Riportiamo di seguito la nota inviata dallo chef lucano Luigi Diotaiuti, ambasciatore della cucina italiana nel mondo e presidente dell’associazione “Basilicata a way of living”, in seguito alla proclamazione da parte dell’Unesco della transumanza quale patrimonio mondiale immateriale dell’umanità.
«Abbiamo accolto con enorme soddisfazione la notizia della proclamazione della transumanza come patrimonio mondiale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco: è per noi dell’associazione “Basilicata a way of living”, e per me in prima persona, motivo di grande orgoglio, per cui ringrazio di cuore tutti gli allevatori, come mio fratello Antonio, che nella nostra regione, in Italia e negli altri Paesi europei che hanno sostenuto la candidatura, quali Austria e Grecia, ancora oggi continuano a praticare e dunque a tramandare alle giovani generazioni il senso e il valore di questa pratica antichissima, che risale agli usi ancestrali dei pastori al seguito delle greggi di ovini e delle mandrie bovini». Sono queste le prime dichiarazioni, quasi commosse, rilasciate dallo chef di origini lucane e ambasciatore della cucina italiana nel mondo Luigi Diotaiuti, proprietario del “Al Tiramisù” e “Aperto” di Washington DC, Usa, di recente nominato tra i cinquanta migliori ristoranti italiani nel panorama internazionale di settore, dopo aver appreso dell’esito positivo del dossier presentato alle Nazioni Unite con il nostro Paese capofila, finalizzato alla valorizzazione ed al riconoscimento della transumanza quale bene imprescindibile ed unico a livello globale, dal portato antropologico prezioso ed insostituibile, che affonda le radici nella cultura agro-pastorale praticata per millenni nell’Italia meridionale come altrove nel Vecchio Continente. «Anche dopo essere andato via per ragioni professionali, io non ho mai smesso di portare in giro per il mondo la Basilicata, da cui orgogliosamente provengo, con le sue tradizioni – ha aggiunto Diotaiuti: tra queste, per diverse ragioni, pure per il significato emotivo che ha per me, radicato nei ricordi d’infanzia, la transumanza, nello specifico delle mucche di razza podolica, ha sempre rivesti un’importanza speciale e fondamentale. Ricordo quando da bambino anch’io mi occupavo di badare agli animali nella fattoria di famiglia, in contrada Macilimieri a Lagonegro, e portavo sulle dita delle mani il numero dei capi che mi venivano affidati, perché ero così piccolo che ancora non avevo neppure imparato a contare. E, al di là della vetta spoglia del monte Rotunno – confida lo chef, lasciandosi andare ad un sentimento di slancio ed evocazioni leopardiani – dove pascolavano le mie mucche, immaginavo e sognavo l’infinito del mondo altro di cui poi, una volta cresciuto, sono andato alla scoperta». Diotaiuti, infatti, pur avendo ricevuto prestigio e riconoscimenti ai quattro angoli della terra per il suo lavoro, non ha mai rescisso il profondo legame che lo riporta alle sue origini: nei suoi piatti prelibatissimi e per grand gourmet riesce sapientemente ad associare una fine sperimentazione gastronomica con la proposizione di prodotti a chilometro zero, tipici della agricoltura e della pastorizia lucane. Partecipa egli stesso alla transumanza dei pastori lagonegresi che ogni estate, trasferiscono le mandrie dalle campagne di Tursi e della costa jonica alle vette salubri dell’Appennino. Nasce da qui l’esigenza di creare una onlus, “Basilicata a way of living” che, da molti anni ormai, propone al pubblico di casa nostra una kermesse molto apprezzata e seguita, persino studiata in corsi monografici presso la famosa George Washington University, chiamata appunto “Sirino in transumanza”, che si tiene presso il comprensorio sciistico del monte Laudemio nelle prime settimane di giugno e che sarà replicata anche il prossimo anno. Una manifestazione molto seguita ed apprezzata da addetti ai lavori e non, che ha potuto beneficiare dell’attenzione mediatica riservatale dalla stampa locale e nazionale in passato, e che ha come obiettivo principale, con i giovani e di quelli in età scolare al centro della narrazione, proprio quello del supporto al e del racconto di una consuetudine millenaria ed insostituibile, per lo stretto connubio che da sempre stringe animali ed uomini, vitelli e pastori.