“Le sollecitazioni e le richieste degli Ordini Professionali della Basilicata alla Giunta Regionale hanno un significato maggiore dopo i dati del rapporto sulle economie regionali realizzato dalla Banca d’Italia che segnala, anche nel 2011, il trend di costante peggioramento delle opportunita’ di occupazione per i piu’ giovani, nella grande maggioranza laureati ed iscritti ad Ordini professionali”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale di IdV Nicola Benedetto.
”Nel 2011 e’ proseguito il deterioramento delle opportunita’ di lavoro nelle fasce di eta’ piu’ giovani – si legge nel rapporto – la quota di occupati sul totale della popolazione con meno di 35 anni e’ calata anche se nel Mezzogiorno le differenze per classe d’eta’ appaiono mitigate. Per i giovani tra i 15 e 29 anni il tasso di disoccupazione era pari al 20,5 per cento, piu’ del doppio di quello complessivo e in netto aumento rispetto al 2008 in tutte le macroaree (5,1 punti nel Nord, 5,7 al Centro e 5,5 nel Sud). I giovani – evidenzia Benedetto – pagano un elevato prezzo per la crisi anche in termini di qualita’. Il rapporto di Bankitalia rileva che tra i giovani occupati piu’ istruiti, una quota elevata svolge mansioni il cui profilo qualitativo e’ relativamente scarso: tra il terzo trimestre del 2008 e il secondo del 2011, circa un quarto degli occupati tra i 25 e i 34 anni in possesso di almeno una laurea triennale svolgeva un lavoro a bassa o nessuna qualifica; il 32,1 per cento dei giovani occupati laureati svolgeva inoltre lavori che non riflettevano l’ambito tematico del corso di studi di provenienza (il 27,7 per cento nel Mezzogiorno)”.
Secondo Benedetto “ci sono motivazioni sufficienti per una riflessione da parte del Presidente De Filippo e dell’Assessore alla Formazione-Lavoro Viti, quest’ultimo impegnato nella definizione del Piano pluriennale regionale per il lavoro, un piano che deve raccogliere le proposte degli Ordini Professionali se vogliamo veramente dare una prospettiva di futuro alle competenze professionali dei giovani e bloccarne la fuga fuori regione. Ci sono poi problemi specifici che riguardano categorie professionali, tra le quali, ad esempio i geologi che sono tenuti fuori da interventi di programmazione per la difesa del suolo, periti agrari che non hanno un ruolo molto marginale nei progetti del Psr, periti ed ingegneri industriali che non sono utilizzati per i programmi di sviluppo industriale”.