La contrazione del valore aggiunto prodotto dalle unita’ locali di imprese e multinazionali è meno accentuata nel Sud (10,5%) rispetto Centro (14,4%) con la Basilicata che si attesta a meno 8,4%. Una contrazione comunque inferiore di quelle del Nord (9,5%) e del Nord-est (8,9%). Lo rileva l’ Istat, osservando che la contrazione colpisce (rapporto al 2020) in tutte le regioni le unita’ locali dell’Industria, Costruzioni, Commercio e Servizi. Il valore aggiunto per le multinazionali estere nel Mezzogiorno è in diminuzione del 13% e per quelle italiane dell’8,1%. In Basilicata, dove è nota la presenza di gruppi multinazionali italiani, il valore aggiunto prodotto dalle unità locali di imprese multinazionali italiane nel settore manifatturiero è pari al 42,0% del totale regionale e il fatturato raggiunge il 68,1%.
Il numero di Unità Locali in Basilicata è di 37.298 con 118.613 dipendenti, un fatturato di 1,6 milioni di euro, con il Valore Aggiunto che ammonta a 3,9 milioni di euro, il rapporto valore aggiunto dipendenti è del 33% e del 21,6% sul fatturato.
“I dati dell’Istat, anche se riferiti al 2020, consentono alcune riflessioni che si intrecciano con quelle fatte in occasione della discussione avvenuta ieri a Roma su iniziativa della Uil alla presenza del Segretario del Censis, Giorgio De Rita, e del Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, sul 56° Rapporto annuale, Censis. Intanto – commenta il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli – quel “vantaggio” riconosciuto dall’Istat per le nostre imprese di reggere meglio all’impatto della crisi ha bisogno di una verifica aggiornata perché negli ultimi due anni lo scenario è cambiato e gli effetti della crisi internazionale ha trascinato anche le nostre piccole e medie imprese. Un altro aspetto è quello dei grandi player e multinazionali che, come conferma l’Istat, nel manifatturiero hanno un peso importante su valore aggiunto e fatturato complessivi dell’apparato industriale regionale. Al manifatturiero c’è da aggiungere l’alimentare con la presenza di grandi gruppi italiani ed esteri accrescendo l’occupazione. Per questa ragione – aggiunge Tortorelli – non possiamo non essere preoccupati sull’andamento produttivo ed occupazionale delle industrie multinazionali che rappresentano una quota significativa di lavoratori. La stessa preccupazione che ci deriva dal Rapporto del Censis. Il contrasto alle diseguaglianze e l’obiettivo di restituire potere d’acquisto a lavoratori e pensionati restano, dunque, le ragioni profonde della mobilitazione in cui è impegnata la Uil. Riduzione della precarietà, taglio al cuneo fiscale, rinnovo dei contratti, detassazione degli aumenti contrattuali, incentivazione della contrattazione di secondo livello sono tra le principali rivendicazioni che sosterremo, nei prossimi mesi, con assemblee nei luoghi di lavoro e iniziative sul territorio. Il Sindacato delle persone e del Terzo Millennio, la Uil, conferma questa sua “vocazione” di apertura e confronto rispetto ai giovani e alla società civile”.