T3 Innovation chiude. Il progetto di trasferimento tecnologico della Regione Basilicata, presente e attivo dal settembre 2017, chiuderà i battenti a fine gennaio 2020. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
T3 Innovation chiude. Il progetto di trasferimento tecnologico della Regione Basilicata, presente e attivo dal settembre 2017, chiuderà i battenti a fine gennaio 2020.
La gara vinta e affidata ad un RTI, infatti, in scadenza il prossimo 31 gennaio 2020 e prorogabile per altri 3 anni a discrezione dell’amministrazione regionale – Dipartimento Attività Produttive – Assessore Cupparo, pare non sarà rinnovata sebbene tutti i risultati previsti da contratto siano stati raggiunti, con un ottimo riscontro da parte del territorio.
Numerosi gli imprenditori, dei ricercatori e dei giovani startupper che, in questi mesi, hanno esplicitamente dichiarato la loro soddisfazione rispetto ai servizi loro erogati da T3.
Non banali anche gli endorsment (qui e qui) della maggior parte degli stakeholders istituzionali lucani che hanno riconosciuto in T3 un player centrale per lo sviluppo del territorio in termini di innovazione, competitività, stabile connessione tra ricerca e impresa. La direzione, insomma, espressa dall’UE in tutti i documenti ufficiali e indispensabile all’utilizzo dei fondi europei, FESR, FSE in primis, a livello regionale.
Per insondabili motivi, T3 Innovation, riconosciuta quale best practice prima a livello regionale e poi nazionale su questi temi, si è evidentemente trasformata per l’Amministrazione regionale, o una parte di essa, nell’elemento sacrificabile e simbolo posticcio di discontinuità con la passata legislatura. Senza che vi sia però un oggettivo collegamento tra le cose. E senza che vi sia, in ciò, un cambiamento migliorativo: questa azione sarà solo in grado di creare disoccupazione altamente qualificata.
In una regione in cui ci si lamenta, infatti, della continua migrazione di cervelli, entro fine gennaio saranno licenziati in tronco oltre 20 dipendenti di T3 Innovation (a molti di loro è stata già formalmente notificata la cessazione del rapporto di lavoro a cominciare dal 1 febbraio), privati di una prospettiva lavorativa in linea con il loro potenziale professionale, senza una concreta alternativa sul territorio. In un periodo storico nel quale si continuano a fare proclami e a stracciarsi le vesti leggendo i dati SVIMEZ o dichiarando che il futuro risiede per l’appunto nell’innovazione.
In un contesto regionale nel quale ancora non sono chiari gli impegni di spesa raggiunti a valere sui fondi FESR, su cui il progetto viene finanziato, ma in cui risulta abbastanza evidente la difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di spesa dichiarati per non parlare del concreto impatto sul territorio degli stessi, la chiusura del progetto assume, se possibile, una sfumatura grottesca.
I tempi per scongiurare questa débâcle sono strettissimi: il Presidente e la Giunta hanno davvero intenzione di assumersi la responsabilità politica, quale primo concreto atto in tema di lavoro di questa amministrazione, di abbandonare concretamente il tema dello sviluppo incentrato sull’innovazione e di lasciare letteralmente per strada dal 1 febbraio oltre 20 madri e padri di famiglia, tutti giovani lucani, che non hanno avuto altro torto se non fare, al meglio e con oggettivi risultati, quanto previsto dal loro contratto di lavoro?