Quello dei matrimoni è un business con un giro d’affari che, a livello nazionale, supera i 5 miliardi di euro. Ogni coppia spende dai 20 ai 50 mila euro per il giorno del matrimonio, dagli addobbi floreali, al bacchetto nuziale al viaggio di nozze. Un’attività fondamentale per le strutture lucane che ospitano il ricevimento, e per tutti quelli che concorrono alla preparazione della “giornata da favola” e che devono vincere la concorrenza spietata delle strutture limitrofe di Puglia e Campania. Pertanto, un ruolo decisamente rilevante spetta alle strutture che si occupano del pranzo-cena che è uno degli aspetti che rende indimenticabile il matrimonio. E’ quanto evidenzia uno studio del Centro Studi Turistici Thalia sottolineando che non a caso nella nota spese della coppia media la fa come sempre da protagonista il ricevimento (8-15mila euro, in media). La ripresa per il settore della ristorazione passa principalmente per due fattori: grande attenzione ai costi in modo da offrire un ottimo rapporto tra qualità e prezzo; garantire un’esperienza a 360 gradi con la somma di tante stimolazioni sensoriali che facciano trascorrere il ricevimento non certo come “abbuffata” e “sofferenza” per le ore al tavolo ma piuttosto come esperienza “totale”. Per il C.S.Thalia è la “ricetta” della buona cucina che cresce con esperienze sempre più originali ed interessanti anche in Basilicata. E’ il caso di Villa Arcobaleno di Brindisi di Montagna che per l’originalità di proposta dei piatti e la formula di ospitalità-servizio della sala ricevimenti ha ottenuto il Thalia 2013 (riconoscimento ad aziende turistico-ricettive particolarmente innovative).
La contraddizione – sottolineano gli operatori del C.S. Thalia – è che il settore ha perso consumi e nel primo trimestre 2014 si attende un’ulteriore contrazione. Eppure a incoraggiare è il trend di lungo periodo, che mostra un persistente spostamento dei consumi alimentari in favore di quelli extra-domestici. E contestualmente emerge evidente un risveglio della clientela per la cucina di qualità. Certo, i problemi non sono finiti, ma i ristoratori hanno capito che anche di fronte a un grosso problema si possono intravedere delle opportunità. Bisogna però interpretare tutto nel modo più corretto. Vale a dire?
“Per esempio – risponde Franco Lauria, director manager di Villa Arcobaleno – calibrando una nuova proposta o rimodulando l’offerta che vede il mantenimento al top della qualità dei piatti e del servizio offerti, a fronte di prezzi moderati e perfino con riduzioni. Ancora – è sempre la “ricetta” di Franco – cambio la carta quattro volte l’anno, ma non per seguire le mode. Amo la stagionalità, anche perché i prodotti freschi che ogni giorno mi portano i fornitori di fiducia costano meno. Risparmio sulle materie prime, un ingrediente chiave per chi fa una cucina di qualità, ma alla portata di tutti”.
Villa Arcobaleno – che si insinua nel verde della collina sottostante le Dolomiti Lucane, offrendo un’atmosfera di estrema raffinatezza specie per matrimoni – è diventata una sorta di “cantiere del gusto” dove sperimentare tradizione e cucina “stellata”. Le sale sono ampie ed eleganti ambienti che conservano raffinati arredi d’epoca, illuminati da pregiati lampadari di Swarovski. Il giardino, verdissimo e curatissimo, con piscina, custodisce scorci poetici tra le fonti e i suggestivi luoghi di sosta.
“Sicuramente – continua il director manager – con la nostra proposta di gusti è diventata tutto più divertente rispetto al ristorante stellato, e quando sei rilassato e ti diverti, si creano alchimie diverse, si punta molto sulla qualità dell’offerta pur avendo a che fare con un target più basso (dal punto di vista delle possibilità di spesa) rispetto al ristorante precedente. La sfida è far capire a un pubblico più ampio che ci può, anzi ci deve, essere qualità, anche con un pranzo di matrimonio senza spendere cifre pazze che richiedono altre sale ricevimenti pugliesi.” Lo “stellato” è o dovrebbe essere Curiosità, secondo la “filosofia” di Gualtiero Marchesi; voglia di guardarsi sempre intorno e semplicità sono i punti cardinali. E a guidarci sono ancora le stagioni e i prodotti. Infine fare squadra per trovare linee guida comuni allo scopo di creare un canovaccio di sostenibilità condivisibile a livello globale e comunicabile al consumatore in maniera efficace in risposta alle sue richieste, invitandolo a visitare i luoghi dove si producono i prodotti che gusta con la lentezza necessaria. Questo è il nostro messaggio di cucina dai “sette sensi” con la vista proiettata non solo sui piatti da gustare prima con gli occhi curiosi ma sull’intero territorio, dalla Grancia alle Dolomiti sino alle altre risorse naturali che sono tutt’uno con la formula di ospitalità”.
«In una civiltà in cui i grandi riti del passato sono tramontati – spiega Francesco Casetti, docente di film & media studies all’Università di Yale – cresce il bisogno di raccontare il grande evento di vita quotidiana, costruendosi una sorta di album dei ricordi in cui rispecchiarsi e diventare, almeno per un giorno, protagonisti della storia». Poi, lontano dai riflettori, si crea un nuovo profilo su Facebook per condividere con gli amici gli scatti più belli. Per restare sempre insieme, almeno nel grande archivio della Rete.
Ago 11