“Per fermare il disegno di legge dell’autonomia differenziata di Calderoli serve una mobilitazione unitaria in tutte le regioni, da Nord a Sud. Non è non può essere una mobilitazione del Sud contro il Nord, ma deve essere una mobilitazione di tutto il Paese”.
A sollecitarla è il segretario regionale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Siamo dalla parte dei territori, dei sindaci, ma soprattutto della Costituzione. E bene ha fatto il presidente Anci, Antonio De Caro, nella lettera inviata al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie a ribadire che serve valutare con attenzione gli effetti che le nuove norme hanno sulle comunità, richiamando la necessità di ascoltare i sindaci.
Il disegno di legge sull’autonomia differenziata – spiega Summa – assesta un colpo mortale all’unità d’Italia, alla Repubblica voluta nel 1946 dal popolo italiano. È una autentica aggressione ai principi costituzionali e al senso fondante che tiene insieme territori e comunità. Ed è destinato a generare il caos politico-amministrativo nel Paese e anche nei rapporti con l’Ue e col resto del mondo. Per questo è necessario spiegare che senza una linea unitaria del Paese questo disegno non porterà nulla di buono, se non una spaccatura del Paese. Senza il Mezzogiorno – prosegue – il nostro Paese non può crescere perché non può compiere balzi in avanti un Paese mutilato. Il Mezzogiorno, al contrario, ha bisogno di crescere. Ha bisogno di investimenti per le infrastrutture sociali, il welfare, per affrontare la sfida delle transizioni, da quella ecologica a quella digitale. E rispetto a questi temi serve che tutto il Paese assuma la centralità per la crescita del Sud, quale priorità nazionale. Per questo la priorità non può essere un trasferimento di ulteriori funzioni dallo Stato alle Regioni che apra la strada alla regionalizzazione spinta ma la definizione e, ancor meglio, l’attuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) che permetta, fra l’altro, di riequilibrare i livelli della spesa pubblica, ancora molto differenziati, fra Mezzogiorno e Centro Nord.
In questi anni – aggiunge il segretario – abbiamo visto come la regionalizzazione del servizio sanitario nazionale e le relative privatizzazioni abbiano causato disastri, negato diritti a milioni di persone e amplificato l’impatto della pandemia da Covid 19.
In 10 anni sono stati persi 40 mila posti letto, tagliati finanziamenti per 37 miliardi di euro; il collasso nei pronti di soccorso e le lunghe liste di attesa negano di fatto il diritto alla salute determinando uno sfaldamento del nostro servizio sanitario pubblico universale. Una situazione che non è più sostenibile che sta destrutturando il sistema pubblico a favore di quello privato. Il progetto avviato porterebbe ad uno smantellamento non solo della sanità pubblica, così come della scuola, con inevitabili ripercussioni su anziani e fasce deboli. Così come va messa mano ad una riforma degli articoli 116 e 117, di quella modifica del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra nel 2001 e purtroppo mai riformata, che contengono elementi che mettono a rischio l’unità del Paese prevedendo, che nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa.
Per questi motivi “bisogna fermare questo disegno pericoloso che spacca il Paese – conclude Summa – che produrrà marcate differenze regionali sulla base delle diverse possibilità di spesa dei territori, ampliando le disuguaglianze sociale e causando la frammentazione dei diritti e delle tutele, con il rischio concreto di vedere cancellati anni di lotte e di conquiste sul fronte dell’omogeneizzazione delle prestazioni e dell’unitarietà del Paese”.