Teknoservice, replica a Gianni Rosa, Assessore all’Ambiente della Regione Basilicata. Il parere di un Comune che è destinato ad ospitare un impianto di trattamento e di recupero dei rifiuti non è mai, ai sensi della legislazione relativa alla Valutazione di Impatto Ambientale e dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, vincolante. Una Regione, quindi, può decidere in piena autonomia sull’iter autorizzativo.
“La Corte Costituzionale – spiega Alberto Garbarini, Direttore Generale della Teknoservice – con sentenza 231/2019 ha dichiarato illegittimo l’articolo 17, comma 7, del Piano Regionale Rifiuti della Regione Basilicata. Quindi per motivi di Interesse Nazionale per gli impianti destinati al recupero di energia e/o materia decade il principio di prossimità e autosufficienza Regionale. Pertanto, non autorizzare impianti di rilevanza socio-economica, di fatto, contribuisce all’insufficienza impiantistica nazionale ed in particolare sulla macro area geografica del Mezzogiorno. In relazione alla distanza del sito al Fosso della Chiobica ci permettiamo di sottolineare che tale “fosso” è registrato come opera idraulica ai sensi del Regio Decreto 523 del 25 luglio 1904. Da tale data sono passati 117 anni e quello che un tempo potesse avere una qualche rilevanza di pubblica utilità sicuramente nel corso di questo lungo periodo è tornato ad essere esclusivamente un “fosso” nel quale si raccolgono acque, di nessun utilizzo pubblico, saltuariamente e solo in occasione di abbondanti precipitazioni. Teknoservice ha inoltre dimostrato con Relazione Tecnica in data giugno 2020 che, indipendentemente da qualunque destinazione d’uso, in alcun modo i 2 sistemi idraulici (impianto di recupero dei rifiuti e Fosso della Chiobica) sarebbero mai potuti venire in contatto. Ciò considerato la Regione avrebbe potuto derogare o modificare il PRGR per autorizzare l’opera e non viceversa usare un vincolo vecchio di 117 anni in modo pretestuoso per fini opposti”. E ancora. “In merito all’ipotetico inquinamento acustico ed olfattivo, criticità sollevata dal Comune di Pisticci, la Teknoservice ha prodotto nel dicembre 2018 due relazioni tecniche che hanno evidenziato che nessun incremento di tali parametri potesse essere in alcun modo generato dall’impianto di trattamento in oggetto. In relazione al piano Paesaggistico del Metapontino, inoltre, nessun Ente competente in materia ha prodotto pareri contrari alla realizzazione dell’investimento. La realizzazione dell’impianto avrebbe riqualificato l’area, occupata ora da una vecchia fornace abbandonata da decenni, invece che, come sostenuto da qualcuno, penalizzarla”. Conclude Garbarini. “L’impianto di Lauria è autorizzato per ricevere 10.000 tonnellate anno in trattamento aerobico con produzione di compost, l’impianto di Venosa per 18.000 tonnellate anno anch’esso in trattamento aerobico con produzione di compost. È evidente che tale impianti, tralasciando i volumi insignificanti, usando tecnologie che oltre tutto non prevedono il recupero energetico, siano obsoleti , con prestazioni insufficienti e necessari di una discarica di servizio. Infine, tale configurazione impiantistica, non potrà diminuire, in danno dei cittadini Lucani, il prezzo di smaltimento della FORSU nella Regione Basilicata. Nessuna notizia, agli atti della Regione Basilicata, sui progetti di Potenza e Colobraro”.