Si è tenuto venerdì 3 luglio 2020 l’incontro tra la TFA e le OO.SS. nazionali e territoriali di FIM FIOM e UILM per la presentazione del piano industriale per il prossimo quinquennio.
Il piano è stato illustrato dal nuovo AD di TFA ing. Corradi e pone obbiettivi ambiziosi per il gruppo a partire dal triplicare, nel 2020, il fatturato consuntivato nel 2019 attraverso le commesse già in portafoglio ed in via di acquisizione e lo sviluppo di progetti per la realizzazione di nuove carrozze in alluminio oltre ai relativi sottoinsiemi impiantistici. Si prevede inoltre, per far fronte alla salita produttiva, un piano di assunzioni da realizzare sul sito di Caserta.
Fin qui dunque un piano ambizioso e, a differenza del passato, realizzato partendo dal posizionamento dell’azienda nel settore del Mass Transit per il quale ha competenze e progetti spendibili, un solo problema: per realizzare un ulteriore efficientamento dell’azienda – ha dichiarato l’AD Corradi – lo stabilimento di Tito Scalo non è sostenibile e le Lavoratrici ed i Lavoratori Lucani dovrebbero essere trasferiti a Caserta.
Questa impostazione aziendale non è nuova, dal 2015 TFA procede in questo modo riducendo la sua presenza sui territori, nel 2018 si è giunti a chiudere l’intera ingegneria di gruppo provando a trasferirla da Milano a Caserta salvo poi realizzare che i Lavoratori hanno rifiutato i trasferimenti e l’azienda che produce treni ed elettronica per i treni non aveva i professionisti che dovevano progettarli, allo stesso modo lo stabilimento di Tito ha professionisti che si occupano del cuore del treno, la trazione e l’elettronica, che rischiano di essere dispersi stante la decisione dall’azienda.
L’intera delegazione sindacale e segnatamente quella Lucana ha dichiarato insoddisfacente l’attuale formulazione del piano industriale ed ha chiesto all’azienda di arrestare ogni avanzamento rispetto ai Lavoratori di Tito per provare a costruire un percorso, in sinergia con le istituzioni Regionali e Nazionali, che riporti nello stabilimento Lucano le produzioni e gli investimenti necessari ad arrestare l’attuale terziarizzazione dei prodotti. Lo stabilimento di TITO è complementare a quello di Caserta e in questo senso deve continuare a dare, come negli ultimi 50 anni, il suo determinante contributo in un settore che è interessato da enormi investimenti per lo più pubblici nei prossimi anni.