“In questa stagione estiva non mancano segnali positivi ed incoraggianti di presenze turistiche nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, sicuramente il risultato di un’azione più sinergica ed efficace tra operatori ed Ente Parco come dei nuovi strumenti di promozione di cui il Parco si è dotato per ampliare la propria offerta di visite ed escursioni di cui alcune sagre come quella del fagiolo a Sarconi rappresentano la più forte attrazione. Per questo rinnoviamo la sollecitazione a mettere ordine nel cartellone di eventi, sagre, feste, di carattere storico, culturale, folcloristico e di promozione dei prodotti alimentari tipici e di qualità che così come si ripropone da anni non giova certamente a far compiere un salto di qualità al turismo in quest’area. Oltre a mettere insieme le energie migliori di cui disponiamo nei 35 Comuni che attingono al P.O. Val d’Agri sono necessari altri due passaggi: superare la polverizzazione dei contributi in buona parte destinati ad azioni slegate tra loro e fuori da ogni logica di sistema di rete territoriale che non portano benefici all’economia e all’occupazione locale; valorizzare il turismo culturale e con esso l’intero patrimonio di beni artistici, monumentali, storici ed anche ambientali ricadenti nel Parco Nazionale Val d’Agri. Obiettivo primario è quello di superare la permanenza media nell’area Val d’Agri-Lagonegrese di 3,19 giorni e l’indice di utilizzo delle strutture ricettive pari a 17,4 presenze/giornate letto disponibili rafforzando l’offerta di itinerari culturali e naturalistici. Anche per questo va sostenuta la proposta di creare una fondazione di partecipazione per la valorizzazione del patrimonio storico culturale del territorio. Ad oltre un ventennio dall’emanazione dei decreti istitutivi della legge quadro sulle aree protette, la 394/91, che sancirono la costituzione in Italia dei primi Parchi Nazionali, pur nella consapevolezza che quello della Val d’Agri-Appennino Lucano ha una vita molto più breve, si impone una riflessione per verificare cosa è stato fatto e cosa si deve ancora fare perché anche il Parco della Val d’Agri diventi strumento di sviluppo per l’economia locale come accade in altre realtà regionali dove da 20 anni sono in attività i Parchi. La riflessione non può esaurirsi in un frettoloso bilancio della stagione estiva 2014, essa deve riguardare prioritariamente il finanziamento delle attività da svolgere tenuto conto che non è più possibile pensare a trasferimenti statali. Tutte le aree protette lavorano alacremente per ottemperare agli obiettivi della legge quadro 394 del 1991 che stabilisce quale prima finalità la conservazione e la tutela di aree riconosciute meritevoli di speciale attenzione, sulla base di princìpi costituzionali e direttive internazionali ed europee. Il sistema è già in affanno per perseguire l’obiettivo primario della Legge, in termini di risorse umane, prima di tutto, e poi organizzative e finanziarie. E se il dibattito oggi è concentrato sulle proposte di royalties ai parchi per compensare gli impianti anche impattanti per energie rinnovabili, da noi ritorna preponderante la questione delle royalties del petrolio estratto a pochi chilometri dal Parco quale possibilità concreta e fondamentale per attuare progetti e programmi, garantendo la continuità gestionale nel tempo, conoscendo molto bene le difficoltà prima di tutto affrontate per la conservazione e la sperimentazione di attività compatibili, in collaborazione con le comunità locali.
Ago 24