Siamo di fronte ad una burocrazia asfissiante e irragionevole. Allo stesso tempo continuiamo a scontare le scelte e le decisioni sbagliate della politica agricola regionale, sempre più incapace di guidare i processi di sostegno alla ripresa e alla competitività del tessuto produttivo agricolo alimentare lucano.
L’Unione Coltivatori Italiani di Basilicata esprime grande preoccupazione per la condizione di sofferenza in cui è stato spinto il settore primario lucano con il rischio di veder vanificati tutti gli sforzi e i sacrifici degli operatori per difendere la propria attività e mantenere in vita il comparto.
Il monito della Corte dei Conti sul bilancio della Regione e sul funzionamento degli Enti strumentali conferma appieno i dubbi e le perplessità sul modo di operare della pubblica amministrazione, che il più delle volte rappresenta un vero e proprio ostacolo alla possibilità di realizzare interventi e progetti in grado di raggiungere gli obiettivi necessari per la ripresa e il rilancio delle aziende agricole che operano sul territorio.
A fronte della necessità di agire sul versante della qualità, dell’innovazione, della diversificazione, della riduzione dei costi di produzione, sulle imprese agricole si scaricano, invece, i costi delle sovrastrutture e dei tanti enti che allungano la catena delle procedure burocratiche, fino a farle diventare vere e proprie catene di forza difficili da spezzare a favore dello snellimento tanto invocato, quanto finora soltanto propagandato.
E’ solo il caso di ricordare la vicenda dei Consorzi di Bonifica, dell’Agrobios, dell’Alsia, dell’Arbea, per la quale benché ne sia stato revocato il riconoscimento di Ente pagatore da parte dell’Unione europea, continua inappropriatamente a svolgere i compiti non più riconosciuti ed a gravare per circa dieci milioni di euri all’anno sulla comunità regionale.
Il risultato, ad oggi, è quello di un grandissimo ritardo accumulato nell’attuazione del PSR 2007/2013, con l’aggravante di aver sottoposto anche gli strumenti consolidati di interventi per lo sviluppo rurale, come i programmi Leader, ad uno snaturamento di compiti e di funzioni che ne hanno fatto arretrare l’operatività e l’efficacia, passando dal 40% di spesa del periodo precedente ad appena il 2-3% per il sessennio in corso.
Il rischio, o il sospetto, in questi casi, è che la funzione “frenante” della burocrazia e degli enti “utilizzati” dalla Regione sia esattamente quello di “facilitare”, in approssimarsi delle scadenze di verifica da parte dell’UE, una spesa indiscriminata e approssimata, utile solo per le analisi ragioneristiche e la propaganda spicciola ma non certo per le migliaia di aziende agricole a rischio di chiusura.
“Né, possono modificare significativamente la situazione – ha specificato nel corso di un incontro con gli associati e i simpatizzanti dell’organizzazione, il Presidente regionale dell’UCI, Nicola Manfredelli – gli impegni parziali sulle criticità della bonifica o sull’avvio del programma sulla pesca, se oltre alla promozione fine a se stessa, non si realizza anche la piena integrazione con l’agricoltura delle zone limitrofe alle aree costiere”. L’Uci – ha dichiarato Manfredelli – di concerto con le altre organizzazioni che fanno parte della Copagri, solleciterà il neo Assessore Nicola Benedetto, dotato di grande dinamismo ed esperienza operativa, ad adoperarsi per assicurare la giusta attenzione all’adozione dei provvedimenti urgenti e necessari per gli agricoltori lucani”.