“Se alla retribuzione annua lorda dei lavoratori lucani più bassa d’Italia (25.710 euro contro la media nazionale del 2022 di 30.284 euro) aggiungiamo che dal 2008 ad oggi i salari dei lavoratori pubblici hanno perso 10,4 punti di Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi Ue) e l’inflazione continua ad essere alta è ancora più evidente da noi la priorità di difesa del potere di acquisto di salari e pensioni”. Così il segretario regionale della Uil Basilicata Vincenzo Tortorelli. “Il divario salariale – aggiunge – aumenta le disuguaglianze tra le famiglie italiane e quelle con più difficoltà continuano a rimanere indietro, sole a confrontarsi con le difficoltà di questi tempi bui e senza adeguate protezioni sociali. E’ un ulteriore indicatore che il disegno di autonomia differenziata così come voluto dal Governo, con la proposta persino di consentire a Regioni del Nord di “premiare” lavoratori pubblici con aumenti salariali, penalizzerebbe ulteriormente i nostri lavoratori. La realtà è che il lavoro dipendente non protegge più dai rischi, basta pensare che in povertà relativa si trova circa il 10% degli occupati. Inoltre, i pensionati, con pensioni medie di circa il 20% inferiori a quelle del Nord (per quanto riguarda le donne scendono di circa il 28% rispetto a quelle degli uomini), usati sempre come bancomat, sono tra quelli più esposti all’erosione del potere d’acquisto. Un futuro in allarme in cui sono messi sempre più a dura prova i diritti costituzionalmente garantiti, tra la paura delle persone di scivolare nella condizione di non autosufficienza. Un risultato figlio non solo della stagnazione ormai trentennale dell’economia italiana, ma anche di politiche messe in atto dai vari governi succedutisi, che hanno seguito una strategia di svalutazione interna volta a ridurre il costo del lavoro per aumentare la competitività nazionale. Per tutto questo, le iniziative di mobilitazione che insieme a Cgil e Cisl abbiamo tenuto nello scorso mese di maggio sono la prima risposta e vanno proprio in questa direzione per aumentare la consapevolezza e l’attenzione sulle mancate risposte a problemi urgenti che condizionano la vita reale delle persone.
Quanto al pubblico impiego – continua Tortorelli – la Uil ha lanciato la campagna “Stop alla penalizzazione dei lavoratori del settore pubblico”, ricordando che dal 2008 nel pubblico impiego c’è stato il blocco della contrattazione durato fino al 2016. Dunque ci rendiamo conto che servirebbe un finanziamento tra 7 e 11 miliardi per il rinnovo dei contratti nel triennio 2022-24, per recuperare l’inflazione e restituire dignità e giustizia ai lavoratori. Ad oggi lo Stato ha risparmiato oltre 13 miliardi, per il costo degli stipendi, per il blocco del turn over e il mancato rinnovo contrattuale. Il personale in sette anni è diminuito di oltre 302 mila unità. Il ‘costo del risparmio’ per lo Stato non può continuare a pesare sul pubblico impiego”.