Transizione energetica e Val d’Agri, Esposito (Cgil): “Non solo riconversione industriale ma anche bonifica dei siti. Si intervenga adesso prima che sia troppo tardi. Non si tratta solo del superamento delle fonti fossili, ma di una giusta transizione che unisca giustizia sociale ed ecologica, nel rispetto dei diritti umani e del lavoro”. Di seguito la nota integrale.
“La strada della transizione energetica è segnata e il nostro Paese è chiamato ad attuare politiche industriali che guardano a un nuovo modello di sviluppo sostenibile, basato sull’uguaglianza e sulla democrazia. La Basilicata ha già pagato il suo prezzo in termini ambientali e di contributo energetico al Paese con la produzione del fossile. Ma lo scenario sta cambiando. Il petrolio è una risorsa finita che nell’arco di una decina di anni non potrà più essere estratta. È necessario un impegno concreto e attuale delle istituzioni e delle multinazionali del petrolio affinché non venga garantita solo la riconversione delle industrie petrolifere ma anche la bonifica dei territori, in parte compromessi”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, specialmente in riferimento alla Val d’Agri.
“Da un lato c’è la questione occupazionale – aggiunge Esposito – sono circa duemila gli addetti del settore, tra diretti e indotto, che vanno formati in vista di una riconversione green. E dall’altro c’è la questione della tutela ambientale e di una restituzione alla comunità di terreni che non sono più adatti a una vocazione agricola. In attesa che la magistratura faccia il suo corso sullo sversamento di petrolio al Cova di Viggiano, è necessario che la Regione Basilicata tenga aperto e attivo il tavolo istituito per procedere alla bonifica dell’area, su cui non si hanno più notizie.
Senza una rivoluzione green – afferma il segretario della Cgil di Potenza – muore il lavoro e muoiono anche i nostri territori. La sfida che abbiamo davanti è enorme: mettere in discussione il modello economico e di sviluppo e promuovere un modello sociale alternativo, libero dalle logiche del profitto, che garantisca il benessere e l’uguaglianza nei diritti fondamentali, in equilibrio e in armonia con la natura. È una sfida complessa per una profonda trasformazione sociale, per il superamento di sistemi di produzione e di consumo insostenibili, per una redistribuzione della ricchezza e delle risorse all’interno dei Paesi, fra Nord e Sud del mondo, fra generi e generazioni.
Per raggiungere questi obiettivi – afferma Esposito – sono determinanti le modifiche al Pnrr in funzione del RepowerEU, la revisione del Pniec per adeguarlo ai nuovi target europei di riduzione delle emissioni al 2030, il piano sociale per il clima per evitare gli impatti sociali della transizione, la rivendicazione di piani e misure di giusta transizione. La transizione energetica è un fattore positivo anche per l’occupazione, ma va governata con politiche industriali e politiche attive, a partire dalla creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili, riqualificazione professionale e formazione di nuove competenze. Non si tratta solo del superamento delle fonti fossili. Il nostro obiettivo – conclude – è una giusta transizione che unisca giustizia sociale ed ecologica, nel rispetto dei diritti umani e del lavoro. Una rivoluzione che deve partire adesso, prima che sia troppo tardi”.