TFA (Ex Firema), Fim-Cisl, Fiom Cgil e UIlm: “Tutto rimandato al tavolo regionale”. Di seguito la nota integrale.
Questa mattina in videoconferenza si è tenuto un incontro circa la vertenza che coinvolge i lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento di TFA ex FIREMA TRASPORTI. Alla riunione tra le organizzazioni sindacali e l’azienda era presente anche la Regione Basilicata.
TFA ha deciso di concentrare le attività sul sito di Caserta, assumendo in Campania 150 lavoratori, ma chiudendo il sito di Tito obbligando 35 lavoratori lucani al trasferimento coatto in Campania. Questa è la fotografia delle scelte industriali del gruppo Indo Campano che, negli ultimi anni, ha già determinato la chiusura di altri due siti Italiani. FIM FIOM e UILM, da sempre contrarie a queste scelte scellerate, unitamente ai lavoratori hanno dovuto affrontare la complessa vertenza ottenendo, nelle settimane precedenti, il posticipo della suddetta chiusura al 31 dicembre 2022.
L’incontro odierno doveva servire a consolidare gli impegni precedenti e a sancire il legame indissolubile dei lavoratori alle future destinazioni e usi dello stabilimento di Tito, come già richiesto dalle organizzazioni sindacali negli incontri precedenti. L’azienda, tuttavia, ha dichiarato che tale impegno non può essere assunto e ciò dimostra, a nostro avviso, che oltre ai licenziamenti mascherati da trasferimenti l’azienda intende tenersi le mani libere circa il business futuri legati al sito lucano.
Chiediamo nuovamente un incontro urgente alla presenza della rappresentanza politica lucana che deve essere conseguente agli impegni assunti dalla stessa affinché si possa creare il vincolo tra i lavoratori e il sito e ricercare una soluzione industriale che consolidi anziché indebolire il settore ferroviario in Basilicata.
Poiché TFA ha scelto di non rappresentare il futuro del settore nella nostra regione, chiediamo l’istituzione di un tavolo politico che comprenda i soggetti del ferroviario già presenti sul territorio per ricercare una soluzione reale e sostenibile ed evitare una “nuova emigrazione”.