutto, di fronte a una inflazione a due cifre. Insomma, uno specchietto per le allodole, quando, invece ci vorrebbe un vero e proprio intervento strutturale. se si aumentano i salari momentaneamente e di poco, se si toglie il reddito di cittadinanza e si continua a fare cassa sui pensionati ci ritroveremo sull’orlo di un precipizio”.
Tra i settori più colpiti, la sanità, “che resta in piena emergenza. Il sistema sanitario pubblico rischia di saltare. L’unica strada – afferma Summa – è l’aumento strutturale della spesa sanitaria, investendo e superando la logica dei tagli. Se non si attua una politica di assunzioni di medici e infermieri non si riuscirà a garantire il rilancio della sanità pubblica. E questo non farà altro che avvantaggiare la sanità privata, già oggi scelta obbligata per dribblare storture ormai strutturali, come proprio, la carenza di medici e le lunghe liste di attesa. Invece bisognerebbe puntare sull’incremento del livello di finanziamento del Fondo sanitario nazionale e avviare un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazione del personale precario. Occorre, inoltre, avviare un percorso serio che riguarda un altro tassello importante: la legge sulla non autosufficienza. Servono risorse adeguate, anche attraverso un fondo nazionale pubblico di natura universale, che garantisca la presa in carico della condizione di fragilità delle persone anziane. Ecco perché dobbiamo continuare la nostra mobilitazione, partita il 30 marzo scorso in Basilicata, con il lancio della campagna di ascolto Il diritto ad essere curati, un’indagine conoscitiva che stiamo svolgendo con le Università di Salerno e della Basilicata i cui risultati verranno presentati successivamente”.
Per Summa la sanità sarà ulteriormente messa a rischio dal ddl sull’autonomia differenziata: “È di questi giorni il lancio di allarme delle stesse strutture tecniche dello stesso Senato sulle effettive ricadute del dl Calderoli sul rischio effettivo di un aumento concreto sulle disuguaglianze e sul pericolo di un indebolimento dei servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione. Ricordo a tutti che con il suo voto favorevole Bardi ha svenduto i diritti dei lucani per interessi personali e di partito”. Diversi gli appelli al governo regionale affinché facesse un passo indietro, caduti nel vuoto.
“In Basilicata – riprende il segretario dei pensionati lucani della Cgil – assistiamo allo stesso copione di quanto sta accadendo a livello nazionale. Il minimo comune denominatore dei governi di centrodestra è di evitare il dialogo e qualsiasi apertura con le persone e le parti sociali. Così facendo si restringono gli spazi democratici e non si fa il bene dei cittadini e dei territori. in questi anni chi governa la Regione non ha fatto nulla per invertire la rotta. E con l’ultimo Documento di economia e finanza il governo Bardi ha confermato la sua inadeguatezza nel disegnare una prospettiva di sviluppo per questo territorio e per i suoi cittadini. Sono state previste azioni generiche dettate che muovono esclusivamente su quelle che sono le direttrici del Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza prevedere risorse aggiuntive, un piano di rilancio, obiettivi, indicatori. Insomma, senza una strategia di rilancio per il territorio. Non si è andato oltre le componenti di innovazione e ammodernamento delle dotazioni strutturali tecnologiche e digitali. Manca attenzione al personale e all’incremento di personale. Da tempo – conclude Summa – denunciamo che il comparto è in un vero e proprio stato di degrado. Per il settore socioassistenziale con le risorse messe a disposizione del governo nazionale bisognerebbe andare nella direzione che porta all’adozione del regolamento e in particolare l’accreditamento delle strutture deputate a garantire l’assistenza domiciliare. Sono necessarie e subito azioni concrete con risorse adeguate a garantire il diritto all’assistenza ai circa 60mila lucani non autosufficienti”.