Tortorelli (Uil): buona occupazione con riduzione orario di lavoro a parità salario. Basilicata può svolgere una funzione di laboratorio. Di seguito la nota integrale di Vincenzo Tortorelli, segretario Uil Basilicata.
I dati diffusi oggi dall’Istat su occupazione e disoccupazione – in sintesi a gennaio l’occupazione cresce del 0,2%, pari a +35mila unità, ma risultano in calo i dipendenti a termine, gli autonomi e i giovani – rilanciano il tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, da non confondere con l’ipotesi della settimana corta. Per la Uil è questo un tema strategico che può vedere la Basilicata svolgere una funzione di laboratorio. E’ ampiamente provato che con la riduzione dell’orario a parità di salario si può aumentare il numero degli occupati, ridistribuendo le ore lavorate, e si possono ridurre le disuguaglianze. Bisogna farlo – come sollecita il segretario nazionale Pierpaolo Bombardieri – con il dialogo sociale e la contrattazione. Discutiamo, dunque, di produttività a 360 gradi, di un progetto per il nostro sistema industriale, di Industria 5.0 e di come far valere in Europa la nostra capacità di innovare, insieme. Per le donne a gennaio, però, cresce anche il numero delle disoccupate su base mensile (+38mila, +3,8%). E sempre rispetto al mese precedente, per le donne il tasso di occupazione e disoccupazione sono in crescita rispettivamente di 0,2 e 0,3 punti (al 51,9% e al 9,5%), mentre quello di inattività è in calo di 0,4 punti (al 42,6%).
Inoltre,secondo il sesto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, complessivamente, il 21,3% dei lavoratori italiani è occupato con forme contrattuali non standard (tempo determinato, part-time, collaborazioni). E la precarietà è giovane e ancor più donna e alimenta una parte significativa della mobilità nel mercato del lavoro: con forme contrattuali non standard per il 46,3% delle giovani lavoratrici e part-time involontario per il 20,9%. Nel decennio 2012-2022 gli occupati 15-34enni sono diminuiti del 7,6% e quelli con 35-49 anni del 14,8%, mentre i 50-64enni sono aumentati del 40,8% e quelli con 65 anni e oltre del 68,9%. I lavoratori invecchiano e in futuro ce ne saranno sempre meno: si stima che nel 2040 le forze di lavoro nel complesso saranno diminuite dell’1,6%, come esito della radicale transizione demografica che il Paese sta vivendo. Bisogna intervenire, sul lavoro precario, sul lavoro povero e contestualmente avviare una discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di trattamento economico.