“Il turismo congressuale necessita, prima della pubblicità, di una rete efficiente di servizi, sistema trasporti, transfer, accoglienza, interpreti, organizzazione congressuale, attrezzature tecniche, non solo come audio visual, ma anche come prenotazioni dei congressisti, sistemi interattivi di comunicazione (un congresso è un momento di lavoro, l’ interazione tecnologica tra relazioni tecniche, video, telefonini, tablets ect.. è fondamentale) tipologie dei contenitori, sale, auditorium, professionisti capaci di fare formazione, team building, eps, ecc.. E poi il post congressuale, quindi enogastronomia (in questi casi non deve essere vista solo come prodotti tipici, ma poter spaziare anche nel vegano e nelle tipologie alimentari naturalistiche adatte a manager odierni), chiaramente animazione, escursioni tematiche , organizzazione del tempo libero con qualità e professionisti, con iniziative dinamiche e culturalmente originali e di spessore”. E’ il pensiero di Piero Scutari, presidente del Centro Studi Turistici Thalia in riferimento all’iniziativa assunta dall’APT.
“Se non si costruisce la base , le “fondamenta” cui faccio riferimento – aggiunge – fare mera pubblicità su riviste del settore congressuale non produrrà molti risultati. Il settore congressuale anche se in crisi è un segmento importante (il pil congressuale, in Italia, ammonta a 15 miliardi e 88 milioni di euro. Il settore dà lavoro a 287.741 persone, di cui 190.125 dipendenti a tempo pieno e 97.616 professionisti autonomi, e che ha aumentato di 97 milioni di euro la produzione delle aziende agricole, di 3,65 miliardi quella delle aziende industriali, di 6,9 miliardi quella degli alberghi e di 4,9 miliardi quella dei ristoranti), la Basilicata ha sempre trascurato questo settore per incapacità progettuale, affrontandolo solo con soluzioni semplicistiche come i contributi, senza mai affrontare la questione dal punto di vista progettuale e sistemico. Per questo – afferma Scutari – l’iniziativa dell’APT è ben venuta, ma non si distanzia dalla solita abitudine semplicistica che affronta le problematiche con i contributi o la pubblicità, ci vorrebbe invece più coraggio e costruire e progettare un settore come quello del congressuale, con competenza e professionalità. Senza pensare di imitare il sistema di turismo congressuale del Veneto, prima regione italiana nel settore dell’ospitalità, che nel corso del 2013 ha visto ulteriormente crescere gli arrivi, che sfiorano ormai i 16 milioni – è la proposta del C.S. Thalia – lavorare ad un “convention bureau”, un soggetto cioè che funga da interfaccia fra domanda ed offerta, è sicuramente utile ad intercettare una domanda di attività ed eventi che attualmente solo in minima parte scelgono Matera e Maratea. Una spinta viene dal progetto nazionale per il rilancio della meeting industry italiana presentato da tutte le associazioni di categoria, che vede Federcongressi&eventi compartecipe con Enit, Regioni, Confturismo-Confcommercio, Federturismo-Confindustria, Confesercenti-Assoturismo. Il progetto è contenuto in un documento programmatico sul rilancio della meeting industry italiana, che secondo le associazioni di categoria coniuga al meglio le azioni delle istituzioni e degli operatori e che è incentrato sulla costituzione di un convention bureau nazionale. La struttura dovrebbe comporsi di un’aggregazione di operatori privati promossa da tutte le associazioni imprenditoriali. L’organismo si dovrà dotare di un modello organizzativo flessibile che agirà in stretto coordinamento con (e con la legittimazione di) Enit, con le regioni e con tutte le strutture di pertinenza, primi fra tutti i convention bureau territoriali. E’ questo – conclude Scutari – un metodo per sottrarre all’improvvisazione il turismo congressuale con tutti i suoi effetti diretti ed indotti.
Mag 03