Transizione ecologica, Summa (Cgil Basilicata): “Eni estrae in Basilicata ma continua a investire su progetti innovativi altrove.
Intanto il tavolo automotive è rimasto al palo e ancora non è stata delineata una linea di sviluppo strategica per la nostra regione.
Urge un’azione forte e risoluta”. Di seguito la nota integrale.
“Sulla stampa nazionale di questi giorni, tra i progetti all’avanguardia per il raggiungimento degli obiettivi Zero immissioni, è stato dato molto risalto alle nuove tecnologie per catturare e trasformare l’anidride carbonica in risorsa: gli innovativi progetti denominati Ccus (Carbon Capture Utilizzation and Storage). Anche in questo nuovo settore, come per l’idrogeno, il maggiore investitore è l’Eni. La compagnia petrolifera, come già fatto per altre sperimentazioni, continua a snobbare la Basilicata investendo altrove e non portando alcun know how su queste tecnologie sul territorio regionale nonostante i tanto millantati e annunciati investimenti di oltre 70 milioni di euro ogni 5 anni sul no oil”. È quanto denuncia in una nota il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa.
“Mentre la giunta regionale è ripiegata a risolvere i problemi interni alla sua maggioranza, Eni e Total – afferma Summa – continuano a fare orecchie da mercante estraendo in Basilicata ma investendo in ricerca e sviluppo altrove. Chiediamo pertanto un intervento immediato della Regione, affinché si richiamino Eni e Totale al rispetto degli impegni assunti, obbligandoli a investire e a realizzare tali tipologie di progetto in Basilicata.
È necessario concentrare tutti gli sforzi possibili per uscire da questo lungo immobilismo e mettere al centro gli interessi generali della nostra regione – continua il segretario generale della Cgil lucana – È arrivato il momento della condivisione, di provare a fare tutti insieme massa critica per dare una visione unitaria di sviluppo al nostro territorio nel presente e per gli anni a venire. Troppe le risorse disperse tra i rivoli dei “varie ed eventuali”; è necessario concentrare risorse sui settori produttivi a maggior valore aggiunto e occupazionale, potenziare le infrastrutture immateriali e materiali, investendo su pochi ma strategici progetti per superare divari e debolezze. Non si può continuare ad agire a compartimenti stagni.
Le politiche pubbliche devono essere indirizzate sui settori produttivi ad alto valore aggiunto e occupazionale se si vogliono salvaguardare posti di lavoro e crearne nuovi. Dei 190mila scarsi occupati in Basilicata, più di 20mila operano nel settore dell’automotive e dell’energia. Su questo punto ci siamo espressi su tutti i tavoli istituzionali, consegnando alla giunta regionale le nostre proposte di sviluppo e di interventi per il rilancio della nostra regione che puntano dritti alla transizione ecologica: dai progetti di ricerca sullo sviluppo di tecnologie di utilizzo dell’idrogeno verde alla ricerca e all’implementazione di tecnologie per il recupero e la rigenerazione delle batterie e la riconversione delle sue componentistiche che, allo stato attuale, incidono sulla filiera dello smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi e dei Raee”.
Per Summa “assume rilevanza strategica il rilancio di un piano di sviluppo della chimica verde per riconvertire il sito produttivo della Val Basento in connessione con il comparto agricolo, coinvolgendo Eni e Total, provando a portare a reddito il lavoro di migliaia di forestali regionali e recuperando, tra l’altro, le esperienze di professionalità impegnate per anni nel petrolchimico, tutto in un’ottica green ed ecosostenibile”. E poi l’automotive. In proposito per Summa “occorre potenziare e orientare investimenti in ricerca per l’applicazione produttiva dei motori ibridi e dei carburanti alternativi come l’idrogeno, valorizzando l’assetto tecnologico dello stabilimento di Melfi, puntando alla diversificazione produttiva dell’indotto di secondo livello verso nuovi campi applicativi come il settore ferroviario. Occorre, pertanto, che venga attivato, come più volte sollecitato, oltre a un tavolo regionale anche un tavolo nazionale partecipato dalla Regione dove vengano delineate le linee strategiche, le politiche di sviluppo in grado di rilanciare il settore e l’intero indotto produttivo per l’intero sistema Paese. A distanza di dieci mesi dall’istituzione del tavolo regionale da parte del Consiglio a oggi siamo ancora in attesa. Nessun confronto, nessuna valutazione e purtroppo nessuna proposta concreta per il rilancio dell’indotto di Melfi e non solo.
Questo è un momento storico di grandi opportunità di risorse finanziarie legate in buona parte all’attuazione del Pnrr, senza tralasciare i fondi strutturali e le royalties. Gli impegni presi con i territori e i cittadini – conclude Summa – chiedono un protagonismo che non può essere rinviato”.