Vincenzo Tortorelli, segretario regionale UILP Sindacati: rilanciamo proposta “staffetta generazionale”. Di seguito la nota integrale.
La manifestazione interregionale di Bari di Cgil, Cisl Uil con al centro l’ultimatum al Governo (“rimettere mano alla legge Fornero”) rilancia quel patto generazionale che consenta di dare stabilità ai giovani e flessibilità in uscita agli anziani che vede da tempo impegnati Uil Pensionati e Uil”. Si pensi che solo nella P.A. In Basilicata la “staffetta generazionale», un passaggio di testimone morbido fra un lavoratore over 50, prossimo al raggiungimento dell’età per la pensione, e un giovane inoccupato o disoccupato potrebbe produrre almeno 5-600 nuovi posti. Un’opportunità che, in altre Regioni, tra cui il Piemonte, è già realtà. Lo strumento guarda alla doppia esigenza di favorire un ricambio generazionale e di offrire al contempo, a chi sta per uscire dal mondo del lavoro, una progressiva riduzione del proprio impegno. Una cosa è certa. Non si può andare in pensione tutti alla stessa età. Purtroppo come ci riferisce una ricerca Censis oggi giovani precari, domani anziani poveri: il 65% andrà in pensione con meno di mille euro. La “generazione mille euro” a fine carriera avrà ancora meno. La ricerca è un monito per il sindacato: il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile fino a mille euro. E in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera. La previsione riguarda i più fortunati, cioè i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. Poi ci sono 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Se continua così, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani. Per questo la Uil insiste per un patto generazionale”.
Da Bari inoltre abbiamo rivolto unitariamente a Cgil e Cisl molte richieste. Il primo punto riguarda l’introduzione di un meccanismo di accesso flessibile al pensionamento. Le sigle sindacali puntano ad ripristinare meccanismi di flessibilità, a partire dall’età minima di 62 anni oppure con la possibilità di combinare età e contributi, per andare incontro alle esigenze di vita. Pieno accordo inoltre sulla necessità di mettere un tetto a 41 anni di contributi oltre il quale si possa uscire senza penalizzazioni, una misura particolarmente sentita per quei lavoratori precoci che hanno pensioni interamente costituite da lavoro.
Su eventuali misure che leghino l’accesso anticipato al ricalcolo della pensione col contributivo, i sindacati ribadiscono “assoluta indisponibilità” anche se resta l’apertura a meccanismi simili all’opzione donna purchè ciò resti una scelta aggiuntiva a disposizione dei lavoratori, come era sino al 2011. Un serio confronto è stato svolto poi sull’opportunità di riconoscere il lavoro di cura e la diversità dei fattori, ovvero i lavori usuranti, senza dimenticare la questione irrisolta delle ricongiunzioni onerose.
Abbiamo poi chiesto interventi per tutelare le pensioni in essere pur riconoscendo al Parlamento e al Governo la bontà di aver anticipato al 2016 l’estensione della no tax area sino ad 8mila euro e lo stop al prelievo sulle pensioni che sarebbe stato applicato dal prossimo 1° gennaio per recuperare un tasso di inflazione di quello poi definitivamente fissato per il 2015. Ma la rivalutazione delle pensioni e la difesa del potere d’acquisto non sono privilegi: occorre prevedere meccanismi di salvaguardia nel tempo e tornare alla normativa sulla rivalutazione prima del blocco della legge Monti-Fornero hanno detto.
Serve poi rafforzare la previdenza complementare: il governo, scrivono i sindacati, “valorizzi la peculiarità del risparmio gestito dai fondi pensione negoziali, riconoscendone la finalità sociale anche sul piano fiscale, riportando all’11 per cento l’imposta sostitutiva innalzata al 20 per cento per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie”. Spetta sempre all’esecutivo creare le condizioni per migliorare l’utilizzo dei fondi pensione.
Questo Governo continua a sbagliare proprio sui giovani: c’è il rischio che, oggi, vengano pagati con i voucher e poi, domani, abbiano una pensione da fame.È necessario attuare una vera e propria staffetta generazionale: bisogna invertire il “sistema Italia” e dare ai pensionati la possibilità di svolgere lavori socialmente utili e ai giovani, invece, assicurare stabilità. Ecco perché chiediamo flessibilità in uscita. Se il Governo non ci ascolta, da gennaio avrà lotte a tempo indeterminato a tutele crescenti.