Con le prolungate chiusure degli agriturismi anche i turisti enogastronomici hanno diminuito sensibilmente viaggi e spesa. Ma se la pandemia ha frenato la possibilità di vivere esperienze, la globalità dei dati mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista. Sono sempre di più i turisti che scoprono l’entroterra partendo dal mare (loro destinazione preferita) e appaiono sempre più consapevoli, innovativi e interessati ai temi della sicurezza e della sostenibilità. Il turismo si destagionalizza, crea nuovi percorsi e nuovi equilibri tra città e periferia.
Sono alcuni dei trend emersi dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021, curato da Roberta Garibaldi, con il patrocinio di ENIT, Fondazione Qualivita, ISMEA e Touring Club Italiano, presentato presso il Senato della Repubblica.
“Guardiamo con particolare attenzione – commenta Piera Bianco, presidente Turismo Verde-Cia Basilicata – ai cambiamenti della domanda e alle opportunità che si aprono per gli operatori del settore (imprese agricole, aziende della trasformazione, strutture di ospitalità e ristorazione) e per le destinazioni, che saranno in grado di intercettare le nuove tendenze in atto. La pandemia, come evidenzia il Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2021, ha modificato le scelte del consumatore, che vuole vivere da protagonista le esperienze a contatto con la natura”.
Alle tradizionali visite in cantina, percepite come troppo simili tra loro dal 60% dei turisti enogastronomici (+6%) si sostituisce la volontà del turista di prender attivamente parte alla visita, per esempio, dell’azienda vitivinicola, diventando egli stesso un elemento di quella comunità agricola (ad es. vendemmia attiva) e agendo in sintonia con la natura (raddoppia la percentuale di chi vuole raggiungere l’azienda in bicicletta, scende di 9 punti la quota di chi vorrebbe usare l’automobile).
I mesi passati in casa durante i lockdown spingeranno i viaggiatori a vivere sempre più all’aria aperta. Il turista apprezza e richiede molteplici azioni relative alla sicurezza, tutte indicate con percentuali molto elevate, investire nella sicurezza e comunicarlo rassicura il visitatore e lo porta alla fruizione.
Secondo quanto emerge dal Rapporto del 2021, il modello di Turismo Enogastronomico ha subito un rapido e costante incremento a partire dal 2016 (quando soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio legato a quest’ambito). È poi salito al 30% del 2018 e al 45% del 2019; infine, con l’analisi 2021, la percentuale è cresciuta fino al 55%. Ma quali sono i benefici? Quello che emerge è un profilo del turista enogastronomico, “più consapevole, attivo, esigente, innovativo e attento ai temi della sicurezza e della sostenibilità. La ‘maturità’ acquisita pone i viaggiatori del gusto al centro di uno scenario di sviluppo più equilibrato dei territori e ne fa le ‘sentinelle’ di un turismo virtuoso, che contribuisce alla tutela delle risorse locali e del paesaggio, che destagionalizza e crea nuovi equilibri tra urbano e rurale”. Tutto il contrario, insomma, del turismo di massa o “turismo mordi e fuggi” degli scorsi anni, i cui effetti negativi sono stati resi ancora più evidenti con l’avvento della pandemia.
Importante anche l’impatto del digitale sul settore enogastronomico, soprattutto per scopi promozionali (l’uso di Instagram a è cresciuto del 4% nell’ultimo anno). Ma viene utilizzato anche nella fase successiva all’esperienza diretta, dall’acquisto dei prodotti con consegna a domicilio (che interessa il 70% degli intervistati) fino alle degustazioni online.
Il turista enogastronomico è sempre più consapevole, attento alle tematiche della sostenibilità: se da un lato premia i territori più virtuosi, dall’alto diventa sentinella di uno sviluppo socio-ambientale. Ecco allora nuovi equilibri tra urbano e rurale, ma anche una nuova “maturità” da parte dei viaggiatori golosi, che scoprono sempre più l’entroterra a partire dal mare, e che contribuiscono alla tutela e alla valorizzazione delle risorse locali.
L’identikit del nuovo turista enogastronomico e le mete più amate
Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2021 di fatto traccia il profilo dei “viaggiatori di gusto”. Come si comportano gli italiani, quali sono le preferenze nella scelta delle destinazioni a tema food? Ecco qui di seguito tutte le risposte.
• Riscopre il territorio italiano e l’entroterra a partire dal mare: nel 2020 i turisti italiani hanno riscoperto il Belpaese come meta per i propri viaggi, a causa delle restrizioni relative agli spostamenti internazionali, dettate dalla pandemia. Le località di mare sono quelle preferite e rappresentano la porta di accesso per andare alla scoperta dell’entroterra per il 53% dei turisti enogastronomici, che le prediligono alle città d’arte e alla montagna.
• Desidera vivere all’aria aperta: il che porta alla ricerca di sistemazioni come agriturismi (l’86% ha intenzione di alloggiarvi) e relais di campagna (59%), con un dato interessante circa nuove soluzioni di alloggio come gli alberghi a tema cibo-vino (56%), il glamping (29%) e le case sugli alberi (32%); nella scelta degli hotel, cerca strutture che valorizzino le tipicità e l’80% degli intervistati si aspetta una prima colazione a base dei prodotti del luogo.
• Vuole da protagonista e non da spettatore l’esperienza gastronomica: alle tradizionali visite in cantina, che vengono percepite come troppo simili tra loro dal 60% dei turisti enogastronomici, il turista enogastronomico preferisce attività che lo vedono protagonista in maniera immersiva, coinvolto in prima persona nella vita agricola e in armonia con la natura (come, per esempio, la vendemmia attiva); raddoppia la percentuale di chi vuole raggiungere i produttori e le aziende in bicicletta e, allo stesso tempo, scende di 9 punti la quota di chi vorrebbe usare l’automobile.
• È sensibile alle tematiche ambientali e allo sviluppo etico-sostenibile del territorio e delle aziende: la scelta di una destinazione diventa una sorta di “premio” alle aree e alle aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, tutelando la cultura locale e creando nuove opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani e per le donne.
• È attento alle tematiche del benessere: il 65% dei turisti enogastronomici sarebbe interessato a frequentare percorsi e workshop nelle aziende di produzione con informazioni utili sul benessere psicofisico, il 64% vi vorrebbe praticare attività sportiva all’aria aperta. Ecco perché, nella scelta di una destinazione food, tiene conto di offerte come corsi di yoga o forest bathing.
• Si affida al mondo digital per la scelta dell’esperienza enogastronomica: se nella scelta di visitare un’azienda o un territorio continua a prevalere il passaparola tra amici e conoscenti (55%), il rapporto evidenzia tuttavia un peso sempre più importante dei social network (con Instagram in crescita del +4% rispetto a Facebook, che si conferma il social più utilizzato. Nelle modalità di prenotazione, come effetto della pandemia, viene a galla la necessità di una prenotazione o conseguente possibilità di disdetta, un ricorso rafforzato alla chiamata diretta via telefono (62%) o tramite mail (46%). Il digitale è diventato il mezzo per acquistare i prodotti con consegna a domicilio (che interessa il 70% degli intervistati), ma anche dopo l’esperienza enogastronomica, ma anche per le degustazioni.
• Predilige la Sicilia e Napoli come mete gastronomiche in Italia: tra le regioni italiane, in cima alla classifica sale la Sicilia come meta enogastronomica più desiderata, seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania, dalla Puglia e dalla Toscana. La città preferita invece è Napoli, seguita, nell’ordine, da Bologna e da Palermo per gli italiani in generale e da Roma per i turisti enogastronomici.
Per Piera Bianco che gestisce con la famiglia “Il Pago” a Rotondella, a due passi dal mare, “con la ripresa post pandemia ci sono tutte le condizione perché il modello di agriturismo, in particolare del Metapontino, possa affermarsi come destinazione che ha tutte le preferenze che l’eco-turista può chiedere”.