Mega (Cgil Basilicata): “A un anno dal blackout della scorsa estate la situazione non è migliorata, nonostante un contratto di servizio con Trenitalia di 32 milioni di euro”. Di seguito la nota integrale.
“È passato solo un anno dal blackout dei trasporti su ferro in Basilicata, che ha visto nell’estate scorsa la chiusura totale di tutte le linee ferroviarie lucane, ma la situazione non è migliorata affatto. Nonostante la Regione abbia firmato un contratto di servizio di 32 milioni di euro a regime, con una flotta precisa del parco rotabile, continuano a circolare mezzi degli anni 70, mentre soppressioni e ritardi causano disagi non indifferenti”. Lo denuncia il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega. “La stazione di Potenza centrale – continua – disponeva di una rimessa per le piccole riparazioni e soprattutto una piattaforma per il rifornimento che è stata chiusa circa 10 anni fa. Quando ne fu chiesto il motivo, Trenitalia rispose che erano scelte aziendali ma che non avrebbero comportato disagi per l’esercizio. La conseguenza è che oggi sulla direttrice Potenza – Metaponto devono girare necessariamente mezzi diesel nonostante la linea sia elettrificata, in quanto per garantire il servizio sulla Potenza – Melfi è d’obbligo fare rifornimento nella stazione di Taranto. Ecco che quindi l’offerta commerciale viene calibrata non in base alle esigenze degli utenti ma dell’azienda che, per garantire manutenzione e rifornimento, spesso autosostituisce servizi con costi chilometrici nettamente inferiori.
Nel corso degli anni – aggiunge Mega – la direzione regionale ha perso tutta la gestione dell’esercizio passando sotto la direzione regionale della Puglia. La produzione è pugliese, la manutenzione è pugliese e lo stesso direttore è titolare di entrambe le direzioni, Puglia e Basilicata e, non avendo il dono dell’ubiquità, risiede stabilmente nel capoluogo pugliese.
Bisogna recuperare la dignità della Basilicata partendo proprio da questo, da una maggiore presenza della direzione e da un recupero della produzione lucana che vede un milione e ottocento mila chilometri, quindi meno della metà, servita da personale lucano. Molti vengono addirittura dalla Campania, che non fa nemmeno parte della produzione Puglia. Diversi poi i posti di lavoro andati persi e non sostituiti e che portano alla chiusura di postazioni, come il controllo pulizia o postazioni nella direzioni regionali.È arrivato il momento di dire basta – conclude il segretario generale della Cgil Basilicata – altrimenti faremo appello direttamente alla direzione nazionale di Trenitalia affinché il nostro territorio non sia più penalizzato e i lavoratori della Basilicata non vengano più trattati come figli di un Dio minore”.