Il Decreto del Ministero della Salute del 23/06/2023 – Tariffe prestazioni specialistiche ambulatoriali – che troverà applicazione dal primo gennaio prossimo rappresenta “una criticità assolutamente preoccupante per gli effetti negativi che ne deriveranno”. Così in una lettera all’assessore regionale alla Salute Francesco Fanelli e al direttore del Dipartimento Massimo Mancini si esprime Roberto Cicchetti, Presidente ANISAP Basilicata, unitamente ai rappresentanti di Federbiologi e Federlab, associazioni di strutture ambulatoriali private che annoverano la quasi totalità dei laboratori di analisi privati/accreditati.
“Giova ricordare che – scrive Cicchetti – questa Regione ha già visto non più tardi di due anni fa (2021) la adozione del cosiddetto Tariffario Balduzzi (DM 18/10/2012) a sostituzione del Tariffario Regionale. E’ più che noto, che tale tariffario (cd Balduzzi), già oggi risulta penalizzante per le strutture ambulatoriali, ed in particolare per le strutture di laboratorio, le quali hanno subito una penalizzazione tariffaria media del 40% rispetto al Tariffario Regionale. Il Nuovo Nomenclatore Tariffario, come da DM del 23/06/2023, contiene, come se non bastasse, un irrazionale ribasso ulteriore delle tariffe, soprattutto di laboratorio, che si attesta a -30% (dato medio con punte del -40%) rispetto al Tariffario Balduzzi. Questo palese quanto accertato elemento di criticità – continua il presidente ANISAP Basilicata – metterebbe, le strutture ambulatoriali che operano in regime di accreditamento con il SSR, nella condizione di non poter sostenere il ruolo di erogatori di prestazioni con evidenti e inesorabili problemi a carico del cittadino e del Sistema Sanitario Regionale. Le motivazioni di ciò sono quanto mai comprensibili per il fatto che le strutture non coprirebbero i costi di produzione, tanto più in Basilicata dove non vi è possibilità di fare economie di scala e massa critica. Siamo inoltre convinti che la applicazione del Nuovo Nomenclatore Tariffario risulterebbe diseconomico anche per i laboratori delle strutture pubbliche, che vedrebbero aumentare vertiginosamente i costi di gestione in relazione agli incassi estremamente ridotti derivanti dal ticket. Inspiegabile, inoltre, è la logica che sottende l’adozione di questo provvedimento a dir poco distruttivo per le strutture che lo subiranno, pubbliche e private. Infatti da società scientifiche autorevoli (SIBIOC), da altre sigle associative di caratura nazionale, e già da alcune Regioni, sono state avanzate critiche. La SIBIOC, in una lettera aperta al Ministero – si ricorda nella lettera – scrive “l’analisi dei dati pur limitati e parziali indicano già una assoluta insufficienza delle nuove tariffe proposte a coprire i costi reali”. Tra le regioni, l’ Emilia Romagna, ad esempio, lo ha approvato ed adottato (DGR 1775 del 23/10/2023) ma “mantenendo le tariffe in vigore (quelle del tariffario regionale) limitatamente alle prestazioni la cui variazione comporterebbe un peggioramento dei risultati economici di esercizio”, quindi un nuovo nomenclatore tariffario modificato, oggetto di monitoraggio periodico per “valutarne la positività delle ricadute economiche in relazione alla attività erogata”. La Regione Lombardia ne ha approvato soltanto la parte che riguarda il nomenclatore con i relativi codici ma non le tariffe correlate, aprendo un tavolo di confronto sulle stesse. Anche la Regione Toscana ha approvato (DGR 1297 del 06/11/2023) il Nuovo Nomenclatore Tariffario, “fatta eccezione per le tariffe delle prestazioni di laboratorio per le quali non risultano congrue rispetto ai costi dei fattori produttivi impiegati per le singole prestazioni”. Le regioni Campania e Puglia hanno chiesto espressamente al Ministero una proroga tecnica in quanto vi sono numerose complicazioni di allineamento dei codici che non permetterebbero la fruizione delle esenzioni per patologie, oltre che problemi di natura economica. Quindi, da quanto risulta a livello nazionale, la questione – afferma Cicchetti – è particolarmente complessa e delicata sia per ragioni puramente economiche che per ragioni gestionali. Quest’ultimo aspetto assolutamente non trascurabile in quanto incide sulla applicazione dei LEA e quindi sulla fruizione del diritto alla salute del cittadino”.
Per le ragioni esposte, seppure sinteticamente, “dato l’elevato grado di criticità che ne deriva” Cicchetti ha chiesto “un differimento del termine di applicazione del suddetto Nomenclatore Tariffario previsto per il 01/01/2024” e un incontro urgente per “un utile confronto sul tema al fine di individuare una soluzione condivisa a tutela dell’interesse della Regione Basilicata, dei cittadini e delle strutture sanitarie”.