La narrazione proposta dell’assessora alle Infrastrutture della Regione Basilicata, Donatella Merra, e dei tanti trionfalisti della cura del ferro, nasconde un’amara realtà, fotografata dallo stato dell’arte dei progetti Alta velocità e che prevede un buco nero proprio nel territorio lucano, dove rimane mestamente un’Alta velocità a dorso di mulo. In questa regione si ha la sensazione di non essere mai in ritardo, perché le grandi opere sono sempre lì ad aspettarti e c’è sempre una priorità altrove a far sì che non si realizzino. Così le uniche opere che avrebbero connesso la regione all’Italia attraverso la bretella Tito-Auletta e la Matera-Gioia del Colle vengono cassate, lasciando la sensazione di aver perso un’occasione più unica che rara. La rete ferrovia italiana ormai distingue quelle che sono le direttrici AV rispetto a quelle regionali, per questo creare un tracciato ex novo da Tito alla linea Tirrenica avrebbe avuto un triplice ventaglio: l’avvicinamento della rete ferroviaria anche all’area sud della Basilicata, drammaticamente isolata e irraggiungibile; la velocizzazione del collegamento a 50 minuti circa per Salerno; la realizzazione di una linea ad alta capacità che avrebbe baypassato il tratto Picerno – Romagnano, dei primi del ‘900, con tratti a 75 km /h e pendenza del 30 per mille. Inoltre l’estensione della Ferrandina – Matera a Gioia del colle avrebbe collegato le 5 zone industriali della Basilicata con i porti principali dei tre mari (Ionio, Adriatico, Tirreno) facendo diventare la Basilicata veramente una regione cerniera. Hanno prevalso le solite logiche campanilistiche e di convenienza secondo le quali non tutti i territori hanno diritto allo stesso sviluppo e alla stessa mobilità. Sarebbe stata questa l’occasione di onorare il centenario della nascita di Scotellaro e della sua inchiesta sui contadini e sullo stato di arretratezza e di assenza dello Stato, ma per usare le sue parole di speranza, “lungo il perire dei tempi, l’alba è nova”, ma le rotaie sono vecchie.
È necessario che l’estensore dell’articolo faccia una profonda revisione dello stesso in quanto sembra che non connetta elementi
macroscopici in relazione tra loro.
Il fattore trainante è la logistica ferroviaria delle merci; 1) il porto di Taranto, con la chiusura dell’ILVA, polo siderurgico, non avrebbe più ragion d’essere, invece il porto
ha eletto zona retro – portuale la piana retrostante di Pisticci –
Ferrandina in territorio lucano e provincia di Matera.
Questa opportunità lascia aprire la strada al Corridoio scandinavo- Mediterraneo che transiterebbe nella stazione di Ferrandina -Matera, unificando il trasporto merci dei
porti italiani. La Alta Capacità è non Alta Velocità resta elemento di forza della linea Adriatica essendo già configurata la TAV sulla linea tirrenica.