Tre chiese di Matera in un progetto sperimentale per la conservazione e il restauro sostenibile del patrimonio culturale minacciato da inquinamento, cambiamenti climatici e contaminazioni biologiche. Verranno testati sensori smart e tecniche di biorecupero altamente innovative.
Lunedì 13 e martedì 14 febbraio 2017 la Tab Consulting di Potenza, l’Icap Leather Chem di Lainate e gli Atenei della Basilicata, Ca’ Foscari di Venezia, “La Sapienza” di Roma e l’Ateneo dell’Aquila, partner di un progetto del Miur su “Smart cities and social innovation”, faranno il punto sulle attività realizzate e daranno l’avvio alla fase di sperimentazione sul campo.
Negli ultimi decenni il patrimonio storico-artistico ha subito un evidente degrado a causa dell’azione sinergica dell’inquinamento atmosferico, del cambiamento climatico e della contaminazione biologica. La conservazione del patrimonio culturale richiede dunque lo sviluppo di strategie di protezione sempre più innovative, efficaci, di lunga durata e allo stesso tempo poco costose: è a questo obiettivo a cui stanno lavorando i partner del progetto “Innovazione di prodotto e di processo per una manutenzione, conservazione e restauro sostenibile e programmato del patrimonio culturale”, a valere sul Bando del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca “Smart cities e social innovation”, che ha per oggetto la manutenzione, la conservazione e il restauro sostenibile e programmato del patrimonio culturale.
Dalle 15 di oggi (nella sede dell’Unibas di San Rocco) e per la giornata di domani (dalle ore 9.00, nel Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile) Matera ospiterà un meeting del progetto, durante cui i partner faranno il punto sulle azioni già intraprese e daranno l’avvio alla fase finale, relativa all’attuazione di una campagna sperimentale durante cui verranno testate le soluzioni messe a punto nelle fasi precedenti di ricerca. Su Matera i siti-pilota sono le Chiese di Santa Lucia alle Malve, di San Pietro Barisano e di San Francesco d’Assisi. Qui, dopo le attività di rilievo effettuate con tecniche non distruttive, verrà testata una piattaforma tecnologica composta da una rete di sensori finalizzati alla programmazione di interventi preventivi di manutenzione: una sorta di “modello predittivo” per la valutazione economica degli interventi, basato su di un sistema di metadati utile alla programmazione delle attività di manutenzione e gestione degli interventi così da mettere a punto un modello che consenta da passare dal restauro di emergenza alla conservazione ordinaria (manutenzione).
Verrà anche testata l’efficacia di nuove tecnologie di prodotti non nocivi per la salute umana, a basso impatto ambientale, altamente selettivi e a basso costo, utili per le fasi di bio-risanamento e bio-ricostruzione basate sull’utilizzazione di microorganismi selezionati, autoctoni o ambientati. Il raggiungimento degli obiettivi sarà possibile attraverso l’azione sinergica e multidisciplinare di competenze derivanti da tecnologie di chimica organica ed industriale, architettoniche, farmaceutiche, biotecnologiche e dell’Information and Communication Technology.
I partner industriali di progetto sono Icap Leather Chem Spa (Lainate, Milano) e Tab Consulting srl (Potenza), e quelli di ricerca sono le Università della Basilicata, la Ca’ Foscari di Venezia, “La Sapienza” di Roma, l’Università dell’Aquila. Al progetto hanno aderito i Comuni di Matera L’Aquila, Comacchio, Venezia, la scuola di Restaro ENAIP Lombardia, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e hanno manifestato interesse, per la Basilicata, l’Arcidiocesi di Matera e Irsina, la Fondazione Zètema di Matera, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata e la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata.
Didascalie immagini riportate in basso
1. Un’immagine 3D della chiesa rupestre di San Pietro Barisano. L’immagine mostra in primo piano la facciata della chiesa e si scorgonoalcuni ambienti dell’ipogeo.
2. Un’immagine 3D della chiesa rupestre di San Pietro Barisano. L’immagine mostra la facciata della chiesa (a destra) e la struttura sotterranea, ricavata scavando nella roccia calcarea.
3. Particolare 3D dell’ipogeo della chiesa rupestre di San Pietro Barisano ottenuto dalla nuvola di punti complessa dell’intera struttura.
4. Dalla foto acquisita in un ambiente dell’ipogeo della chiesa di San Pietro Barisano mediante laser scanner, sovrapposta alla nuvola di punti, sono state evidenziate le caratteristiche morfologiche di alcune superfici mediante specifici filtri per l’eliminazione della componente cromatica. L’immagine mostra come questo procedimento può mettere in evidenza iscrizioni incise di difficile individuazione attraverso la semplice foto.
5. Le immagini mostrano una serie di elaborazioni svolte su un’area specifica della chiesa rupestre di San Pietro Barisano volte a studiare le deformazioni intervenute sulla pavimentazione. In particolare, l’immagine in alto a sinistra mostra una pianta della chiesa ottenuta da una sezione orizzontale della nuvola di punti complessarealizzata mediante scansione laser 3D. Procedendo in senso orario, si può osservare un’immagine dell’altare del Santissimo Sacramento con l’antistante prezioso pavimento in maiolica. Attraverso una proiezione ortogonale su una superficie piana delle informazioni 3D acquisite, si è generatal’ortofoto di tale pavimento (in basso a destra), sul quale sono state effettuate alcune misurazioni puntuali (indicate con delle etichette sull’immagine) e, nell’immagine successiva (in basso a sinistra), è riportata la mappa tematica delle deformazionidell’intero pavimento con la relativa analisi di detta deformazione. L’immagine mostra notevoli irregolarità e depressioni (le aree gialle e rosse) che raggiungono anche i 53 mm.
6. Le immagini, ottenute mediante laser scanner 3D, raffigurano gli affreschi della Madonna del Latte (datato 1270) e del San Michele Arcangelo (datato 1250), nella chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve. Sono riprodotte, in particolare, un’ortofoto 3D (cioè, il risultato di una proiezione ortogonale di informazioni 3D su una superficie piana), un’ortofoto con opportuni filtri che mettono in risalto l’intensità cromatica degli affreschi (in alto a destra) ed un’ortofoto con un particolare filtro che, eliminando le note cromatiche, mette in risalto l’intonaco retrostante l’affresco (in basso a sinistra). Quest’ultima elaborazione permette di evidenziare le irregolarità della superficie affrescata (come mostrato nel particolare in basso a destra).
7. Attraverso la termocamera (uno strumento capace di percepire la radiazione infrarossa) e l’interpretazione delle acquisizioni è possibile ricavare preziose informazioni nel caso di diagnosi di restauro su edifici, monumenti ed opere murali. In detti contesti, la termografia interviene in tutte le fasi metodologiche dell’intervento: analisi conoscitiva, monitoraggio, diagnosi della patologia, progettazione e verifica. Nell’immagine sono riportate la fotografia dell’altare di San Giuseppe, situato nella navata destra della chiesa di San Pietro Barisano, ed una relativa termografia.