Tavolo Verde Puglia e Basilicata: “La didattica a distanza è un mediocre e dannoso espediente”. Di seguito la nota integrale inviata dal presidente Francesco Malvasi.
Un qualsiasi vocabolario di lingua italiana ci dice che la didattica “è la scienza dell’insegnamento”; l’insegnamento è esposizione di conoscenze, di esperienze, di argomenti con metodi, mezzi e strumenti diversi; l’insegnamento è un processo razionale di relazioni fra simili, necessario a potenziare le attitudini e a valorizzare l’intelligenza e le capacità in modo che il singolo sia in grado di progettare, evitare errori o danneggiare sé stesso, sia in senso materiale che morale; l’insegnamento è il coinvolgimento diretto dell’umana specie per l’acculturamento generale e diffuso in spazi adeguati, vivibili, predisposti alla socializzazione, all’incontro ma anche al confronto.
Il significato di cultura, volendo seguire il pensiero gramsciano, è capacità di comprendere sé stesso ed altri, avere consapevolezza di tutto e di tutti; essere partecipi e protagonisti della storia, intesa come storia di tutti gli uomini. La scuola, la didattica, l’istruzione, quindi, sono strumenti della e per la cultura, e sono al contempo fondamentali per la crescita e il progresso, tanto che la civiltà dei popoli si afferma con la cultura diffusa, con l’istruzione, con il sapere, e viene a concretizzarsi nel principio dell’uguaglianza civile e nella democrazia e libertà individuale e collettiva. Lo Stato di diritto, cioè laico, si fonda sulla stessa scuola, sul diritto allo studio e sulla libertà d’insegnamento. L’emergenza sanitaria ed economica che vive il mondo non può e non deve spingere le istituzioni nazionali ed europee ad abbandonare l’istruzione facendola passare in secondo ordine, nella consapevolezza che essa ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà l’arma più potente che l’umana specie ha a disposizione per superare i momenti più difficili e prospettarne di nuovi. Spiace constatare come vi sia inoltre, a tutti i livelli, una morbosa propensione a tutelare gli interessi economici di alcune categorie e a tutelare gli interessi dei poteri forti, mentre poco si fa per riaprire la scuola e riprendere la didattica in presenza, o quantomeno ad organizzare un’attività educativa e formativa che guardi oltre il presente in modo da poter rinsaldare e ristabilire la coesione sociale, la quale è minata soprattutto da chi ignora la grandezza della scienza e da chi fugge dal tempio del sapere, con tentativi anche manifesti di anteporre il dio denaro alla cultura. È evidente a tutti che in molti luoghi di lavoro e di produzione di beni materiali e immateriali si continua a produrre così come nel passato, mentre la scuola, parliamo di quella pubblica, continua ad essere limitata nelle sue nobili funzioni anche attraverso la didattica a distanza.
Se è vero che le istituzioni scolastiche sono state poste in condizioni di sicurezza perché non ritornare con più strumenti e mezzi e con nuove soluzioni ad insegnare ai giovani il senso e l’importanza del sapere, con il riutilizzo di strumentazioni, laboratori, sperimentazione e ricerca in spazi e luoghi comuni?