“La proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Cifarelli e Romaniello per disciplinare le operazioni di macellazione in locali multifunzionali aziendali agricoli, la relativa trasformazione e vendita diretta di piccoli quantitativi di prodotti di carne primari e trasformati di bovini, ovini, caprini e suini, di proprietà e allevati in aziende, nel rispetto dei requisiti igienico – sanitari, di benessere animale e della tracciabilità, è uno strumento che smuove le acque ferme del comparto agricolo e che, finalmente, parla di ‘sviluppo’, inteso quale possibilità concreta di un miglioramento reddituale degli imprenditori”. E’ il giudizio a nome della Cia di Nicola Figliuolo che ha partecipato all’audizione in Quarta Commissione.
“La proposta normativa che mira all’aumento delle capacità economiche aziendali – aggiunge – è senz’altro condivisibile, verificandone il rispetto dei crismi di legge e tenendo conto che già in altre Regioni, soprattutto del Nord, si riesce ad operare seguendo modalità semplificate. Sburocratizzare il settore agricolo – ha precisato Figliuolo – in attesa dell’approvazione del Piano di sviluppo rurale”.
La Cia lucana in proposito ricorda l’iniziativa promossa negli anni scorsi attraverso l’Arppa (Associazione Piccoli Produttori Agricoli) con l’obiettivo di costruire una rete di piccoli agricoltori-produttori che, partendo dalle prime esperienze maturate anche in Basilicata con i G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale), consenta di vendere le produzioni di nicchia e di alta qualità in Italia e all’estero “al prezzo giusto” per “fare la cosa giusta”. Uno strumento associativo di sostegno del consistente reticolo di piccole e medie aziende agricole caratterizzate dal lavoro quasi esclusivamente familiare in gran parte ad indirizzo misto orticolo-olivicolo-viticolo, zootecnico cerealicolo, silvo-forestale e solo in pochissimi casi ad indirizzo monoculturale.
“Le difficoltà e gli ostacoli per trasformare i prodotti in azienda – sottolinea ancora Figliuolo – sono tanti che in troppi casi scoraggiano piccoli agricoltori specie nelle aree di montagna a diventare produttori. Un esempio: anche un vasetto di marmellata biologica prima di essere venduto direttamente al consumatore deve superare un complicato iter burocratico. Per questa ragione la nostra prima parola d’ordine è semplificazione”.
La grande novità del progetto riguarda la rete di commercializzazione attraverso i Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) che nascono dall’idea di un approccio critico al consumo di beni, solitamente di natura alimentare, e sono finalizzati alla realizzazione di un modello alternativo di acquisto, che valorizzi aspetti diversi rispetto a quelli propri della grande distribuzione.
La caratteristica predominante nei G.a.s. è lo scopo solidale, ovvero l’eticità dell’acquisto, ma altrettanto importanti sono le relazioni umane che si instaurano tra i membri del gruppo nonché il legame con l’ambiente circostante e con le tradizioni enogastronomiche. Ma –- evidenzia la Cia – noi puntiamo molto sul rafforzamento della rete Turismo Vderde-Cia di “Spesa in campagna” insieme a quella dei circuiti brevi di commercializzazione e vendita diretta.
Quello delle piccole produzioni agro-alimentari lucane – spiega il direttore della Cia lucana Donato Distefano – è un segmento diffuso e importante che caratterizza e rafforza il settore primario anche in Basilicata; infatti sono sempre di più le aziende di ogni dimensione che decidono di chiudere la filiera al proprio interno e che rivendicano su tale materia un quadro di riferimento normativo puntuale, chiaro, agibile. In particolare nella nostra regione risultano oltre 23.000 le aziende con meno di 2 Ha di SAU, oltre 15.000 gli allevamenti da cortile e suinicoli prevalentemente per autoconsumo e piccole trasformazioni familiari, oltre 5.000 le aziende vitivinicole con superficie sotto le 30 are, 33.000 quelle olivicole, circa 15.000 gli orti familiari, solo per citare i numeri a volte inespressi e che rappresentano un tessuto produttivo nascosto e silenzioso che sorregge molte famiglie della comunità Lucana. Tali aziende – evidenzia Distefano – spesso producono alimenti tradizionali di elevata qualità e tipicità con ricadute non solo sulla microeconomia ma su fattori determinanti quali il presidio del territorio (specie montano), la ruralità, il paesaggio agrario, l’agriturismo .I quantitativi per la vendita, che avviene prevalentemente in ambito locale e di prossimità, sono di modesta entità, in quanto tali produzioni hanno assolto fino ad oggi al prioritario obiettivo dell’autoconsumo familiare. Sempre più tali produzioni per le intrinseche proprietà anche nutrizionali sono apprezzate e sempre più ricercate. Le aziende interessate a queste attività solo apparentemente marginali – continua Distefano – svolgono una strategica funzione di mantenimento della biodiversità, di presidio e difesa del territorio, di preservazione delle risorse naturali, di tutela del paesaggio agrario e della enogastronomica e ed in generali della cultura e delle tradizioni locali.