Un quinto del territorio regionale cioè circa 200 mila ettari è caratterizzato da terre civiche di appartenenza, per legge, alle comunità dei comuni o parte di esse. La materia è normata dalla legge del 16 giugno del 1927 n° 1766 e del R.D. 332/28. Le Regioni in forza del trasferimento di alcuni poteri (D.P.R. 11/72 e D.P.R. 616/77) esercitano tutte le funzioni amministrative già dei Commissari agli usi civici e del soppresso Ministero dell’agricoltura. La Regione Basilicata ciò nonostante ha dato scarsa importanza all’annosa questione delle terre civiche dimenticandosi che a partire dalla fine del 1800 e fino agli anni ’60 del secolo scorso, migliaia di ettari di terre civiche anche nella nostra Regione furono affrancati a favore delle comunità, riconoscendo ad esse il diritto di proprietà così come previsto dalle vecchie leggi e da quelle su citate. La Regione Basilicata ha fatto ben poco per la sistemazione del demanio civico, trascurando sostanzialmente sia la valenza economica, sia quella sociale oltre che quella ambientale dei beni civici. Infatti gran parte del demanio civico ad indirizzo silvo-pastorale versa nell’ abbandono e nell’indifferenza generale anche degli Enti Locali a causa della mancanza di un Piano Generale di Recupero e Valorizzazione di questo importante bene ecologico che si estende su circa 150 mila ettari. La restante superficie, quella ad indirizzo agricolo-zootecnico, posseduta e coltivata da migliaia di coltivatori fin dal anni ’40 in poi, di civico ha soltanto la natura giuridica poiché è stata trasformata in organizzate aziende agricole ad indirizzo intensivo o semi intensivo con l’impiego di capitali e lavoro privati con riflessi positivi sull’occupazione, sulla crescita e sullo sviluppo generale di molti comuni; l’economia di diversi paesi lucani si basa sul razionale utilizzo di terre civiche a destinazione agricola (Pisticci, Bernalda, Montescaglioso, Tursi, Cirigliano,ecc.) nonostante che gli utenti non dispongano di un bene a garanzia reale; nonostante che da tempo gli enti preposti siano stati investiti con autorevoli richieste di legittimazione e affrancazione così come previsto dalla Legge. In altri termini troppo tempo si è perso nel riconoscere a migliaia di utenti un diritto sancito dalla Costituzione che è quello del riconoscimento dell’appartenenza di un bene materiale figlio dell’utente stesso. Il perdurare di tale situazione origina sfiducia nelle Istituzioni e al contempo determina un diffuso stato di malessere e di disagio tra le comunità con riflessi negativi sul piano occupazionale e sul piano economico (mancati investimenti, limitazioni di accesso ai finanziamenti Comunitari, Statali e Regionali compreso l’ultimo PSR, mancanza di prospettive di stabilità sul territorio ecc.) in un momento in cui si chiede al mondo agricolo maggiori sacrifici e più investimenti per superare la crisi del settore primario e per dare un ulteriore contributo allo sviluppo. Per questo e per altre ragioni Tavolo Verde Basilicata invita tutte le Amministrazioni Comunali, l’Istituzione Regione Basilicata, i Partiti Politici, le Forze Sociali e Sindacali ad attivarsi al fine di dare risposte concrete, in tempi ragionevoli, a tutti quei cittadini legati a titolo diverso al mondo della produzione agricola e alle terre civiche, attraverso il riconoscimento del diritto alla legittimazione e contestuale affrancazione. Ulteriori perdite di tempo, rimbalzo di responsabilità tra i diversi Enti Istituzionali, istituzioni di inutili Commissioni, burocratizzazione dei percorsi, diffuse incompetenze in materia, non fanno altro che determinare disagio sociale, mancate opportunità di nuovi insediamenti di giovani e meno giovani in agricoltura ed incrementare purtroppo la schiera degli inoccupati e dei disagiati. Tavolo Verde infine invita la Regione Basilicata e specificatamente l’Assessore all’agricoltura e il Responsabile del relativo Dipartimento ad intervenire su chi di competenza per accelerare i tempi per la soluzione dell’annosa questione.
Tavolo Verde Basilicata