Il materano Giovanni De Meo, esperto di logistica e membro dell’Associazione Zes Lucana, interviene sul tema delle zone franche intercluse e del possibile corridoio doganale Taranto/Ferrandina. Di seguito la nota integrale.
E’ il caso di dire la nave va, lentamente ma inesorabilmente la nave Zes Jonica dopo essere stata armata del Piano strategico interregionale è salpata e prende il largo. La vela si sta ingrossando dopo un periodo di bonaccia. Dopo la pubblicazione del decreto per il credito di imposta automatico si è insediato il Comitato di indirizzo presieduto dal presidente della Autorità di sistema portuale,
Sergio Prete, che governerà la stessa rilasciando come sportello unico amministrativo le previste autorizzazioni. Le Regioni Puglia e Basilicata rispettivamente devono predisporre i due pacchetti localizzativi territoriali omogenei in uno con i rispettivi comuni e con le area di sviluppo industriale.
Soprattutto la “Cabina di pilotaggio”, che si posiziona tra il Comitato di indirizzo e le Strutture di progetto delle due regioni, deve avere al suo interno organi tecnici, come ha già fatto la Campania. La Legge di bilancio 2020 approvata ha inserito la Zona Franca Doganale interclusa del Porto di Taranto. Ora dovrà essere un decreto del direttore dell’Agenzia delle Dogane ad approvare la perimetrazione e regolamentazione che farà il Presidente del Porto di Taranto. Chissà se è stato previsto anche un corridoio con il retroporto lucano che insieme alla digitalizzazione e quindi a quelle strutture immateriali permetterà di avere una Smart Zes. Nei corridoi possono essere
posizionati i depositi doganali in Basilicata ove la merce potrà essere sdoganata, controllata con il sistema 5G e non pagare dazio per lo stoccaggio, il deposito, la lavorazione e rispedita, con grande risparmio per le imprese. D’altronde gli incentivi fiscali e le agevolazioni doganali, al pari della semplificazione normativa e amministrativa rappresenta uno degli elementi di attrattività per le imprese che decidano di localizzarsi e di investire nell’area Zes lucana. Il Comune di Ferrandina con la rispettiva Asi Valbasento si è attivato e il 19 dicembre ha fatto sentire la sua voce politica.
Adesso serve un incontro tecnico. Nel frattempo l’area Asi di Ferrandina, deve rivalutare il progetto della piattaforma dell’agroalimentare detenuto dalla Provincia di Matera affinchè non si crei un doppione dell’Agromed, finanziata già con 10 milioni di euro e da poco trasferita da Taranto Castellaneta con la benedizione del CIPE. Matera, distratta dai fasti culturali, non ha compreso che l’unico modo per connettersi e ricucire una relazione economica è di mettere in rete le Asi di La Martella e Jesce con la Zes Jonica per conferire alle rispettive aree un valore localizzativo. La Zona Franca doganale di Taranto sarà la terza in Italia, dopo Trieste e Venezia, e con il terminal container internazionale di Yiliport darà competitività alla Zes Jonica ponendola all’attenzione di quei grandi investitori esteri che come ha detto Irene Pivetti, presidente di Assofer, Associazione che raggruppa gli operatori ferroviari e intermodali italiani e che aderisce a Confetra, sono alla ricerca in Europa di un vantaggio competitivo oltreché di quelle aziende medie che decideranno di insediarvisi o fare
nuovi investimenti. L’Associazione Zes Lucana è impegnata a dare attuazione alla free zone con i depositi doganali pubblici e privati e integrare il territorio retroportuale di Taranto con i corridoi doganali stradali e ferroviari. Nel frattempo il Porto di Taranto ha ripreso i contatti iniziati 10 anni fa con lo snodo ferroviario di Bologna e di Padova per i treni merci che già partivano da Taranto, evidenziando grande attenzione alla logistica su rotaia, che permetterà di poter raggiungere l’Asia via terra, almeno per quelle merci che necessitano di giungere da un capo all’altro del globo in breve tempo rispetto alla via del mare.
Nella foto Giovanni De Meo e Irene Pivetti